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I giuristi africani ai corsi di formazione a Roma: “Diritto uguale sviluppo”

Spunti, partecipazioni e appelli alla cerimonia di apertura nella sede di Unidroit

Pubblicato:19-06-2023 15:49
Ultimo aggiornamento:20-06-2023 10:11

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ROMA – Trasparenza, compatibilità e affidabilità dei sistemi giuridici sono decisivi per favorire gli investimenti e la crescita condivisa: il tema è al centro di un corso di formazione di Unidroit, l’Istituto internazionale per l’unificazione del diritto privato, rivolto a 22 giuristi in provenienza da 17 Paesi dell’Africa.

TRE SETTIMANE NELLA SEDE DI VILLA ALDOBRANDINI

Se ne parla in via Panisperna, presso villa Aldobrandini, nella sede dell’organismo multilaterale fondato a Roma nel 1926. “Speriamo che i partecipanti possano appropriarsi di tutti gli strumenti, ricevendo informazioni utili e allo stesso tempo condividendone con noi” sottolinea Ignacio Tirado, segretario generale di Unidroit, dopo l’intervento della presidente Maria Chiara Malaguti.

È la giornata di avvio della seconda edizione dell’International Program for Law and Development, un’iniziativa rivolta a giudici, avvocati dello Stato ed estensori di testi legislativi provenienti dai Paesi dell’Africa.


QUATTRO PAESI AFRICANI MEMBRI

“Vogliamo stabilire legami con chi viene qui e con i loro Paesi, convincendoli che la nostra causa è anche la loro causa” continua Tirado. “L’Africa è strategica per noi per una serie di ragioni: i nostri 65 Stati membri rappresentano il 90 per cento Prodotto interno lordo mondiale ma solo quattro sono del continente”. Ad aver già aderito a Unidroit sono Sudafrica, Nigeria, Egitto e Tunisia.

LE ASPETTATIVE DEI PARTECIPANTI

In sala, per l’apertura dei corsi in presenza, ci sono però partecipanti da Algeria e Tanzania, Zambia e Somalia, Malawi o Ghana. Devisha Vythelingum è avvocato a Mauritius: “Purtroppo il mio Paese non è ancora membro di Unidroit ma quando ritornerò a Port Louis cercherò di condividere il più possibile questa mia esperienza per cercare di favorire l’adesione”. Mohamed Dielo è invece vicepresidente dell’Alta corte di Ouahigouya, nel nord del Burkina Faso. “Giudicare è difficile anche perché in alcuni casi la legge nazionale non è precisa” spiega il magistrato all’agenzia Dire. “I principi di Unidroit possono essere però un riferimento utile”.

COSA VUOL DIRE “PIANO MATTEI”

Del diritto privato internazionale come strumento in grado di “prevenire i problemi” e allo stesso tempo di “garantire condizioni di parità ed equità tra le parti” dice Marco Giungi, capo unità Strategie e processi globali multilaterali presso il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Il diplomatico legge un messaggio del viceministro Edmondo Cirielli, citando il “Piano Mattei” annunciato dal governo italiano ed evidenziando che “ciò che accade in Africa ha conseguenze dirette in Europa e viceversa”. Un punto sottolineato anche da alcuni degli ambasciatori, oltre 20, presenti alla cerimonia di Villa Aldobrandini. “L’unificazione del diritto internazionale è importante anzitutto per gli investimenti” secondo Naser Al Belooshi, rappresentante in Italia del Bahrein.

“RULEMAKERS” E NON SOLO “RULETAKERS”

A fornire spunti, con un discorso in videocollegamento con Roma, è poi Makane Moise Mbengue, professore di Diritto internazionale presso la Law School dell’Università di Ginevra.

“Dobbiamo essere ‘rulemakers’ e non solo ‘ruletakers’” l’appello del docente, che chiede uno scambio a mutuo beneficio portando una prospettiva allo stesso tempo subsahariana e panafricanista. “L’Africa deve costruire ponti con quello che è stato fatto a livello mondiale” sottolinea Mbengue: “Più Paesi si uniranno a Unidroit e meglio sarà”.

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