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Sì alla moschea, ma a condizione che sia solo “un luogo di preghiera”

FIRENZE - "Ho già detto che, come la giunta

Pubblicato:22-07-2015 11:06
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:27

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musulmaniFIRENZE – “Ho già detto che, come la giunta precedente, anche questa non intende vietare l’apertura di un luogo di culto. Il diritto di pregare vale per tutti e per tutte le religioni”. Lo ha detto il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che garantisce come Palazzo Vecchio sia pronto a seguire “con grandissima attenzione gli sviluppi” di un’opera che la comunità musulmana fiorentina vorrebbe veder realizzata in riva d’Arno, al posto del deposito dell’Ataf di Varlungo.

Un percorso che tuttavia deve definirsi su alcune linee guida, tre in particolar modo: la moschea dovrà “essere pienamente integrata nella città dal punto di vista architettonico, urbanistico e religioso. Che il progetto “sia condiviso con tutte le comunità musulmane che sono in città e che sono molte”. E, infine, “che la moschea sia un luogo esclusivamente di preghiera”.

E’ su quest’ultimo punto, quello della sicurezza, che il sindaco si sofferma di più: “Siamo pronti a usare le migliori esperienze già sperimentate in Italia per valorizzare le moschee come luoghi di preghiera e prevenire strumentalizzazioni da parte di movimenti politici islamici che hanno obiettivi diversi da quelli culturali e religiosi”.


E agli esponenti di Forza Italia, che chiedono un referendum cittadino, ha replicato: “Non è mai stato fatto un referendum per aprire una chiesa o un luogo di culto. Altrimenti li dovremmo fare per gli ebrei, i copti, gli ortodossi e cristiani. Questa cosa non è mai esistita”, per questo “sfido il centrodestra a entrare nel merito della questione e non buttarla in caciara”.

L’idea del sindaco, infatti, è quella di affrontare “insieme” la questione moschea come “modo di arricchimento del contesto culturale ed interreligioso della città, e non uno strumento di lotta politica da parte dei musulmani”. Su questo, senza passare dalla via referendaria, “sono pronto a discutere con la comunità islamica e i cittadini”. Anche perché, conclude, “attenzione: l’isolamento crea radicalismo e il radicalismo può creare violenza. A Firenze non possiamo accettarlo, per questo la strada è quella del confronto e dell’integrazione”.

Di Diego Giorgi – Giornalista

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