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Lucca, uccide la moglie a coltellate e si costituisce. Lui è un ‘maltrattante’: ecco l’identikit

Ma che cos'è una relazione maltrattante? Come funziona il ciclo della violenza? A queste domande risponde la psicologa

Pubblicato:27-02-2024 14:09
Ultimo aggiornamento:28-02-2024 19:33

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ROMA – Ha ucciso la moglie a coltellate colpendola in mezzo alla strada. È accaduto ieri sera intorno alle 18 in via Cesare Battisti a Fornaci di Barga, in provincia di Lucca, di fronte all’hotel che i servizi sociali avevano trovato alla donna, attualmente senza lavoro, e con una figlia avuta da una precedente relazione. La vittima è Maria Batista Ferreira, 52 anni, di origini brasiliane. Il suo carnefice è Vittorio Pescaglini, 56 anni, impiegato in una cooperativa di servizi della zona, che dopo l’omicidio ha chiamato i carabinieri per costituirsi. I due dovevano separarsi oggi, in Comune, e venti giorni fa c’era stata la prima firma. Una separazione apparentemente consensule, dopo vent’anni trascorsi insieme. E invece ieri il brutale assassinio da parte dell’uomo, che non riusciva ad accettare il distacco della separazione.

Maria Batista Ferreira è l’ottava donna uccisa dall’inizio del 2024. Cinque i femminicidi avvenuti a gennaio, quelli di Rosa D’Ascenzo a Civita Castellana, Maria Rus e Delia Zarniscu a Naro, Ester Palmieri a Montalbiano di Valfloriana e Annalisa Rizzo ad Agropoli. Tre, invece, i femminicidi compiuti a febbraio: quelli di Nicoletta Zomparelli e Renée Amato a Cisterna di Latina e, ieri, quello di Maria Batista Ferreira a Fornaci di Barga. Secondo i primi dati diffusi a gennaio dal ministero dell’Interno, a fronte di un aumento per gli uomini, gli omicidi di donne sono diminuiti dai 126 del 2022 ai 120 del 2023. Oltre la metà degli omicidi sono attribuiti al partner o all’ex partner della donna uccisa e circa il 20% ad altri parenti. In particolare, 4 omicidi su 5 avvengono nell’ambito familiare ristretto o allargato.

Ma che cos’è una relazione maltrattante? Come funziona il ciclo della violenza? Quali tipi di maltrattamento esistono? Chi è il maltrattante psicologico e come riconoscerlo? Quali sono i trucchi del maltrattante per manipolare? A queste domande risponde Monica Bonsangue, psicologa, psicoterapeuta e psicotraumatologa nel suo libro ‘La violenza psicologica nella coppia’ (Dario Flaccovio Editore). Nel volume, l’autrice si rivolge sia al professionista sia alla vittima di una relazione non sana, che vuole conoscere gli strumenti necessari per rinascere.


Ecco, punto per punto, le indicazioni dell’esperta:

Cos’è una relazione maltrattante? ‘È una modalità di relazione molto più diffusa di quanto si pensi. Infatti la relazione maltrattante avviene all’interno di un legame. Non è necessario che sia un legame affettivo e infatti non è tipica solo di situazioni di coppia (sposate o meno) o di alcune famiglie. Lo ritroviamo anche nelle relazioni di lavoro (dove prende il nome di mobbing) e fra compagni di scuola o tra giovani (bullismo). In una coppia, la presenza del legame affettivo rende il maltrattamento un aspetto difficilmente comprensibile– spiega la terapeuta- poiché per certi versi paradossale, e non chiaramente individuabile. Colui che mette in atto il maltrattamento sbilancia la relazione in una posizione di potere chiamata complementare, ossia in una relazione in cui il maltrattante assume una posizione dominante (chiamata one up) e la vittima una posizione subordinata (one down). Nelle coppie serene c’è gioco di squadra e rispetto reciproco. Nella relazione maltrattante, al contrario, c’è una forzatura al mantenimento della complementarietà, situazione in cui l’aguzzino tenta di mantenere con ogni mezzo la posizione di dominanza’.

