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Gaza, Guterres incontra gli Stati che hanno tagliato i fondi all’Unrwa

Nella Striscia continuano intanto senza sosta i bombardamenti e i raid di terra delle forze israeliane

Pubblicato:30-01-2024 14:20
Ultimo aggiornamento:04-02-2024 17:54

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ROMA – Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres incontrerà in giornata a New York i rappresentanti dei Paesi che domenica scorsa hanno deciso di tagliare i finanziamenti all’Unrwa, l’Agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel vicino Oriente, dopo che dodici membri dello staff sono stati accusati di aver avuto un ruolo nell’attacco armato condotto dal gruppo palestinese Hamas nel sud di Israele dello scorso 7 ottobre, in cui hanno perso la vita 1.200 persone. Circa 240 quelle prese in ostaggio. Per far luce su tali accuse le Nazioni Unite hanno aperto un’inchiesta interna.

A interrompere i finanziamenti sono stati in particolare i paesi ricchi a partire dagli Stati Uniti, poi seguiti da Regno Unito, Francia, Germania, Canada, Australia, Giappone e anche Italia. Anche l’Unione europea ha stabilito una revisione dei fondi, e ieri ha proposto un audit sulle attività dell’agenzia condotto da esperti incaricati da Bruxelles.

Ieri, l’Unrwa – che nell’operazione militare israeliana lanciata contro la Striscia in risposta all’attacco di Hamas ha visto 142 membri del suo staff uccisi – ha avvertito, che senza questi finanziamenti, non sarà in grado di proseguire oltre il mese di febbraio il sostegno alla popolazione di Gaza, che conta 2,3 milioni di persone, di cui 1,9 milioni sfollate dal 7 ottobre. Varie organizzazioni umanitarie in questi giorni hanno fatto appello ai governi a tornare sui propri passi: “A Gaza la crisi umanitaria ha raggiunto livelli catastrofici e ogni ulteriore limitazione degli aiuti si tradurrà in più morti e sofferenze” ha dichiarato Medici senza Frontiere (Msf), mentre Actionaid parla di “condanna per milioni di palestinesi a Gaza e nella regione circostante“, vale a dire per i “rifugiati palestinesi presenti in Siria, Giordania e Libano”. Jagan Chapagain, segretario generale della Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna rossa, in un post su ‘X’ ha esortato a “continuare i finanziamenti”: senza citare esplicitamente i tagli all’Unrwa, ha ricordato che nella Striscia il sistema sanitario “è sull’orlo del collasso”, mentre “ogni giorno cresce a livelli allarmanti il rischio di epidemie e carestia”.


Nella Striscia continuano intanto senza sosta i bombardamenti e i raid di terra delle forze israeliane. Ammontano a 26.637 le vittime palestinesi secondo l’ultima stima del ministero della Salute di Gaza, e a 65.387 feriti. Dallo scorso fine settimana gli attacchi si stanno concentrando sulla provincia meridionale di Khan Younis, un tempo indicata come “zona sicura” dalle autorità di Tel Aviv per i palestinesi invitati a lasciare il nord della Striscia. L’obiettivo è eliminare Hamas e altri gruppi armati locali. Migliaia di persone stanno pertanto confluendo a Rafah, al confine con l’Egitto, unico punto di accesso per gli aiuti umanitari.
Come riferisce il Times of Israel stamani, nei pressi del kibbutz di Kerem Shalom, per il settimo giorno consecutivo sono arrivati manifestanti israeliani per bloccare l’afflusso dei camion con gli aiuti ai civili diretti verso il valico di Rafah. Come ha riferito l’organizzazione Tzav 9, che ha indetto l’iniziativa raccogliendo adesioni anche tra i famigliari degli ostaggi liberati o ancora in mano ai miliziani, “non c’è alcuna logica per cui gli aiuti finiscano direttamente tra le mani dei terroristi di Hamas”. Le autorità israeliane hanno dovuto dispiegare soldati per disperdere i cortei e garantire il transito dei camion che, secondo le Nazioni Unite, dovrebbero essere almeno 500 al giorno, e spesso sono poche decine.
Domani, su richiesta dell’Algeria, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunirà per discutere la sentenza emessa dalla Corte internazionale di giustizia (Icj) su Israele: il tribunale Onu ha ordinato a Tel Aviv di “assumere ogni misura necessaria per scongiurare il genocidio” nella Striscia di Gaza.

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