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Cultura, il sarcofago romano torna a splendere: restauro-show dell’Iscr

L'intervento da 12mila euro finanziato con un crowdfunding promosso dall'associazione Loveitaly! ha riguardato principalmente la pulitura del marmo, mentre la movimentazione del coperchio ha svelato gli interni "meravigliosamente decorati", con il cuscino in marmo "perfettamente intatto"

Pubblicato:25-03-2016 13:37
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:27

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ROMA – La danza di Tritoni e Nereidi scorre lungo le venature grigie del marmo perfettamente scolpito in età imperiale e oggi tornato al suo colore originale. Il sarcofago romano che racconta il mito del Tiaso marino è di nuovo “perfettamente leggibile” grazie al lavoro paziente e meticoloso di cinque giovanissime allieve della Scuola di alta formazione dell’Istituto superiore per la Conservazione e il Restauro (Iscr). Per quasi cinque mesi, dal 5 novembre al 15 marzo, il preziosissimo sarcofago è stato restaurato sotto gli occhi dei visitatori che entravano al Museo Corsini. Così, il pianerottolo al secondo piano del Palazzo si è trasformato in un cantiere-show che ha dato la possibilità di scoprire i segreti del restauro ai turisti e alle scuole in visita al museo. L’intervento da 12mila euro finanziato con un crowdfunding promosso dall’associazione Loveitaly! ha riguardato principalmente la pulitura del marmo, mentre la movimentazione del coperchio ha svelato gli interni “meravigliosamente decorati”, con il cuscino in marmo “perfettamente intatto”.

C’è chi dice al Laterano e chi invece al porto di Anzio, il dato certo per gli esperti è che il sarcofago è stato scoperto nel 1732 e fa parte di un gruppo formato da quattro esemplari, tutti raffiguranti scene mitiche e tutti restaurati in situ dagli allievi della scuola Iscr. “Lavoriamo su questo pianerottolo di Palazzo Corsini dal 2013”, racconta all’agenzia Dire Antonella Basile, docente restauratore che, insieme a Debora Papetti della Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma, ha guidato la giovane equipe durante l’intervento. “Tantissimi visitatori si fermavano a guardare- dice- erano incuriositi e facevano domande. Tra loro, c’erano anche tanti studenti delle scuole in visita al Museo. Per le nostre allieve, tutte tra i 21 e i 27 anni, è stata un’esperienza formativa a 360 gradi“.


Al contrario di moltissimi sarcofagi che vengono trasformati in fontane, quello del Tiaso marino “è sempre stato esposto in un museo”, spiega la restauratrice. Alla protezione del luogo chiuso si deve il suo buono stato di conservazione, “anche se la superficie era poco leggibile a causa della polvere depositata negli anni che scuriva i bassorilievi”. La delicata pulizia permette adesso di percepire tutte le venature grigie del marmo proconnesio, ma non solo: “L’intervento ci ha regalato la sorpresa di scoprire la finitura superficiale antica, che abbiamo preservato in maniera perfetta, oltre ad alcuni segni di grafite, servita forse a fare il calco dei bassorilievi”, dice ancora Basile. Del resto, scoprire e ricostruire la storia dell’opera è tra i compiti dei restauratori Iscr e, dunque, anche degli studenti della Scuola. Con il sarcofago di Palazzo Corsini, “le nostre allieve si sono trasformate in vere e proprie detective, cercando e studiando testi e documenti che riportassero notizie sul Tiaso marino. Anche il personale del Museo, con cui l’Iscr collabora da anni, si è fatto prendere dall’entusiasmo di aiutarle”.

Oltre alla pulizia delle superfici, l’intervento ha riguardato anche il coperchio del sarcofago e le grappe metalliche che tengono insieme i sette frammenti da cui è composto, probabile conseguenza di un incidente risalente agli anni Venti, “quando dalla prima sala del museo è stato spostato sul pianerottolo. In quell’occasione- ipotizza Basile- il coperchio deve essere caduto, fratturandosi in sette parti”. Fatto sta che quando è arrivata la squadra di tecnici specializzati che ha sollevato il coperchio, l’equipe Iscr si è trovata di fronte a una “lavorazione interna raffinatissima, con il cuscino in marmo completamente intatto”. Prima del Tiaso marino, la Scuola dell’Iscr ha restaurato anche gli altri tre sarcofagi che accolgono i visitatori alla Galleria Corsini. “Portiamo gli allievi direttamente sul manufatto- dice Basile- perché è a contatto con l’opera e con il suo ambiente che riescono ad avere un’esperienza a tutto campo. L’eccellenza del nostro Istituto guidato da Gisella Capponi- spiega- è anche questa”. E al pubblico va la fortuna di vederla da vicino.

di Nicoletta Di Placido, giornalista professionista

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