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Gualtieri a Birkenau depone una pietra in memoria degli ebrei romani deportati

Esattamente 80 anni fa, il 23 ottobre del 1943, arrivarono i 28 carri con i prigionieri del rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre

Pubblicato:23-10-2023 11:24
Ultimo aggiornamento:23-10-2023 19:25
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Oswiecim (Polonia) – Una pietra e una corona di rose bianche nastrata di nero, in memoria di tutte le vittime dell’odio nazifascista. È il ricordo deposto dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, insieme ai sopravvissuti alla Shoah, Sami Modiano e Tatiana Bucci, ai piedi di due vagoni sulla rampa di ‘selezione’ di Josef Mengele nel tracciato ferroviario tra Auschwitz 1 e Birkenau, dove esattamente 80 anni fa, il 23 ottobre del 1943, arrivarono i 28 carri con i prigionieri del rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre. Due giorni dopo, il 18, partirono in 1.023 da Tiburtina. In 800 vennero immediatamente messi a morte nelle camere a gas senza nemmeno passare per i campi di lavoro. A tornare furono solo in 16. E oggi, tanti dei loro figli e nipoti hanno partecipato alla cerimonia davanti agli oltre 200 ragazzi delle scuole superiori romane, partiti per il Viaggio della Memoria 2023 in Polonia.

Tatiana Bucci scese proprio da quella rampa, ancora bambina, insieme alla sorella minore Andra. “Oggi il mio cuore è gonfio di dolore, non mi era mai successo così tanto. Io sono arrivata qui il 4 aprile del 1944, qualche mese dopo Roma: avevo 6 anni e mezzo, e il mio pensiero va soprattutto ai bambini. Ma qui è anche l’ultima volta che ho visto mia nonna, mentre saliva su un camion insieme a una nostra zia”, ha detto Bucci davanti agli studenti. Tanti affetti perduti per sempre a Birkenau, “affetti che ci sono mancati molto nella vita fortunata che abbiamo avuto dopo la liberazione: io e mia sorella Andra infatti siamo stati tra i pochi bambini ritrovati dalle mamme e dai papà, e solo perché Mengele, nonostante avessimo 2 anni di differenza, ci scambiò per gemelle e pensò che gli saremmo potute essere ‘utili’“.

Per Gualtieri “è un’emozione incredibile essere qui e ascoltare le parole dei testimoni e dei parenti dei sopravvissuti. Oggi è proprio il 23 ottobre, i 1.023 ebrei romani fecero quattro giorni di viaggio in un vagone ed entrarono a far parte di questa storia, un incubo, il genocidio di un intero popolo perpetrato con lucida follia e organizzazione in una logica produttiva, con quella fredda e criminale determinazione che costituisce il punto più basso dell’umanità”. Auschwitz-Birkenau, ha sottolineato il primo cittadino, “è il più grande campo di sterminio nel mondo mai realizzato, un milione di morti. Il nostro dovere è fare del ricordo del 16 ottobre un pilastro per costruire un futuro in cui queste cose non possono più accadere. Lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli, solo cosi possiamo costruire gli anticorpi”.


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