ROMA – “In questo momento c’è molto disordine nella governance M5S”, ad esempio “il comitato di garanzia è presieduto da Crimi che da qualche giorno non è più capo politico”. Barbara Lezzi, senatrice M5S tra gli espulsi causa ‘no’ alla fiducia al governo Draghi, lo dice a ‘In Mezz’ora in più’ su Rai3.
Si tratta di una “vicenda turbolenta e amara”, dice Lezzi, “io voglio restare nel M5S, lo amo e non mi vedo da nessuna altra parte“, quindi “continuerò a lavorare e a ricorrere”.
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Nel governo Draghi, continua Lezzi, “non c’è stata la fusione tra i ministero dello Sviluppo economico e dell’Ambiente” nel ministero della Transizione ecologica chiesto da Beppe Grillo, e “non c’è la difesa delle nostre conquiste perché non abbiamo né il ministero della Giustizia né del Lavoro”, con “solo 4 ministri su 23 e due soli con portafoglio”. In tutto ciò “il M5S non ha il controllo su recovery plan“, mentre “il nostro obiettivo era non cederlo a altri partiti”, e “di fatto c’è stata questa cessione”.
La cosa è rilevante, “non avendo avuto il superministero” della Transizione ecologica, e “tenendo conto che all’ambiente vanno circa 70 miliardi” del Next Generation Eu, “se ci fosse stato, la visione sarebbe stata ‘molto M5S’, invece non c’è”, dice Lezzi. Poi, “la riforma fiscale volevamo farla, ma come facciamo a farla insieme alla lega e Fi?”, si chiede la senatrice. Certo, con la Lega il M5S e’ stato al governo, “ma eravamo maggioranza relativa”, dice Lezzi.
Lo statuto M5S, aggiunge Lezzi, “dice che la votazione si può ripetere entro 5 giorni dalla prima consultazione”, quindi “l’ho detto ma non ho avuto risposta dal comitato garanzia, né io né i miei colleghi“.
Lezzi spiega di ritenere il voto su Rousseau “sacro” e di non aver mai detto “che il quesito fosse tendenzioso” ma che “la previsione che è stata inserita nel quesito non si è avverata”, cioè “la fusione tra lo Sviluppo economico e l’Ambiente”.
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