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A Issime serata con Dante, racconta la facciata della Chiesa

Musso, presidente dell'associazione Augusta: “La memoria di Dante ad Issime è sempre attiva, lo sguardo alla chiesa ce lo ricorda tutti i giorni”

Pubblicato:28-07-2021 11:22
Ultimo aggiornamento:28-07-2021 11:26
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ISSIME – La suggestiva facciata affrescata della chiesa parrocchiale di San Giacomo ad Issime, raffigurante il Giudizio universale, sarà la cornice perfetta dell’evento “Un dé wir séin gcheen ous lugun a d’sterni (e quindi uscimmo a riveder le stelle, tradotto in töitschu, lingua locale walser) – Una serata con Dante”, in programma per venerdì alle 21, sul sagrato della chiesa. L’evento, realizzato dall’associazione Augusta in collaborazione con la Pro Loco, vuole celebrare i 700 anni dalla morte di Dante partendo proprio da un edificio simbolo per la comunità issimese, la sua chiesa. L’esibizione su musiche di Robert W. Smith, dell’orchestra fiati di Issime e Gaby, diretta da Davide Enrietti, ben accompagnerà le voci narranti di Margherita Barsimi e Lucio Bovo in una serie di “visioni dell’Inferno e del Paradiso”. Prevista anche la partecipazione della storica dell’arte Sandra Barberi.

“La memoria di Dante ad Issime è sempre attiva, lo sguardo alla chiesa ce lo ricorda tutti i giorni”, afferma Michele Musso, presidente dell’associazione Augusta, riferendosi alla facciata affrescata che gli abitanti di Issime commissionarono nel 1698 a Paul-François Biondi, pittore ginevrino con bottega ad Aosta, rifacendosi ad una stampa dell’epoca che raffigurava il Giudizio Universale, con l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, ispirati al poema dantesco, e Cristo in alto e al centro a giudicare i vivi e i morti. “La sua Divina Commedia- aggiunge- oggi è più che mai attuale perchè infonde la speranza di riuscire presto anche noi a rivedere le stelle e l’evento vuole proprio raccontare, partendo dall’affresco della facciata come quel messaggio viva in una dimensione che trascende i limiti temporali”. Per Musso, lo sguardo aperto degli uomini di Issime del ‘600 nell’affidare l’incarico ad un pittore ginevrino e nel trarre ispirazione da un poeta toscano “deve farci riflettere sulle sfide dell’oggi, dove vogliamo andare e quale direzione vogliamo intraprendere”.


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