NEWS:

VIDEO | Look e sostanza, il Piano salute della Valle d’Aosta punta su personale e ospedali di comunità

Pubblicato:25-06-2023 14:50
Ultimo aggiornamento:25-06-2023 14:50
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

AOSTA – Potenziare il lavoro del personale sanitario sul territorio per alleggerire il lavoro dell’unico ospedale della Regione dalla presa in carico di quei pazienti che potranno essere curati vicino a casa, in quelle strutture intermedie che si chiameranno case e ospedali di comunità. La rivoluzione dell’assistenza sanitaria territoriale in Valle d’Aosta ha ora un suo documento di programmazione. Si chiama Piano per la Salute e il Benessere sociale 2022-2025 ed è stato approvato nell’ultima seduta del Consiglio Valle.

Tra le novità, il documento, che conta più di 270 pagine, prevede la riduzione da quattro a due distretti. Gli attuali poliambulatori di Donnas, Châtillon, Aosta e Morgex diventeranno delle case della comunità a media e alta intensità. Si tratta di poliambulatori rafforzati, in cui i pazienti potranno trovare assistenza fino a 24 ore su 24, sette giorni su sette. A queste si affiancheranno le case della comunità a bassa intensità, che prevedono cinque ore di assistenza al giorno, sei giorni su sette. Si troveranno a Courmayeur, Saint-Pierre, Variney a Gignod, Charvensod, Nus, Valtournenche, Verrès, Brusson e Gaby, mentre continueranno ad esistere gli altri ambulatori presenti nelle vallate, primi presidi dell’assistenza sanitaria territoriale. In arrivo anche due ospedali di comunità, che affiancheranno l’ospedale regionale Umberto Parini di Aosta, l’unico presidio ospedaliero della Regione che sarà invece ampliato. Il primo dei due ospedali di comunità sarà realizzato all’interno della casa di riposo Jean Boniface Festaz di Aosta con i fondi del Pnrr. Il secondo potrebbe essere costruito nell’ex cinema Ideal di Verrès, struttura oggi inutilizzata, ma le verifiche progettuali sono ancora in corso.

“L’ospedale di comunità è una struttura che si inserisce tra la malattia a casa e quindi la domiciliazione delle persone che hanno problemi di salute e l’ospedale vero e proprio- spiega l’assessore regionale alla Sanità e alle Politiche sociali, Carlo Marzi-. Tutti coloro che si troveranno in una situazione di cronicità, previo accordo con il proprio medico di medicina generale, avranno la possibilità di avere una struttura intermedia con dei letti e un’assistenza sanitaria adeguata. L’obiettivo è quello di non intasare il nostro unico ospedale, che dovrà gestire le malattie acute, gli incidenti e gli infortuni che accompagnano sempre la vita di una comunità”.


Se da un lato le risorse destinate al sistema sanitario valdostano sono superiori alla media nazionale, il Piano dovrà fare i conti con la carenza del personale medico, sanitario e socio assistenziale. Un problema condiviso a livello nazionale e europeo, ma che in Valle d’Aosta, complici anche le sue peculiarità geografiche, si fa sentire ancora di più. “Essendo un territorio molto complesso e molto lontano dai poli universitari facciamo più fatica di altri, nonostante i tanti concorsi che sono stati fatti negli ultimi anni, ad attrarre medici, infermieri e Oss- prosegue l’assessore-. Quello che dobbiamo dire è che il problema non è solo di natura pecuniaria: queste figure professionali così importanti per la vita di una comunità non si muovono principalmente per questioni di natura finanziaria, ma quello su cui tutti quanti noi dobbiamo lavorare è una progettualità fatta insieme, tra l’assessorato, l’azienda e i suoi professionisti di qualsiasi ordine e grado, e creare anche un benessere lavorativo che deve condividere obiettivi e modalità per raggiungerli a favore della comunità”.

Come si farà quindi a rendere applicabile il Piano se mancano prima di tutto le risorse umane per poterlo attuare? La risposta sta nelle iniziative che l’assessorato e l’Usl stanno mettendo in campo per attrarre nuovi professionisti e di cui si iniziano a vedere i primi risultati.
“A livello regionale stiamo cercando di fare tutto il possibile per renderci più appetibili a chi studia e si laurea fuori dalla Valle d’Aosta- afferma Marzi-: prima di tutto lavorando in rete e dando un’immagine positiva della sanità valdostana perché nessuno decide di andare a vivere e a lavorare in un posto di cui non si parla tanto bene. Per cui la prima cosa che dobbiamo tornare a fare tutti noi è tornare a credere nel prodotto di cui siamo proprietari. La seconda cosa è creare collaborazioni con le università e con altre aziende ospedaliere per proporre un prodotto che non è soltanto di benessere lavorativo, ma anche di vita in un territorio bellissimo. La terza cosa è pubblicizzare molto di più la facoltà di infermieristica che abbiamo in questa regione, lavorare in rete con gli altri atenei per fare in modo che ci sia la possibilità di lavorare in Valle d’Aosta, e di dare continua comunicazione degli sforzi in termini di concorsi fatti negli ultimi anni, e che non sempre hanno avuto delle risposte”. Ed evidenzia: “È un lavoro di tutti i giorni”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it