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ROMA – Le autorità dell’Azerbaigian hanno lanciato “un’operazione antiterrorismo” nella regione contesa del Nagorno-Karabakh, dopo che una esplosione ha causato la morte di undici persone, tra cui sia civili che agenti di polizia. Come riferisce la stampa internazionale, sirene antiaeree si sarebbero sentite nella principale città dell’area, Stepanakert, che secondo fonti armene sarebbe sotto attacco dell’artiglieria azera. Il Nagorno-Karabakh è una regione in territorio azero rivendicata dall’Armenia, in quanto abitata in maggioranza da armeni. La controversia ha già spinto i due Paesi ad entrare in guerra due volte: la prima a inizio anni Novanta, dopo il collasso dell’Unione sovietica, e la seconda nel 2020. La guerra in Ucraina ha riacceso le tensioni, che proseguono a causa del blocco che il governo di Baku impone da dicembre sull’unica strada attraverso cui passano gli approvvigionamenti nell’enclave, il cosiddetto corridoio di Lachin.
Il ministero della Difesa azero ha accusato il governo dell’Armenia di “sostenere i terroristi” che hanno organizzato gli attacchi, in riferimento all’Esercito di Difesa dell’Artsakh, facente parte dell’autoproclamata Repubblica di Artsakh che rivendica il controllo di parte del Nagorno-Karabakh ma non è internazionalmente riconosciuta. Il ministero azero ha inoltre assicurato che l’operazione lanciata nella regione non coinvolgerà obiettivi civili, e che ne sono stati informati i peacekeeper russi presenti nella regione nonché il Centro congiunto di Russia e Turchia aperto nel gennaio 2021 per monitorare il rispetto del cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh dopo il conflitto dell’anno precedente. Il governo armeno dal canto suo respinge le accuse mosse dall’Azerbaigian e, a sua volta, denuncia violenze commesse dal Paese vicino.
“È in corso da questa mattina un nuovo attacco delle forze armate dell’Azerbaigian contro la Repubblica armena del Nagorno Karabakh Artsakh. Ancora una volta il regime autocratico di Aliyev sceglie la strada delle bombe invece dei colloqui di pace”. Inizia così un comunicato del Consiglio per la comunità armena di Roma, nel giorno in cui il governo di Baku ha annunciato l’avvio di un’operazione anti-terrorista nella regione contesa. “Dopo aver accumulato nei giorni scorsi armi e soldati ai confini del Nagorno-Karabakh e dell’Armenia, dopo aver ripetuto fake news riguardo a presunte provocazioni armene, questa mattina l’artiglieria e i droni azeri hanno cominciato a bombardare la capitale Stepanakert e i villaggi limitrofi. Dalle notizie che giungono risultano tra le vittime molti bambini feriti dalle esplosioni e portati in ospedale. Si tratta della operazione finale che giunge dopo nove mesi di blocco imposto alla popolazione rimasta senza cibo, medicine, carburante e beni di prima necessità”.
La nota prosegue: “L’Azerbaigian ha anche annunciato la creazione di corridoi umanitari per l’evacuazione della popolazione dalle zone pericolose del Nagorno-Karabakh, un modo per ‘cacciare’ gli armeni da quella terra che è stata da sempre quella dei loro avi. Le comunità armene denunciano questo nuovo criminale atto di guerra e rimangono in attesa che le istituzioni internazionali agiscano immediatamente per condannare questa aggressione militare e impongano sanzioni al guerrafondaio dittatore azero”.
La comunità armena di Roma lancia quindi un appello: “Ci rivolgiamo al parlamento e al governo italiano – che in questi mesi è rimasto silente di fronte alla crisi umanitaria causata dal blocco della regione – affinché intervenga con urgenza a sostegno della popolazione e condanni l’ennesima guerra scatenata dall’Azerbaigian. Questo nuovo atto di guerra è il frutto di una politica internazionale che ha tollerato negli ultimi anni la criminale attività del dittatore azero arrivando a definirlo ‘partner affidabile’, lanciando appelli a generici percorsi di pace mentre l’Azerbaigian affamava la popolazione del Nagorno Karabakh e invadeva centinaia di chilometri quadrati del territorio della Repubblica di Armenia”. Secondo i responsabili “Ancora una volta la popolazione armena è vittima dei giochi di potere internazionale. Non vi è altra soluzione se non quella di garantire il diritto all’autodeterminazione del popolo armeno dell’Artsakh essendo fin troppo evidente che lo stesso non potrà mai vivere all’interno dei confini di una dittatura armenofoba come quella azera. Non bastano parole di condanna: è tempo di agire senza esitazione. La vita di 120 mila persone è in pericolo, il loro destino dipende dalle nostre azioni. Interessi economici non possono calpestare i diritti di ogni essere umano a vivere, e vivere in libertà” conclude la comunità armena.
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