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L’allarme di Dolci (Dda): “Milano e Lombardia colonizzate dalle mafie, agli imprenditori conviene”

Alessandra Dolci, procuratrice aggiunta e coordinatrice della Dda del capoluogo lombardo, intervistata sul numero di settembre de "Il Segno", mensile della Diocesi di Milano

Pubblicato:31-08-2022 14:31
Ultimo aggiornamento:31-08-2022 14:31

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MILANO – La mafia sta colonizzando Milano e la Lombardia, grazie anche a molti imprenditori che “ritengono conveniente fare affari con i mafiosi”. A dirlo è Alessandra Dolci, procuratrice aggiunta e coordinatrice della Dda del capoluogo lombardo, intervistata sul numero di settembre de “Il Segno”, mensile della Diocesi di Milano.

Una presenza “strutturale e sommersa”, testimoniata anche da alcune cifre che fotografano la distanza tra il numero ufficiale di denunce per ‘reati spia’ legati a fenomeni mafiosi, in netta diminuzione, e quanto si osserva sul territorio. Ad esempio, riguardo l’usura, tra il gennaio 2021 e il giugno 2022 i casi dichiarati in tutta la Lombardia sono stati appena 7. Eppure, solo nel primo semestre di quest’anno, la Fondazione San Bernardino ha ascoltato 94 persone vittime di usura.

Ingenti, inoltre, le somme di denaro finite nel mirino delle autorità giudiziarie: sono 503 i milioni di euro scoperti dalla Guardia di Finanza in Lombardia nel 2020 in indagini per riciclaggio e autoriciclaggio e 219 milioni di patrimoni illeciti rilevati in accertamenti antimafia, di cui 80 sequestrati e 31 confiscati.


“Mentre prima- afferma Dolci- parlavamo di infiltrazioni della criminalità mafiosa, soprattutto ‘ndranghetista, ora nel contesto del Distretto (la parte occidentale della Regione Lombardia, ndr) parliamo di vera e propria colonizzazione per una buona parte del territorio. È una criminalità che ha cambiato pelle”.

“Per noi- aggiunge la coordinatrice della Dda milanese- il termine infiltrazione è sbagliato perché dà l’idea di qualcosa di malvagio che si inserisce in un tessuto sano. Purtroppo il tessuto sano non c’è, non aveva gli anticorpi, non ha saputo respingerli. Quel che noi documentiamo nelle nostre indagini è che molti imprenditori agiscono secondo logiche di convenienza, quindi ritengono conveniente fare affari con i mafiosi”.

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