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Libia, Serraj l’incauto rafforza il peso di Russia e Haftar

Lo scorso 24 marzo il Governo di Accordo Nazionale (Gna) di Al-Serraj ha tentato con una mossa a sorpresa di assumere il controllo amministrativo della produzione di petrolio in Libia.

Pubblicato:31-03-2017 16:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:04

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ROMA – Lo scorso 24 marzo il Governo di Accordo Nazionale (Gna), istituito sotto gli auspici delle Nazioni Unite nel dicembre del 2015 e retto da Fayez Al-Serraj, ha tentato con una mossa a sorpresa di assumere il controllo amministrativo della produzione di petrolio in Libia. Con un secco comunicato stampa il capo nominale di un governo che non riesce a controllare neanche la capitale Tripoli ha reso nota la sua decisione di sciogliere il ministero del petrolio e di assumere il controllo diretto della Libyan National Oil Corporation (Noc). La Noc, in tutti i sei anni di guerra civile, seguiti all’abbattimento del regime del colonnello Gheddafi, è riuscita a mantenersi al di sopra delle parti e a garantire la produzione di una certa quantità di petrolio dividendone i profitti tra le principali parti in causa, rappresentate dai “parlamenti” di Tipoli e Bengasi, anche dopo che le truppe del Libyan National Army – sotto il comando del generale Khalifa Al-Haftar – erano riuscite ad assicurarsi all’inizio di quest’anno il controllo dei principali terminal petroliferi di Es-Sider e Ras Lanuf.

La neutralità della Noc è stata difesa e garantita dal suo potente direttore, Mustafa Samalla, che ha reagito con un duro comunicato alla decisione di Serraj nel quale ha chiesto al Gna di ritirare la sua decisione di assumere il controllo del petrolio libico chiedendo al capo del Gna di ritirarla immediatamente, in quanto “sorpassa la sua autorità perché solo i corpi legislativi (e cioè i parlamenti di Tripoli e di Tobruk che ancora non hanno riconosciuto il governo Serraj, ndr.) hanno il potere di fare cambiamenti di questa portata”.

Stando alla decisione del Gna, l’ufficio del primo ministro dovrebbe assumere il ruolo di esclusivo regolatore di tutto il settore petrolifero mentre la Noc dovrebbe vedere fortemente ridimensionate le sue funzioni essendo ridotto a semplice organo operativo alle dirette dipendenze del primo ministro.


La mossa di Serraj, che mirava con un colpo di mano amministrativo ad assumere il controllo della Libyan National Oil Corporation (Noc), la parte più importante dell’economia libica, per poi privare dei proventi del petrolio i suoi avversari di Tripoli e di Tobruk, non è andata a buon fine. Il 25 marzo, infatti, a solo 24 ore dalla decisione di Serraj, gli ambasciatori dei cinque paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Usa, Gran Bretagna, Francia, Cina e Russia) hanno diffuso dal Palazzo di Vetro di New York un comunicato congiunto nel quale viene manifestato esplicito appoggio alle posizioni del capo della Noc, Samalla, e si invitano “tutte le parti in causa alla moderazione in quanto le infrastrutture petrolifere e i proventi dell’esportazione del greggio appartengono a tutto il popolo libico, e debbono rimanere sotto il controllo della Noc”, che secondo gli ambasciatori deve restare un “organo apolitico”.

Si tratta di affermazioni molto dure che mettono in discussione il ruolo e le funzioni di Al-Serraj, perché di fatto riconoscono che il suo Governo di Accordo Nazionale non è più il solo interlocutore istituzionale delle Nazioni Unite. In definitiva, la fuga in avanti di Serraj e il suo tentativo di assumere il controllo diretto delle risorse petrolifere del Paese si è dimostrata un vero infortunio politico che indebolisce ulteriormente un esecutivo che finora non è riuscito neppure a controllare la sua Capitale.

Il Cremlino ha immediatamente approfittato dell’imbarazzo di Serraj diffondendo il 30 marzo, dopo un incontro in Giordania tra lo stesso Serraj e il vice ministro degli esteri della Federazione russa, Mikhail Bogdanov, un comunicato nel quale si afferma che “la Russia sottolinea la necessità di dare corso a un negoziato a tutto campo tra tutte le parti in causa in Libia per raggiungere un accordo sostenibile che porti il paese fuori dalla sua crisi. In questo contesto Mosca si adopererà per facilitare il dialogo politico tra tutte le differenti forze in campo”. In sostanza con una sola, avventata e controproducente, mossa politicamente suicida, Fayez Al-Serraj è riuscito non solo a perdere l’appoggio dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu – che è l’unico organismo dal quale il Gna finora ha tratto la sua legittimità – ma a rilanciare il ruolo della Russia come principale mediatore nella crisi libica.

L’Unione Europea e, in particolare, l’ Italia – che sostengono sin dall’inizio il governo di Al Serraj – non sembrano essersi accorte di questo cambiamento di clima in Libia, mentre la Russia che sostiene anche militarmente il governo di Tobruk, con un programma di assistenza militare alla Libyan National Army dell’uomo forte della Cirenaica, Haftar, sta progressivamente assumendo un ruolo centrale nel presente e, probabilmente, anche nel futuro della Libia.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, stanno a guardare. Il generale americano responsabile delle operazioni in Africa, Thomas Waldhauser, in merito alla presenza russa in Cirenaica, ha dichiarato alla stampa internazionale: “I russi sono sul terreno nell’area. Credo che ormai sia un fatto noto che stiano cercando di influenzare lo sviluppo degli eventi in Libia e che il legame tra la Russia e Haftar sia ormai un dato di fatto innegabile“.

Il generale della Cirenaica è indubbiamente uscito ulteriormente rafforzato dall’infortunio di Al-Serraj sul petrolio e in un’intervista a una rete televisiva libica ha mandato un messaggio molto esplicito agli abitanti di Tripoli dopo le dimostrazioni popolari di metà marzo contro lo strapotere delle milizie in città: “Le vostre forze armate non vi abbandoneranno e noi saremo al vostro fianco finché Tripoli non si riunirà alla madrepatria“. Un messaggio preciso che rende ancora più precaria la posizione di Al-Serraj e pone una seria ipoteca sul futuro del suo Governo di Accordo Nazionale.

da www.lookoutnews.it

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