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D’Abramo (Spallanzani): “Nei viaggi faremo i conti con Covid19”

Prima di pianificare una nuova partenza sarà buona norma fare un counseling con un medico specialista in viaggi

Pubblicato:24-03-2020 10:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:01

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ROMA – L’Italia è ferma in questo tempo, scandito dal Coronavirus, ‘io resto a casa’ è l’imperativo al quale quasi tutti ci atteniamo. Come anche è chiaro che gli spostamenti attualmente sono consentiti solo per comprovate esigenze sanitarie, di lavoro e familiari. Tutto ciò almeno fino al 3 aprile, salvo probabile nuovo decreto. Ma finita l’emergenza, il Covid come cambierà gli spostamenti per lavoro o per piacere? A quali regole, nuove e non, bisogna attenersi quando ci si sposta? Alessandra D’Abramo, infettivologa presso l’Uoc di Alto isolamento dell’ospedale Spallanzani di Roma, intervistata dall’agenzia di stampa Dire, ha spiegato non soltanto l’impatto della pandemia Covid-19 sugli spostamenti delle persone, ma le buone regole da seguire sempre, anche quando quest’emergenza sarà finita, per affrontare viaggi: dalle vaccinazioni, alle raccomandazioni igieniche, all’importanza del counseling specialistico con gli esperti della medicina del viaggiatore. Si è parlato anche dello stigma sociale che le patologie infettive purtroppo portano e di come il Coronavirus abbia cambiato l’idea che l’opinione pubblica aveva sulle malattie infettive come qualcosa che potesse riguarda solo paesi poveri e lontani.

“Rispetto alle indicazioni e restrizioni impartite dal ministero della Salute i viaggi oggi consentiti solo quelli di o necessità e non per piacere. Rispetto alla situazione generale che stiamo vivendo, si tratta di una vera e propria pandemia, da Covid- 19, con la quale tutti i paesi del mondo stanno facendo i conti. Rispetto ad altre patologie valgono le indicazioni precedenti a queste emergenza. Ad esempio andare in un Paese di area tropicale o sub- tropicale- ha ricordato la dottoressa- richiede il rispetto di una serie di norme: in primis vaccinazioni raccomandate secondo l’area del mondo in cui ci si reca. Se ad esempio ci si sposta verso delle zone a rischio di malaria va fatta la profilassi preventiva. Esistono poi una serie di patologie che richiedono accortezze come ad esempio: usare dei repellenti per evitare punture di zanzare, capi di abbigliamento a maniche lunghe per evitare la puntura. Questo perché oltre la malaria alcune zanzare, in determinate zone, possono provocare quelle che si chiamano le arbovirosi; bisogna poi stare attenti a quelle infezioni che si definiscono a trasmissione oro fecale che possono essere contratte attraverso i cibi o l’acqua contaminata. In particolare faccio riferimento all’Epatite A o al tifo. Per cui ci sono tutta una serie di vaccinazioni anti epatite e anticolerica. L’altra raccomandazione è quella di usare solo acqua imbottigliata, mai ingerire i cibi crudi o che contengono acqua. No anche all’uso del ghiaccio che può essere un’ ulteriore fonte di trasmissioni di virus”. 

“A parte alcuni vaccini obbligatori, come ad esempio quello contro la febbre gialla,- ha spiegato l’esperta- che è obbligatoria, in alcune zone non ci sono vaccini obbligatori da fare, ma raccomandazioni secondo le indicazioni dell’Oms e del CDS di Atlanta. Una persona che vuole fare viaggio di piacere in aree endemiche per alcuni tipi di patologie è bene che faccia una visita preventiva presso un ambulatorio di malattie tropicali e segua un counseling con un medico su quelle che sono le accortezze da utilizzare in quell’area e le eventuali vaccinazioni da effettuare. Rispetto al Covid- 19 al momento chiaramente non ci sono indicazioni, ma bisogna vedere se ci saranno in futuro e credo proprio che ci saranno”.


“Prima di partire ribadisco- ha sottolineato D’Abramo- è importante che il soggetto comprenda bene i rischi associati alla zona in cui deve recarsi. Bisogna stare attenti all’igiene e a seguire gli accorgimenti già prima elencati, dall’abbigliamento ai repellenti e stare attenti all’acqua veicolo di trasmissioni di malattie. Sembra una cosa banale da dire, ma non bisogna prestare attenzione solo all’acqua che si beve, ma anche a tenere la bocca chiusa mentre ci si fa la doccia e lavare i denti con acqua in bottiglia. Se vado al mercato in un paese africano devo fare attenzione a non consumare le bibite servite con il ghiaccio. E preferire sempre i cibi cotti a quelli crudi. Tutte queste strategie consentiranno di vivere un viaggio sereno, ma in sicurezza”. 

La malattia infettiva porta in sé una sorta di stigma sociale. Il Coronavirus cambierà l’idea che l’opinione pubblica ha sulle malattie infettive ovvero come qualcosa che fino a ieri sembrava potesse riguardare solo paesi poveri e lontani? “Prima del Coronavirus- ha risposto D’Abramo- c’erano una serie di malattie che sicuramente etichettavano, come l’ebola, ad esempio, che vedevamo come un qualcosa che può riguardare solo alcuni paesi. Poi in realtà già l’infezione da Hiv ha modificato la percezione generale verso le malattie infettive nel mondo: si pensava riguardasse solo l’Africa, ma è invece chiaramente un problema che riguarda tutto il mondo. Già prima del Covid esistevano una serie di malattie che con le migrazioni avevano toccato anche il nostro paese. Mi riferisco alla chikungunya: un’ epidemia che recentemente si è estesa al litorale laziale. Le malattie infettive non solo più il problema solo di certe popolazioni, ma possono riguardare tutto il mondo”. “A rischio d’infezione, per quanto riguarda il Covid-19- ha ribadito in conclusione la dottoressa- siamo tutti, mentre a maggior rischio di progressione e di peggioramento della malattia sono gli anziani e i pazienti con comorbilità. Bisogna attuare misure anti contagio per se stessi e per la comunità. Quanto al futuro questo virus lo dovremo sicuramente contemplare nei nostri prossimi viaggi“.

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