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Bolsonaro tace e non riconosce la sconfitta, i gruppi social di supporter parlano di frode

Il presidente, in carica fino a fine anno, non ha ancora commentato pubblicamente la vittoria dello sfidante Lula.

Pubblicato:31-10-2022 15:38
Ultimo aggiornamento:31-10-2022 15:40
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ROMA – In Brasile Jair Bolsonaro, il presidente uscito sconfitto dal secondo turno delle elezioni presidenziali che si è disputato ieri, non ha riconosciuto pubblicamente la vittoria dello sfidante Luiz Inácio Lula da Silva. Sui social e sulle piattaforme di messaggistica, intanto, si moltiplicano le denunce di presunti complotti ai danni del capo dello Stato – che legalmente resta in carica fino a fine anno – e gli appelli ad agire da parte dei suoi sostenitori.

E’ l’istantanea fornita da alcuni media di Brasilia a circa 12 ore dalla proclamazione della vittoria alle elezioni del già due volte presidente Lula da parte degli organismi elettorali del Paese sudamericano, il più popoloso della regione.

I PRIMI INCONTRI SOLO QUESTA MATTINA

Stando a quanto riferiscono tutti i maggiori media brasiliani Bolsonaro, che ha ottenuto il 49,1% delle preferenze, contro il 50,9% di Lula, non ha ancora riconosciuto la sconfitta e non ha chiamato il suo sfidante per congratularsi. Dopo ore di sostanziale isolamento, sempre secondo le ricostruzioni fornite dalla stampa brasiliana, i primi collaboratori stretti sarebbero arrivati nella sua residenza dell’Alvorada questa mattina. Fra questi il figlio nonché senatore Flavio Bolsonaro e il tenente colonnello Mauro Cesar Cid, fra le persone più vicine al presidente.


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Altre figure di primo piano della galassia bolsonarista si sarebbero recate nella residenza del primo piano per venire a conoscenza che il presidente stava dormendo, come il ministro delle Miniere e dell’energia Adolfo Sachsida.

Secondo quanto riporta il settimanale Metropoles, Bolsonaro avrebbe riconosciuto la sconfitta al voto di ieri – la prima mancata riconferma di un presidente al secondo turno nella storia della democrazia brasiliana – solo al presidente del Tribunal Superior Eleitoral (Tse) e giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes, accusato duramente da Bolsonaro durante la sua legislatura di fare un utilizzo politico della magistratura contro di lui.

MONITORATI 172 GRUPPI TELEGRAM

Nel frattempo continuano gli appelli a un intervento militare e le denunce di brogli, secondo quanto emerge dal monitoraggio effettuato dall’osservatorio Observador Folha/Quaest di 172 gruppi pubblici di “bolsonaristi” attivi sulla piattaforma Telegram.

Tante le voci circolate su queste chat, dalle accuse di manipolazione del sistema elettorale elettronico, più volte oggetto delle accuse di Bolsonaro, fino all’invocazione dell’Articolo 142 della Costituzione. Nell’interpretazione di alcuni supporter del presidente, questo capitolo della Magna carte permetterebbe l’intervento delle forze armate a garanzia dell’ordine nazionale e sarebbe stato quindi da applicare nel contesto elettorale di questi giorni. Questa lettura dell’articolo, che è effettivamente relativo al ruolo dell’esercito nell’ordinamento del Paese, è stata più volte smentita da esperti e dall’Associazione brasiliana degli avvocati e dalla camera dei deputati.

Sui gruppi pro-Bolsonaro, sempre secondo Observador Folha/Quaest, non sarebbero mancati gli insulti e le minacce ai brasiliani nativi degli Stati del Nord-est, zona più povera del Paese e tradizionale roccaforte di Lula. Durante la giornata elettorale di ieri numerosi utenti social hanno denunciato presunti ostacoli alla mobilità in queste regioni, imposte ad arte per impedire di votare agli elettori “lulisti”.

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