NEWS:

Verdini, Orlando: “Vicenda che parla di capitalismo delle ‘conoscenze'”

Andrea Orlando commenta il caso Verdini

Pubblicato:30-12-2023 11:54
Ultimo aggiornamento:30-12-2023 13:04
Autore:

verdini
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Adesso non ci parlate di giustizialismo, di guerra tra magistratura e politica e di tutto ciò che il ministro Crosetto ha provato ad apparecchiare in queste settimane. E l’opposizione non si lasci distrarre da queste stupidagini”. Lo scrive il deputato Pd ed ex Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in un post sui suoi social. “La vicenda Verdini ci parla di cose che, se è possibile, sono più profonde e forse persino più gravi delle eventuali responsabilità penali che dovessero essere accertate, cose che sicuramente non possono essere curate con il processo penale. La prima riguarda il sempre evocato mercato e la continuamente scomodata concorrenza. Ci sarebbero, infatti, imprese che grazie a relazioni e intermediazioni traggono un vantaggio competitivo. Si piazzerebbero cioè meglio dei concorrenti, non perché dispongono di cemento e tondini più resistenti in modo da garantire meglio la sicurezza dei cittadini nella realizzazione di opere pubbliche. Non perché sono in grado di garantire a parità una qualità di prezzi migliori e in tal modo risparmi per l’erario e quindi per la collettività. No, ci sarebbero imprese che grazie a particolari entrature si posizionerebbero meglio di altre che non hanno le stesse entrature”.

“Emerge ancora una volta un capitalismo “delle conoscenze” proprio mentre l’impatto delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale – spiega l’esponente dem – reclamerebbe un passaggio a un “capitalismo della conoscenza” in grado di affrontare le grandi sfide che abbiamo di fronte. È un modello, quello che ci racconta questa vicenda, che seppure nella sua versione più ruspante ed estrema ci parla di quello che viene definito in modo persino troppo nobilitante “capitalismo relazionale”. Tipico prodotto italiano, un sistema per il quale è molto meglio avere un amico o un parente ben piazzato che un prodotto competitivo. Immagino che su questo i liberali italiani, impegnati in questi giorni a glorificare il neopresidente argentino, non abbiano nulla da dire. As usual”.

“La seconda questione che fa pendant con questa è politica. E riguarda i politici. E gira intorno ad una domanda. Sino a che punto è lecito utilizzare i rapporti, le conoscenze, le informazioni accumulate nel corso della propria carriera politica – chiede Orlando – (magari anche in ragione di capacità squisitamente politiche come nel caso di Verdini, la cui figura non può essere ridotta solo al profilo criminale) e farle diventare fonte di profitto? Davvero il conflitto di interesse è una questione che ha riguardato soltanto Berlusconi? In una fase di drammatica crisi delle democrazie, l’idea che le condotte politiche, anche quelle prive di alcuna rilevanza penale, siano ispirate da interessi (diciamo così) commerciali è un veleno fatale. Con tutte le implicazioni antipolitiche, antiparlamentari e demagogiche del caso”.
“Infine c’è una questione etica. Già ho detto che questa parola va usata con molta cautela, ma che in questo caso ci sta perché sia la domanda sia la risposta sono sin troppo semplici. È normale che manager pubblici, imprenditori, politici accettino, non la mera frequentazione (ci mancherebbe) – conclude l’ex ministro dem – ma la intermediazione di una persona condannata per corruzione e in fase di esecuzione della pena?”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it