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Napolitano: “Programmi partiti indeterminati e inattendibili. E fantasticherie sul dopo voto”

E' un giudizio duro quello del presidente emerito Napolitano sullo scenario politico verso le elezioni

Pubblicato:28-01-2018 11:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:24

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ROMA – “Si è nel complesso diffusa un’enorme cortina fumogena. I programmi che i partiti hanno delineato sono in larga misura indeterminati e inattendibili, e comunque non sono veri e propri programmi elettorali che per definizione dovrebbero avere un respiro di medio termine, cioè l’arco di una legislatura”. Lo sostiene il presidente Giorgio Napolitano, intervistato dal ‘Corriere della Sera’. Soprattutto le politiche fiscali prospettate sono “‘promesse senza futuro‘- bolla Napolitano- che non fanno i conti con gli interessi reali dei contribuenti: ci si impegna contemporaneamente a tagli di tasse e ad aumenti di spesa, con quantificazioni risibili dei costi, senza chiarire le risorse di bilancio cui si intenderebbe attingere. E non vedo nessuna presa di distanza da questa corsa demagogica che coinvolge un po’ tutti”, conclude il presidente.

“LEGGO ‘FANTASTICHERIE’ SUL DOPO VOTO”

“Gli scenari che leggo sul dopo voto sono spesso pure fantasticherie, formule senza fondamento costituzionale“. E’ un altro passaggio dell’intervista a Napolitano sul ‘Corriere della Sera’. Bocciato il concetto di ‘governo del presidente’: “Una simile fattispecie non esiste- sottolinea Napolitano-. Il presidente non può inventarsi un governo perché dominus è il Parlamento”.

E ancora: “Quando la politica non riesce a dare soluzione a una crisi, il compito del capo dello Stato si fa certo più difficile, ma sempre dentro il dettato e la prassi costituzionale. Ha un vincolo, e uno solo: dare l’incarico a chi mostri di poter ottenere la fiducia di una maggioranza. Poi decide il Parlamento, e quel che nasce è sempre un governo politico”. Ma l’ipotesi di tornare alle urne perché non si riesce a fare nessun governo, Napolitano la considera “un’ipotesi estrema che non ha senso ora prospettare. Tanto meno per esercitare una pressione indebita sul capo dello Stato”.


Ed è “una totale mistificazione” l’idea di poter indicare prima il candidato premier: “Da quando in una legge elettorale è comparsa l’indicazione del capo del partito o della coalizione- spiega Napolitano- si è lasciato credere che il presidente del Consiglio sia eletto dal popolo invece che dal Parlamento, e tale ambiguità viene alimentata nell’opinione pubblica anche in questa campagna. Per di più non risulta in questo momento neanche un accordo interno alle rispettive coalizioni sul nome che intenderebbero, una volta insediato il nuovo Parlamento, indicare al capo dello Stato. Né vale a questo proposito che un partito proponga una rosa di nomi anziché uno solo”.

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