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Processo Carminati, il legale chiede udienze a porte aperte

L'intervento in diretta a Radio Cusano campus

Pubblicato:06-05-2015 11:58
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:18

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carminati“Chiederemo un processo a porte aperte, mi auguro che l’attenzione della stampa resti viva. Verso Carminati tanti pregiudizi. Il figlio? E’ un bravo ragazzo, un ragazzo studioso, non farà in alcun modo gli errori del padre. Quando hanno arrestato Carminati hanno puntato anche a lui un mitra alla tempia”. Giosuè Bruno Naso, legale di Massimo Carminati, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’università degli studi Niccolò Cusano, nel corso del format ‘Ecg Regione’, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, per parlare della situazione del suo assistito, considerato il deus ex machina di quella che è stata ribattezzata come ‘Mafia Capitale’.

Entrando nel dettaglio, secondo Naso parte delle accuse rivolte a Carminati sono state ingigantite: “L’ingigantimento del processo è un dato di fatto del quale sono assolutamente convinto, emergerà quando tratteremo il processo nella sua fase dibattimentale. La ragione di questa forzatura, che è una sorta di doping al quale la vicenda processuale è stata sottoposta, nasce da una serie di motivi, taluni contingenti e taluni di natura culturale. C’è stata una strumentalizzazione mediatica per colpire la pubblica opinione”.

Sul passato di Carminati, Naso tiene a fare chiarezza: “Se si va ad analizzare il certificato penale di Carminati, gli si può contestare una rapina che fece da giovane e il furto al palazzo di giustizia. Il problema è che lui non è famoso per le cose per cui è stato condannato, ma per le cose per cui è stato assolto. E’ diventato famoso per il depistaggio legato alla strage di Bologna, è famoso per essere stato indicato come l’assassino di Pecorelli, ma è stato assolto per queste cose in tutti e tre i gradi di giudizio. La sua fama, per questo, risiede non in quel che ha fatto, ma in quel che non ha fatto. Far credere che Carminati sia stato assolto per chissà quali protezioni rappresenta un’offesa non per Carminati, ma per tutti quei giudici che hanno lavorato ai suoi processi. Io ero il suo difensore in quei processi, ne conosco ogni atto, ogni risvolto. Noi questi processi non li abbiamo affrontati in un clima di favore. Soprattutto a Bologna il clima era tutt’altro che favorevole, i magistrati erano dichiaratamente riconducibili alle associazioni di sinistra della magistratura, non si può nemmeno lontanamente sospettare di un atteggiamento morbido, di favore o di lassismo. Se persino con giudici che all’inizio di quei processi coltivavano un forte pregiudizio accusatorio si è poi arrivati a provare la totale infondatezza di quelle accuse, mi domando con quali strumenti seri e concreti le procure abbiano istruito quei processi, visto che poi Carminati è stato assolto”.


Da Naso, poi, un annuncio importante: “Farò di tutto perché voi della stampa siate presenti al processo di Carminati. Farò di tutto perché la pubblica opinione sia fedelmente informata di quello che avverrà nel processo, perché dovrà conoscere, ad esempio, il contenuto di alcune intercettazioni telefoniche o ambientali per rendersi conto se i concetti, il linguaggio, i propositi e le interlocuzioni siano appunto riconoscibili come esplicativi di una realtà mafiosa. Chiedo un processo a porte aperte e mi auguro che l’attenzione della stampa verso il processo si mantenga viva”.

Come sta Carminati in questo momento in regime di 41 bis: “Il 41 bis è un regime inutilmente vessatorio. Noi spesso ci autoproclamiamo la patria del diritto e siamo in questo estremamente autoreferenziali. Io credo che la corte europea dei diritti dell’uomo invece che inventarsi accuse di tortura per i fatti di Genova del G8 dovrebbe farsi un giretto nelle carceri italiane e rendersi conto di qual è la vera tortura, stare in galera col 41 bis, una tortura legalizzata, un qualcosa di studiato a tavolino nelle stanze del ministero di grazia e giustizia e applicato con feroce determinazione. Carminati, comunque, è una persona che si nutre di un sano realismo, è consapevole  che, gli piaccia o no, questo è ciò che il sistema gli ha riservato e cerca di trovare un punto di equilibrio per sopportare nel miglior modo possibile questa situazione. Per affrontarla serve una grande forza d’animo interiore, altrimenti si rischia di sbarellare e lo sbarellamento è proprio il fine recondito cui punta il carcere duro”.

Sul figlio di Massimo Carminati, Andrea Naso specifica: “La questione del figlio? La cosa che è stata veramente brutta e della quale i responsabili si dovrebbero vergognare è stata l’inflazione del filmato relativo all’arresto di Massimo Carminati. Non si vede bene, ma uno dei mitra che avevano in mano i carabinieri fu posto alla tempia del figlio di Carminati in forma del tutto inutile. I carabinieri sapevano benissimo che Carminati non era armato e che soprattutto in presenza del figlio non ci sarebbe stata nessuna reazione. Ciò nonostante, penso per umiliarlo, si è ritenuto di operare con quelle modalità per arrestarlo. Il figlio di Carminati, comunque, è un ragazzo bravissimo, studioso, impegnato, che sicuramente non ripercorrerà in nessun senso e certamente non nel male i percorsi del padre”.

A Roma sono in arrivo nuovi arresti? Anche Naso ha rumors che parlano di un secondo provvedimento con cui si dovrebbe dare la quadratura del cerchio all’operazione: “Arriveranno nuovi arresti, questo è quel che si dice anche nei corridoi del Palazzo di giustizia. Dovremmo essere alla soglia di una iniziativa conclusiva. Ora dovranno decidere se processare gli imputati con rito immediato, ma per questo i tempi sono ristrettissimi. Entro la fine del mese se vogliono fare l’immediato ci deve essere l’emissione del decreto. Se invece la Procura vorrà passare al vaglio dell’udienza preliminare i tempi sono più lunghi. L’utilizzo della custodia cautelare è stato ormai stravolto nel nostro sistema giudiziario. La custodia cautelare ormai è un’anticipazione della pena”.

Infine una considerazione sul prefetto di Roma, Franco Gabrielli, che entro luglio deve decidere se commissariare o meno il Comune di Roma per infiltrazioni mafiose: “Dovesse farlo, sarebbe una decisione che non potrebbe passare inosservata nel processo. Non sarebbe il primo comune e neanche l’ultimo prosciolto per infiltrazioni mafiose, ma io inviterei la gente a confrontare un eventuale scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Roma con i provvedimenti analoghi presi in precedenza nei confronti di altri comuni e inviterei a confrontare le situazioni di fatto che sarebbero alla base di questo scioglimento e di quelli già intervenuti. La differenza striderebbe in forma plateale, perché i precedenti scioglimenti spesso sono arrivati in seguito a processi di carattere definitivo, in questo caso invece la decisione arriverebbe prima di un processo e, consentitemi di dire, anche per condizionare il processo. In altre situazioni provvedimenti di questo genere sono intervenuti quando in quel comune non si poteva garantire l’ordine pubblico o la libertà civile, tutte situazioni che nel comune di Roma, per fortuna, non esistono”.

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