Come funziona il ciclo della violenza? ‘La dottoressa L.E. Walker notò che le storie di violenza e maltrattamento sembravano attraversare, nella maggior parte dei casi, delle fasi ben precise. La prima fase sarebbe caratterizzata dal progressivo accumulo di tensione emotiva da parte del maltrattante. Questa fase si riconosce per il fatto che giorno dopo giorno l’uomo mostra atteggiamenti sempre più nervosi, aggressivi e intolleranti nei confronti della compagna. I comportamenti ostili diventano più frequenti e carichi di tensione. Le donne percepiscono il cambiamento di clima (definito dalle stesse sempre più pesante), incominciano a impaurirsi e a preoccuparsi, perché ben conoscono la fase esplosiva del compagno e generalmente tentano di fare di tutto per evitare di peggiorare la situazione: inibiscono le proprie necessità e la propria aggressività, non reagiscono, non parlano, non rispondono, tentano di non aggiungere tensione a quella già presente, cercano di mantenere le acque calme sperando di scongiurare l’esplosione’.
Nella seconda fase la tensione accumulata si libera in forma esplosiva, chiarisce la psicologa, riversandosi in maniera distruttiva sulla compagna. ‘È in questa fase che si rilevano i peggiori comportamenti aggressivi, che possono comprendere violenze di tipo psicologico, fisico diretto, fisico indiretto (ad esempio rompere oggetti appartenenti alla partner). Per la vittima di agiti fisici è la fase del terrore puro, per la vittima di violenza psicologica è la fase dell’angoscia’.
La terza fase è chiamata della luna di miele (detta anche fase delle scuse, o delle amorevoli cure) e ‘indica un periodo che varia dai due giorni ai sei mesi circa, durante i quali il partner maltrattante sembra tornare quello di una volta: l’uomo (o la donna) meraviglioso di cui la vittima si era innamorata’. ‘L’uomo può arrivare a porgere delle scuse alla compagna; scuse che lei, immediatamente, interpreta come presa di consapevolezza da parte dell’uomo di avere sbagliato. Nella donna, quindi, si accende la speranza che tutto cambierà. In questa fase- prosegue Bonsangue- la tensione si placa, tornano i sorrisi, i partner si rilassano. La burrasca sembra passata. Molte donne descrivono la fase della luna di miele come incomprensibile, perché nettamente in contrasto con quanto accaduto fino a poco prima, ma accolta con sollievo. Non si fanno domande. Si accoglie la tregua’.

Quali tipi di maltrattamento esistono? ‘I modi in cui si può maltrattare una persona sono quasi infiniti. Almeno tanti quanti uno ne può inventare. Possiamo suddividere i maltrattamenti in due grandi categorie: le violenze fisiche e le violenze psicologiche. È bene ricordare che, mentre è possibile riscontrare violenza psicologica senza violenza fisica, non può esserci violenza fisica senza immediato impatto psicologico’.

Chi è il maltrattante psicologico e come riconoscerlo?Non è possibile tracciarne un profilo psicologico preciso. Inoltre, facendo riferimento ai dati forniti dai Centri di ascolto anti-violenza e dai Telefoni rosa, si evidenziava il fatto che oltre il 75% degli autori di violenza non presenta alcuna caratteristica psicofisica alterata. Quindi la percentuale degli ‘insospettabili’ è pari al 75-80%. La percentuale di uomini che presentano disturbi antisociali, abuso di sostanze o problemi psichiatrici è di circa il 7-8%, ossia una piccola parte’.

