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Consultori, Non Una Di Meno presidia la Regione Lazio: “Sblocco del turnover”

"Non producono business ma salute, necessario uno ogni 20mila abitanti"

Pubblicato:20-05-2019 13:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:29
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ROMA – C’è una pioggia battente stamattina a Roma sotto le porte della Regione Lazio, ma per le donne del Coordinamento delle Assemblee dei consultori di Roma, Non Una di Meno Roma e Non Una di Meno Castelli Romani, lo stato d’agitazione rimane permanente. Sbloccare il turnover delle assunzioni e riorganizzare i consultori affinché siano “un luogo aperto ai giovani, alle donne straniere, alle soggettività LGBT, a tutte le donne. Un luogo dove poter stare, dove potersi confrontare e aumentare l’autodeterminazione. Un luogo che diventi un baluardo contro la violenza alle donne”. Questo lo scopo della manifestazione di questa mattina, perché “gli incontri con la Regione, avvenuti a gennaio e febbraio 2019, si sono interrotti dopo l’annuncio del concorso per 100 operatori, pediatri, ginecologi e psicologi”.

Di queste 100 nuove assunzioni, infatti, “non sono 100 i nuovi posti messi a concorso, ma 67 e i restanti 33 in mobilità. Si poteva fare di più”, spiegano le coordinatrici. Sono tante le istanze che le donne in protesta portano alla Regione, a partire dalla riorganizzazione dei consultori e l’accorpamento del personale.

“L’accorpamento non è altro che- argomenta qualcuna- una riduzione del numero dei consultori sul territorio, per cui si ricostituiscono apparentemente le equipe, ma si perde utenza, distruggendo la natura territoriale e riducendo il numero di queste strutture”.


La richiesta è semplice: il rispetto della normativa vigente, “la presenza, quindi, di un’ equipe psico-socio-sanitaria per ogni consultorio e l’adeguamento numerico delle strutture a quanto previsto dalla legge istitutiva ovvero 1 consultorio ogni 20.000 abitanti”.

E ancora, la modifica degli orari di apertura, perché “buona parte dei consultori chiude alle 17.30, orario che risulta proibitivo per le donne lavoratrici”, aggiunge qualcuna. Le contestazioni riguardano anche “la mancanza del lavoro di equipe e la progressiva riduzione dei progetti rivolti agli adolescenti sulla sessualità, nelle scuole”.

Rilanciare quindi i consultori e gli spazi di confronto per i giovani, perché, ha spiegato una delle manifestanti “ci dicono ci siano oltre 29 milioni stanziati a questo scopo, ma come e quando verranno investiti?”.

Fondi che servirebbero all’Asl RM6, dove “per anni il consultorio giovani ha coperto tutti gli adolescenti tra i 14 e i 24 anni, per un totale di 6 comuni”, ha spiegato un’ostetrica. “Dall’anno scorso, invece, a causa del pensionamento di diversi operatori, la struttura non riesce a coprire tutti gli adolescenti”, ha continuato. Nel X municipio, invece, c’è una Casa del Parto, una struttura pubblica dove le donne possono partorire naturalmente.

“Una volta inaugurata- ha raccontato un’operatrice- ha sempre funzionato a singhiozzo perché non è mai stato assunto abbastanza personale per renderla operativa. Ora- ha spiegato- verrà convertita in un centro di telemedicina, smantellando una struttura pubblica che invece era funzionante”.

Simile il caso del consultorio a Casilina “ristrutturato e rimasto inutilizzato a causa della mancanza di personale per attivarlo”. Dunque rilanciare gli spazi per i giovani e coltivare le strutture già esistenti, procedendo poi “alla distribuzione gratuita dei contraccettivi, all’accoglienza e alla risposta ai bisogni espressi dalle soggettività LGBTQI+ e alla previsione, nello sblocco del turn over, di posti per assistenti sociali, figure fondamentali e pressoché sparite. Come anche più posti per gli infermieri, attualmente impegnati a coprire tutte le varie emergenze”, hanno illustrato. “Un reale sblocco del turnover è necessario, noi vi portiamo i problemi veri” incalza una manifestante rivolgendosi direttamente alle porte della Regione, che intanto fa sapere che il 29 maggio si svolgerà il prossimo tavolo di confronto. “Tutte le generazioni si stanno unendo, dai 12 ai 70 anni, noi ci siamo, ci autodeterminiamo, e- hanno concluso le donne del sit in- non smetteremo di protestare”.

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