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Dieci secondini arrestati a Foggia, accusati di aver torturato due detenuti

I dieci agenti sono adesso ai domiciliari. Cucchi: "Gli anni passano ma la cultura è sempre la stessa"

Pubblicato:18-03-2024 17:44
Ultimo aggiornamento:18-03-2024 17:44
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ROMA – Tortura, abuso d’ufficio, abuso di autorità contro arrestati o detenuti, omissione di atti d’ufficio, danneggiamento, concussione, falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. Sono i reati di cui sono accusati dieci agenti di polizia penitenziaria del carcere di Foggia ora arresti domiciliari perché avrebbero pestato due detenuti ad agosto, e poi avrebbero falsificato verbali e documenti falsi per coprire il fatto.

CUCCHI: “LA CULTURA E’ SEMPRE LA STESSA”

“Atti falsi, minacce e promesse di ritorsione. Gli anni passano ma la cultura ed i metodi restano sempre gli stessi. E sempre ai danni dei più deboli. Ma anche ai danni della Polizia Penitenziaria”, commenta Ilaria Cucchi, senatrice dell’Alleanza Verdi Sinistra. “La storia terribile dei dieci agenti della Polizia penitenziaria, accusati di tortura per le violenze contro due detenuti, sarebbe potuta rimanere, come tante altre, coperta dal silenzio. Dieci persone contro due detenuti inermi. I responsabili hanno creduto di poterla fare franca, forti del senso di impunità delle tante inchieste mai aperte. Invece no. Stavolta a Foggia i magistrati sono intenzionati ad andare fino in fondo nell’accertamento delle responsabilità rispetto a quanto sarebbe accaduto nel carcere di Foggia. La legge è uguale per tutti. Se mai ce ne fosse bisogno, questa è l’ennesima dimostrazione dell’importanza di aver approvato nel 2017 una legge che punisse la tortura. Le tante inchieste e i tanti procedimenti in corso dimostrano come il reato di tortura sia necessario e non si può modificare. Il governo e la maggioranza di destra non pensino di toccare il reato di tortura che punisce gli abusi commessi dai pubblici ufficiali. Sarebbe una cosa gravissima che rischierebbe di ostacolare, se non bloccare, i tanti processi in corso”.


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