Chi sono questi insospettabili? È possibile davvero parlare di soggetti comuni? ‘Da questi dati sembrerebbe, come riportato in molti passaggi della letteratura, che il maltrattante sia una persona normale. Ma è evidente che non lo è. Può avere un lavoro normale, vestiti normali, hobby normali, macchine normali, abitudini normali, amici e amiche normali, relazioni amicali normali. Quello che è certo- sottolinea la psicologa Bonsangue- è che non ha una relazione normale con la propria partner. Questo è il centro del problema’.
Secondo la terapeuta è possibile avere diversi profili di maltrattante, per esempio. Il maltrattante ‘bambino‘: ‘In questo caso il maltrattante è un uomo o una donna che, nonostante sia divenuto adulto dal punto di vista biologico, non si è evoluto dal punto di vista affettivo, mantenendo bisogni da soddisfare tipici dell’età psicologica precedente. Questo lo si vede, per esempio, nelle modalità di attaccamento che instaura col partner, nelle relazioni e comunicazioni e nella modalità di intendere l’amore. Le personalità infantili si manifestano nel tentativo di controllare/sottomettere/possedere il proprio partner allo scopo di soddisfare i propri bisogni, senza curarsi degli effetti del proprio comportamento sull’altro’.
Oppure il maltrattante ‘egocentrico‘: ‘Un egocentrico è una persona che pone sé stessa e il soddisfacimento dei propri bisogni al centro di tutto. Anche questa è una caratteristica dello stadio infantile della personalità. Lo riconoscete subito, un egocentrico, quando apre bocca perché fa un utilizzo smodato del termine io. Parlare solo di sé, di quello che ha fatto, di quanto sia incredibile, faticoso, impegnativo, di quanto il mondo sia complicato nel suo caso fa parte dei discorsi più frequenti degli egocentrici. L’egocentrico che ha una grandiosa idea di sé, parlerà solo delle sue incredibili doti’.
L’egocentrico impaurito, invece, ‘parlerà di quanto il mondo sia iniquo nei suoi confronti (vittimista), quando gli altri possono godere di un’aura di grazia e di benedizione. L’egocentrismo è una delle più importanti cause dell’incapacità del maltrattante di mettersi in relazione con gli altri’, spiega l’autrice del libro su ‘La violenza psicologica nella coppia’.

– Quali sono i trucchi del maltrattante per manipolare? ‘L’obiettivo del maltrattante all’interno della relazione è la destrutturazione della personalità preesistente della sua vittima (che può avere aspetti di indipendenza e autonomia) e la sua sostituzione con una nuova (dipendente e assoggettata, più mansueta e obbediente, cioè infantile). Il coronamento di questo progetto si chiama, appunto, plagio. Quanto più la personalità dell’altro è stabile e ben strutturata, quanto più sarà necessario mettervi impegno per destrutturarla. Il plagio produce strutture di personalità infantili sofferenti, caratterizzate da dipendenza (da simboli, da idee, da personaggi guida), mancanza di capacità critica, mancanza di autonomia, assoggettamento, sottomissione, fanatismo, perdita delle qualità individuali. La famiglia si accorge del cambiamento perché la personalità della vittima si modifica repentinamente e non appare come frutto di una crescita interiore, ma come la comparsa di un modo di pensare rigido, ridotto, inflessibile, sospettoso e con una modificazione estrema dei sentimenti e della spontaneità. Quello a cui tende il maltrattante è una persona diversa- puntualizza la psicologa- possibilmente sotto controllo, e che faccia ciò che egli vuole. Il maltrattante impone cosa e come pensare’.

L’isolamento è la prima fra le condizioni necessarie per mettere in opera la manipolazione. ‘La persona deve essere isolata dal contesto preesistente per essere inserita in un contesto in cui viene obbligata a inibire la personalità precedente e aderire a nuove forme di identità personale (una nuova autoimmagine) imposte dal partner. In termini tecnici questa operazione si chiama riforma del pensiero. L’isolamento- continua Bonsangue- prevede l’imposizione alla partner di non vedere o frequentare persone, che siano amici o parenti. L’isolamento può anche essere causato indirettamente tramite la provocazione di equivoci e cattive interpretazioni di parole o fatti, ma anche tramite bugie e la diffusione di menzogne ben congegnate che hanno lo scopo di gettare cattiva luce sulle persone da allontanare. In questo secondo caso il maltrattante non risulta essere direttamente l’attore dell’isolamento, ma l’abile regista dietro le quinte che approfitta con pazienza degli eventi per fare pendere l’ago della bilancia a suo favore. Nell’arco di pochi mesi la vittima si ritrova a far fronte, completamente sola, alle realtà alterate suggestionate dal suo manipolatore’, conclude la psicologa.

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