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Sesta giornata mondiale del rinoceronte. Si festeggia una strage

Il 2015 l'anno peggiore per la specie. La crudeltà dell'uomo vince

Pubblicato:22-09-2016 14:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:05

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Giornata mondiale del rinoceronteROMA – Si celebra oggi, 22 settembre, la Giornata mondiale del rinoceronte ma non c’è nulla da festeggiare. Anzi. La “Giornata” si trasforma nell’ennesimo bollettino di guerra, nel racconto di una strage. Il 2015, infatti, è stato l’anno peggiore di sempre per le diverse specie di rinoceronti. Un vero e proprio trionfo del bracconaggio con l’uccisione di 1.338 esemplari. Fonte della notizia l’Iucn, l’Unione internazionale per la conservazione della natura. L’anno che abbiamo alle spalle è stato il più sanguinoso degli ultimi 20 anni. Basti pensare che gli animali caduti nel 2007 furono solo 13 e negli ultimi 9 anni se ne contano 5.953. Il motivo di tanta crudeltà, il corno degli animali.

Rinoceronte, specie a rischio estinzione

Al mondo sono rimaste solo cinque specie di rinoceronti. Tre si possono rintracciare in Asia, due in Africa. In totale si contano appena 28mila esemplari. I sopravvissuti si dividono in nelle famiglie del Rinoceronte bianco (Ceratotherium simum), di quello di Sumatra (Dicerorhinus sumatrensis), di quello nero (Diceros bicornis), di quello di Giava o della Sonda (Rhinoceros sondaicus) e di quello indiano (Rhinoceros unicornis).

Giornata mondiale del rinoceronte, l’impegno per la sopravvivenza

Oltre alle iniziative nei paesi di origine, la salvezza dei rinoceronti passa anche dall’impegno degli Stati europei. Alcune centinaia di esemplari vivono nel Vecchio Continente grazie agli sforzi di 78 parchi zoologici. Uno di questi, il Natura Viva di Bussolengo, in provincia di Verona, ospita Toby e Benno. Entrambi appartenenti alla famiglia del rinoceronte bianco.


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Rinoceronti, a rischio per un corno

Medicina tradizionale ma non solo. Il corno del rinoceronte è richiestissimo in paesi come la Cina e il Vietnam. Ma, se prima ero solo uno dei componenti la medicina tradizionale, oggi si è trsformato in un vero e proprio status symbol. A dare conferma di questo triste “investimento” ottenuto dal corno dell’animale, Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del parco Natura Viva. “Possedere parti di corno impiegato in varie forme sembra ormai diventato uno status symbol delle classi sociali emergent”, ha spiegato Zaborra. “Sul mercato nero assume un valore molto alto e, in queste condizioni, i bracconieri si spingono ad azioni pianificate, dotate di strumenti ad alta tecnologia che stanno determinando una vera e propria guerriglia”.

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