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Ucraina, la denuncia dell’attivista: “A Mykolaiv bombe sui civili”

I russi puntano a riprendere Mykolaiv perché vale Odessa e l'accesso al mare. Gli ucraini invece rivogliono Kherson, che permetterebbe a Kiev di tagliare i rifornimenti idrici alla Crimea

Pubblicato:30-08-2022 18:50
Ultimo aggiornamento:30-08-2022 18:50

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ROMA – La linea del fronte passa a 5-10 chiloometri da Mykolaiv, dove è ripresa l’offensiva russa in risposta all’operazione lanciata ieri dall’Ucraina per la riconquista di Kherson. All’agenzia Dire Alberto Capannini, responsabile di Operazione colomba e da poche ore tornato a Odessa da Mykolaiv, descrive così all’agenzia Dire la situazione: “Ieri a Mykolaiv sono cadute bombe a grappolo che hanno colpito asili, strade e di nuovo la centrale idrica, che distribuiva acqua non potabile ed era stata rimessa in funzione da poco. Ora si sono formate lunghe file per prendere l’acqua. Il quadro si complica: i russi puntano a riprendere Mykolaiv perché vale Odessa e l’accesso al mare. Gli ucraini invece rivogliono Kherson, che permetterebbe a Kiev di tagliare i rifornimenti idrici alla Crimea. E la popolazione sta nel mezzo, e soffre. Ieri due persone sono morte: un’anziana in casa e un giovane che camminava per la strada, colpevoli di condurre semplicimente la loro vita”.

Capannini è responsabile di Operazione Colomba, corpo nonviolento della Comunità papa Giovanni XXIII, presente con diversi volontari in zone di conflitto e tensioni tra cui Palestina, Albania, Colombia e Libano. All’indomani dell’offensiva russa in ucraina del 24 febbraio, “abbiamo lanciato l’idea di #stopthewarnow, una carovana della pace a cui hanno aderito oltre 170 associazioni italiane- continua Capannini- e da ieri porterà 50 volontari a Mykolaiv. Non abbiamo soluzioni per questo conflitto, ma ci proponiamo di conoscere la realtà vivendo qui. Non intendiamo lasciare sola la popolazione che vive da mesi sotto la minaccia delle bombe”.

Una missione che nasce per portare un messaggio di pace: con la sua sola presenza, i corpi nonviolenti dovrebbe sia garantire la sicurezza della popolazione, allontanando gli attacchi, sia rafforzare il movimento pacifista all’interno della società civile. Ma “qui manca una sensibilità forte alla nonviolenza” dice Capannini, che dal suo punto di osservazione dichiara: “la Russia preoccupa: la gente non ha dimenticato i gulag di epoca sovietica o le stragi, al punto che alcuni arrivano a rimpiangere l’occupazione nazista (tra il 1941 e il 1944, ndr) allo stare sotto i russi”. Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, sostiene Capannini, “tra Russia e Ucraina è mancato quel processo di riconciliazione che ad esempio in Sudafrica ha permesso di superare le tensioni di quasi 50 anni di apartheid, a partire dall’assunzione delle singole responsabilità dei crimini e degli abusi commessi. Pertanto, la soluzione militare è vista come l’unica strada possibile perché non ci si fida del governo russo, e la strategia russa nel conflitto siriano ha rafforzato questa idea” continua l’attivista, che dopo la guerra scoppiata nel 2011 nello stato arabo ha trascorso vari anni al fianco dei profughi siriani nei campi libanesi.


Quel conflitto dimostra che la strategia del Cremlino è partecipare a negoziati di pace internazionali mentre continua a bombardare per raggiungere i suoi obiettivi, e al contempo negando di colpire i civili. Nonostante le inchieste e le prove evidenti, ha negato anche di aver usato armi chimiche contro la popolazione”. In Ucraina Operazione colomba fornisce anche sostegno ai disertori, che “rischiano vari anni di carcere perché violano la legge ucraina che obbliga gli uomini tra i 18 e 60 anni a recarsi al fronte. Ma non riescono a contribuire a un movimento pacifista perché per la maggior parte della gente sono traditori”.

Quello che servirebbe per Campannini “è una comunità internazionale forte che, mettendo da parte i propri interessi economici, convinca Russia e Ucraina al dialogo, fermando le armi. D’altronde solo nell’area di Mykolaiv- conclude il responsabile- muoiono decine di giovani soldati al giorno: anche se vincerà, che futuro avrà l’Ucraina, dopo aver perso così tanti ragazzi?” 

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