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Amref festeggia 60 anni, il direttore Micucci: “Il nostro motto è ‘innovazione'”

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Pubblicato:20-01-2017 11:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:49

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ROMA – ‘Innovazione‘, secondo Guglielmo Micucci, direttore della sezione italiana di Amref health Africa, e’ il termine piu’ adatto per riassumere il lavoro di questi 60 anni di attivita’ della ong. Per festeggiare questo importante traguardo, Amref ha lanciato la campagna –  curata da Sabina Leoni – ‘Per noi non Sei Zero’, giocando cosi’ con le cifre del 60. L’iniziativa, a cui collaborera’ con dei video lo storico amico e testimonial della Ong, Giobbe Covatta, comprendera’ una serie di azioni organizzate nel corso del 2017 volte a “sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessita’ di non ignorare l’Africa“.

Intervistato dall’agenzia DIRE, Micucci spiega il perché della scelta del termine ‘innovazione: “Nel 1957, la creazione dei Flying doctor – dottori volanti di Amref – fu una idea esplosiva che cambio’ la vita di migliaia di persone nelle aree piu’ remote dell’Africa, che non avevano alcun accesso alle cure”. Poi, negli anni Ottanta e Novanta, “attraverso una comunicazione dissacrante e ironica Amref e’ riuscita a trasmettere un’Africa diversa da quella solita lontana dalle immagini con le pance gonfie e le mosche al naso. Giungendo ai giorni nostri- prosegue Micucci- l’uso delle nuove tecnologie (come e-learning e health-mobile) portano ad una diffusione capillare dei messaggi di Amref anche in quelle aree ancora oggi irraggiungibili. Cio’ significa  formare e preparare tanti operatori sanitari e operatori di comunita’ che possano avere gli strumenti base per salvare una madre che deve partorire ed e’ lontana dall’ospedale”.

Sei decenni sono un periodo molto lungo. Qual e’ il bilancio della risposta ottenuta da cittadini, governi e istituzioni internazionali? “Lo definirei un chiaro-scuro da cui emerge in modo evidente un magro coinvolgimento professionale della societa’ civile”, replica alla DIRE Guglielmo Micucci. “Fondazioni e ong come la nostra riescono ad avere un impatto di gran lunga maggiore rispetto alle istituzioni, che si riservano un semplice ruolo di coordinamento. La strada e’ ancora lunga, soprattutto per far si’ che la salute, in quanto tema globale e base di qualsiasi processo di crescita e sviluppo, possa rimanere pubblica anche in Africa”.


Molte aree dell’Africa sono afflitte dalla piaga del terrorismo, ma “difficilmente si potra’ sconfiggere con le bombe”. Il direttore di Amref health Africa in Italia suggerisce quindi di “lavorare sulle cause che creano gli integralismi, partendo dall’emarginazione sociale. Sostenere una qualita’ della vita dignitosa ed equa attraverso investimenti, tempo ed una classe dirigente lungimirante. I governi devono implementare politiche di sviluppo senza paura”.

Se da un lato infatti essere un paziente in Africa oggi “significa avere maggiore accesso ai servizi, e partorire in modo piu’ sicuro rispetto a qualche anno fa“, d’altro canto “significa anche che il servizio sanitario e’ ancora a pagamento, fatto che porta a diseguaglianze certe”. Mancano infatti “quegli ammortizzatori sociali e agevolazioni per le classi piu’ deboli o povere di cui invece i cittadini di buona parte d’Europa possono godere”, conclude Micucci.

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