NEWS:

Cnr al lavoro per mappare l’offerta sportiva accessibile

Online un questionario aperto a tutti, servirà per creare una app utile agli utenti. Intervista a Marco Ferrazzoli, autore del saggio che ha ispirato il progetto del Cnr

Pubblicato:22-05-2024 15:03
Ultimo aggiornamento:22-05-2024 15:04

Marco Ferrazzoli - Credit foto: Filippo De Dionigi
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Inclusione sociale, lavorativa, sportiva sono stati questi i temi al centro di un evento che ha come obiettivo quello di ‘normalizzare’ sempre più l’accesso delle persone con autismo nella società. Stiamo parlando del festival inclusivo, giunto alla sua seconda edizione, ‘In & Aut’ che si è svolto nei giorni scorsi a Milano. La Dire ha raggiunto Marco Ferrazzoli autore de ‘Il Superdisabile’, moderatore del panel ‘Disabilità e sport’: il suo saggio ha ispirato anche un progetto del Cnr per mappare e poi referenziare in una app l’offerta sportiva accessibile o dedicata per persone con disabilità sul territorio italiano.

Cosa ha portato con sé di questa tre giorni?

“Era la prima volta che partecipavo al Festival e sono rimasto colpito dalla capacità di fare rete che questa rassegna ha attivato. La sensazione- racconta Ferrazzoli- è che attraverso ‘In&Aut’ sia stato possibile creare una ‘massa critica’ di risorse presenti sul territorio, che è appunto lo scopo del Festival: mettere in comune esperienze e fare network. Le premesse sono ottime e mi aspetto che con le prossime edizioni i traguardi raggiunti aumenteranno”.


‘Disabilità e sport’ è il titolo del panel che lei ha moderato all’interno della rassegna. Un connubio di cui oggi si parla molto. Quali sono i benefici sul piano pratico per le persone con disabilità e in particolare con autismo?

“Le valenze dello sport per persone con disabilità sono due. Innanzitutto per moltissime di loro lo sport ha una funzione di tipo riabilitativo diretto, sia nelle disabilità di tipo psico-intellettivo sia in quelle di tipo fisico. Questa è la funzione forse più ovvia. La seconda, importantissima, è attivare la socializzazione, per via del contatto e del confronto diretto con gli altri. Attenzione, però, a fare in modo che l’obiettivo di performance non rappresenti un fattore ansiogeno ma aiuti la crescita e l’arricchimento per la persona”.

A proposito di sport e disabilità. Ci può raccontare il progetto promosso dal Cnr? In cosa consiste e quali sono le finalità?

“Nell’ambito del panel di ‘In&Aut’, abbiamo presentato un progetto del Cnr, dal titolo ‘Sport e disabilità’. Attraverso di esso stiamo somministrando alle persone con disabilità di ogni tipologia e gravità un questionario per ‘indagare’ quale sia il loro livello di attività sportiva: amatoriale, agonistica o ‘semplice’ attività fisica. Così come la loro eventuale inattività per impedimenti psico-fisici, socio-culturali o pratici. Vorremmo mappare questo aspetto della vita delle persone con disabilità sia per ragioni conoscitive, l’Istituto per le popolazioni e le politiche sociali del Cnr che se ne occupa ha nella sua mission quello di dedicarsi a ricerche di questo tipo, e per uno scopo operativo. Infatti, le informazioni che verranno assunte ed elaborate serviranno alla creazione di una App utile agli utenti, in grado di mappare l’offerta sportiva accessibile alle persone con disabilità sul territorio o loro dedicata. Insomma, vogliamo fornire uno strumento utile praticamente per le persone con disabilità e le loro famiglie. Per questo chiediamo a chiunque voglia di compilare il questionario al link https://www.indagini.irpps.cnr.it/index.php?r=survey/index&sid=552414&lang=it, direttamente o (in caso di impossibilità) tramite un caregiver”.

Lei è autore de ‘Il Superdisabile. Analisi di uno stereotipo’, edito da Lu:ce con patrocini del Cnr e di Rai per il sociale. Chi è il ‘Superdisabile’ e quali messaggi può inviare alla platea dei giovani lettori per costruire una società, si spera, sempre più inclusiva?

“La pratica sportiva delle persone con disabilità nel corso degli ultimi decenni, grazie al Cip e a tante altre iniziative come, ad esempio, gli Special Olympics è diventata davvero uno strumento di cambiamento socio-culturale, non solo per le persone con disabilità ma per la società nel suo complesso. Lo sport avvicina le persone cosiddette normodotate e con disabilità. Lo vediamo anche da come le paralimpiadi vengono ormai mostrate e promosse con una modalità di comunicazione simile a quella delle olimpiadi tradizionali. Il superdisabile è la figura che si viene a creare grazie a questo tipo di comunicazione. E questo non è solo in ambito sportivo ma anche, per esempio, nel mondo dello spettacolo. Pensiamo al format del programma tv ‘Ballando con le stelle’, dove c’è quasi sempre una persona che presenta delle fragilità se non necessariamente una disabilità. Pensiamo al mondo del cinema e alla premiazione degli Oscar. Probabilmente non ci facciamo caso, ma quasi tutti gli anni è in concorso una pellicola che racconta una storia di fragilità, che diventa ‘di punta’ e tra le più premiate. Si comprende così come e perché la visione della disabilità all’interno della società stia cambiando, ovviamente in senso positivo. Nel libro vogliamo tracciare questo profilo con l’avvertenza di non trasformare i modelli positivi come un obbligo alla performance o all’eccellenza. I successi sociali sono auspicabili ma non devono essere l’obiettivo unico, tanto per la persona normodotata quanto per una persona con disabilità”, conclude il dirigente tecnologo Cnr.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it