Getting your Trinity Audio player ready...
|
ROMA – Oltre 6.000 lavoratori dell’ex-Ilva stanno sfilando da questa mattina intorno al perimetro dello stabilimento di Taranto. In corteo ci sono i lavoratori diretti, in cassa integrazione e del mondo degli appalti. “La massiccia adesione dei lavoratori alla mobilitazione di questa mattina – dice il Segretario nazionale FIM Valerio D’Alò – deve essere il segnale per il governo di comprendere che i passi che si faranno per salvare l’ex-Ilva dovranno tenere in debita considerazione e tutelare tutti lavoratori diretti e delle imprese, sia come ammortizzatori sociali, sia come tutela delle imprese stesse che devono essere aiutate nel poter traguardare una seconda eventuale insinuazione al passivo qualora il percorso sarà quello dell’amministrazione straordinaria. Bisognerà fare presto e bene – sottolinea D’Alò – per risolvere tutti i nodi che tengono bloccato il rilancio di tutti i siti del gruppo ex-Ilva, non solo di Taranto ma di tutto il Paese”.
“Che c’è bisogno di un intervento pubblico lo diciamo da tempo, in questi 12 anni le strade prese non hanno portato risultati, bisogna scongiurare un blocco totale delle attività con l’amministrazione straordinaria”. Lo dice il segretario della Cgil, Maurizio Landini su Rai3, parlando dell ex Ilva.
“Il più grande laminatoio in continuo d’Europa deve tornare in mano all’Italia”. Paolo Agnelli, industriale metallurgico e presidente di Confimi Industria, nel giorno dello sciopero dell’Ilva di Taranto ribadisce la solidarietà a lavoratori e aziende subfornitrici, e si appella al governo. “Gli eccellenti industriali italiani del settore sono gli unici che in pochi anni sarebbero in grado di risanare e rilanciare lo stabilimento di Taranto: il governo si impegni a salvaguardare i nuovi entranti dai reati ambientali di cui non sono i diretti responsabili, dando dieci anni di tempo per la bonifica e la trasformazione degli impianti e assicurandone la garanzia sui finanziamenti. Se necessario, anche ponendosi contro alle normative europee”.
“Non possiamo sacrificare il nostro sistema industriale in nome di un’Europa priva di spirito solidale e che permette soltanto a qualcuno di fare i propri interessi”. Conclude Agnelli: “Sia l’affare Ilva il segnale che l’industria italiana e l’agricoltura europea possano tornare a operare liberamente senza vincoli non democratici”.
“Migliaia di lavoratori diretti e dell’indotto stanno sfilando in corteo presso lo stabilimento ex Ilva di Taranto per scongiurare il disastro sociale e ambientale e garantire la continuità produttiva e occupazionale. Quella di oggi è una straordinaria giornata di mobilitazione che parla a tutto il Paese. Sono giorni cruciali per l’ex Ilva. Ci aspettiamo la convocazione in queste ore da parte di Palazzo Chigi, in quanto occorre agire immediatamente. Il rilancio produttivo di Taranto e gli investimenti per la transizione ecologica sono indispensabili per salvaguardare l’occupazione e l’ambiente”.
Lo dichiara in una nota Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, per il quale “è necessario archiviare immediatamente la stagione di Arcelor Mittal e affrontare il futuro, che non può passare per il fermo degli impianti e la collocazione in cassa integrazione dei lavoratori. L’acciaio e la decarbonizzazione si fanno con le persone che lavorano, tutelando la salute e l’ambiente”. La Fiom infine ribadisce “la necessità della salita del capitale pubblico e del controllo da parte dello Stato della più grande acciaieria d’Europa. Senza acciaio non c’è futuro industriale per il nostro Paese“.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it