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Alle Europee debutta in cinque Paesi “Palestina libera”: liste e candidati dalla Svezia alla Spagna

Azergui,leader dell'Unione democratici musulmani di Francia: "Useremo le elezioni per far sentire la voce dei palestinesi"

Pubblicato:22-05-2024 15:54
Ultimo aggiornamento:22-05-2024 15:54

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ROMA – Un’alleanza che attraversa cinque Paesi europei, unita sotto i colori della bandiera palestinese, e pronta per affrontare le urne l’8 e 9 giugno prossimi. Nel giorno in cui i primi Paesi europei annunciano di voler riconoscere lo Stato della Palestina, presenta alla Dire “Free Palestine Party” Nagib Azergui, ingegnere leader dell’Union des démocrates musulmans de France (Udmf).
Si chiama “Free Palestine Party” e si presenta come un movimento civico transnazionale. Pronto a partecipare alle elezioni europee con liste e candidati, rigorosamente “anti-sionisti” e “anti-imperialisti”. Convinti che l’Unione Europea, come primo partner commerciale di Israele, abbia le carte in regola per dire la sua; e che debba premere per una soluzione del conflitto in Medio Oriente puntando sui “due popoli e due Stati” a partire da un dialogo a 360 gradi, che comprenda tutti. Hamas compreso.

“L’Europa deve essere coerente con le sue promesse di pace nel continente e nel mondo” sottolinea in un’intervista con l’agenzia Dire Nagib Azergui, ingegnere delle telecomunicazioni a capo dell’Union des démocrates musulmans de France (Udmf), una delle formazioni promotrici di Free Palestine Party. Sul piano nazionale l’Union si presenta come forza di centro-sinistra, impegnata nel contrasto alla “propaganda anti-musulmana” dei partiti dell’”estrema destra”. Alle europee di giugno avrà alleati e liste collegate in Germania, Olanda, Svezia, Spagna e, se non ci saranno sorprese, pure in Belgio e in Grecia.
“Il progetto della coalizione è nato poco più di un anno fa”, ricorda Azergui. “L’obiettivo era formare una rete europea di partiti indipendenti animati da cittadini di religione musulmana; per ora non siamo riusciti ad approfondire il dossier italiano ma contiamo di farlo, in un prossimo futuro”.
Il lavoro è comunque stato tanto. “Nell’Udmf”, riferisce il capo dell’Union, “abbiamo tentato di mappare le formazioni esistenti nel territorio dell’Ue e di studiare come elaborare un progetto comune, di respiro europeo”.

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“I MOVIMENTI DI ESTREMA DESTRA STANNO CONTAMINANDO TUTTE LE DEMOCRAZIE EUROPEE”

Secondo Azergui, origini marocchine, nato e cresciuto a Nanterre, nella banlieue a nord-ovest di Parigi, la strada da fare è ancora lunga. “Incoraggia però”, dice il capo dell’Union, “il fatto di essere riusciti a federare realtà di cinque Paesi differenti, dall’estremità settentrionale del continente sino al Mediterraneo”. Ma che c’entra l'”estrema destra” con i problemi sociali dell’Europa? “Con i loro attacchi diretti esclusivamente contro la presenza dei musulmani” risponde Azergui, “questi movimenti stanno contaminando tutte le democrazie europee”.


LE ELEZIONI EUROPEE: OCCASIONE PER CAMBIARE LA POLITICA ESTERA DELL’UE

C’è poi l’impegno internazionale, a partire dal Medio Oriente. Secondo il capo dell’Union, “deve essere l’Europa a risolvere il dramma che essa stessa ha creato con la suddivisione della Palestina“.
Il riferimento è alla Dichiarazione Balfour, che nel 1917 prefigurò la nascita di uno Stato ebraico dopo il collasso dell’Impero ottomano, ma si arriva ovviamente ai giorni nostri, con la nuova fiammata del conflitto divampata il 7 ottobre 2023. “Nella Striscia di Gaza stiamo assistendo a un vero e proprio genocidio da parte di un governo che occupa militarmente territori che non sono suoi” denuncia Azergui. Sotto accusa c’è l’esecutivo di Benjamin Netanyahu, che la procura della Corte penale internazionale vorrebbe ora arrestare insieme con i dirigenti di Hamas per sospetti crimini di guerra e contro l’umanità.
Ma davvero per fermare la violenza può bastare un voto? Azergui non risponde né “sì” né “no”. Si limita a rilanciare un impegno: “Vogliamo utilizzare le elezioni per far sentire le voci dei palestinesi e chiedere un cambiamento radicale della politica estera europea”.

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