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Senegal, il Presidente Macky Sall: “Mi dimetto a scadenza mandato ad aprile”

Dopo tante polemiche e manifestazioni (una finita con 2 morti) il presidente rassicura l'opposizione e propone legge per un voto trasparente

Pubblicato:23-02-2024 16:50
Ultimo aggiornamento:23-02-2024 16:50

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ROMA – “Vorrei porre fine a questo dibattito: il 2 aprile del 2024 sarà la fine del mio mandato, la fine del mio contratto con il popolo senegalese in qualità di presidente della Repubblica”. Con questo intervento andato in onda ieri sera sulla televisione senegalese, Macky Sall ha annunciato l’intenzione di ritirarsi alla scadenza legale del suo mandato, nonostante abbia rinviato le elezioni presidenziali dal 25 febbraio al 15 dicembre.

Una decisione che ha suscitato forti reazioni nel Paese dell’Africa occidentale, con sit-in e manifestazioni che hanno fatto registrare anche due morti nei giorni scorsi. Sall – che non si ricandiderà, avendo raggiunto il limite dei due mandati – ha spiegato di aver posticipato l’appuntamento alle urne per organizzarlo con maggiore cura, tuttavia vari partiti di opposizione e movimenti della società civile hanno visto nel rinvio del voto un tentativo di voler restare la potere per altri otto mesi.
Col suo intervento, Sall non ha chiarito se dopo il 2 aprile la carica del capo di Stato sarà ricoperta da uno dei vertici del governo, né ha citato cosa prescrive la Costituzione in questo caso. Ancora ieri, come riporta l’Agence de presse senegalaise (Aps), Sall ha però proposto un disegno di legge per la “pacificazione nazionale”: “Vogliamo creare le condizioni per inclusione e riconciliazione”, ha detto il presidente, “e per elezioni presidenziali trasparenti, libere e democratiche, nonché per tutto ciò che potrà portarci a un Senegal stabile e in pace”.

Nell’ultimo anno il Senegal ha attraversato una crisi politica dopo l’arresto e l’incarcerazione di alcuni importanti leader dell’opposizione. Tra questi, Ousmane Sonko del partito Pastef, ritenuto l’avversario più temibile alle urne per il candidato proposto da Sall. Per questo i sostenitori di Sonko hanno giudicato la sua condanna “politicamente motivata” e hanno organizzato proteste.


Appelli a elezioni trasparenti e al dialogo inclusivo e libero sono giunti in questi mesi dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao), già alle prese con tre Paesi – Mali, Burkina Faso e Niger – interessati da colpi di Stato condotti da vertici delle Forze armate. A inizio febbraio, le tre giunte militari al potere hanno decretato l’abbandono dell’organismo.

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