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Milano, tangenti nell’appalto per la caserma dei carabinieri: 8 indagati per corruzione

La vicenda e' stata scoperta dagli stessi militari del nucleo investigativo del Comando provinciale di Milano

Pubblicato:19-08-2020 11:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:46

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MILANO – Incredibile ma vero. Due tangenti da 50.000 in contanti (la prima) e da 6.000 euro in lavori di ristrutturazione di un paio di appartamenti (la seconda) per indirizzare a una ditta romana l’appalto della ristrutturazione della caserma dei carabinieri “Montebello” di Milano.

La classica storia italiana, arricchita dal particolare di aver cercato di farla in barba all’Arma, e’ stata scoperta dagli stessi militari del nucleo investigativo del Comando provinciale di Milano, coordinati dai pm meneghini Giovanni Polizzi e Paolo Filippini, ed e’ sfociata in un avviso di fine indagine a carico di un dirigente generale del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (gia’ provveditore delle Opere pubbliche a Milano), e un ingegnere del provveditorato alle Opere pubbliche per la Lombardia e l’Emilia-Romagna, un libero professionista e cinque fra amministratori e dipendenti di imprese private.

Corruzione e turbata liberta’ del procedimento di scelta del contraente i reati contestati nell’appalto, del valore di oltre 38 milioni di euro, appalto affidato nel 2011, dal provveditorato interregionale Opere pubbliche di Lombardia e Liguria all’impresa romana “So.Co.Stra.Mo”. della famiglia Cinque.


L’inchiesta e’ stata avviata nel febbraio 2017 quando, in concomitanza con la domanda di concordato preventivo presentata dalla ditta So.Co.Stra.Mo., alcuni subappaltatori, spiegano i carabinieri, denunciavano anomalie nella contabilizzazione delle opere subappaltate e conseguenti ritardi nel pagamento delle spettanze. Il Provveditore dell’epoca (oggi dirigente generale presso il Ministero lavori pubblici) ha percepito la tangente da 50.000 euro nel 2014 (a lavori avviati) dal direttore operativo dell’impresa appaltatrice “per avere favorito l’Ati So.Co.Stra.Mo.- Baglioni nell’assegnazione della gara d’appalto”.

La somma, resa contante mediante l’emissione di una fattura fittizia da parte di una ditta compiacente, “venne consegnata dal progettista esecutivo dell’appalto che, a sua volta, aveva partecipato alla formazione della provvista illecita per remunerare il predetto dirigente pubblico che lo aveva segnalato alla So.Co.Stra.Mo. per il prestigioso incarico di progettazione”.

La seconda tangente- hanno ricostruito le indagini- era stata percepita dal Responsabile unico del procedimento “il quale, per astenersi dalla doverosa vigilanza sulla corretta esecuzione del contratto pubblico” si e’ visto ristrutturare dall’impresa appaltatrice due appartamenti di proprieta’ per un controvalore complessivo di 6 mila euro circa. Altri accordi illeciti fra pubblici funzionari e professionisti privati sono serviti a favorire questi ultimi per ottenere incarichi esterni dal Provveditorato alle Opere pubbliche nel 2019.

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