NEWS:

Viaggio nel quartiere belga di uno degli attentatori di Parigi

"Non c'e' lavoro, ne' soldi, ne' donne. Non c'e' avvenire". E' un quartiere piegato dalla frustrazione e la sfiducia nel futuro, Molenbeek

Pubblicato:17-11-2015 15:24
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:35

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – L’emittente francese France Tv Info ha condotto un reportage su Salah Abdeslam, l’uomo sospettato di essere l’ottavo responsabile delle stragi di venerdi’ a Parigi, recandosi direttamente nel quartiere di Bruxelles in cui viveva in Belgio, a Molenbeek, e intervistare cosi’ i suoi vicini e amici.

abdeslam salah

“Salah? Abita a cento metri, sulla piazza del Comune” ha detto in coro un gruppetto di adolescenti che stava per la strada, indicando poi un chilometro piu’ in la’ la casa del fratello, morto nelle stragi di venerdi’. Uno dei suoi vicini afferma di aver sentito delle voci provenire dall’appartamento di Salah Abdelsalam la notte scorsa: “Forse era Salah”. Altri ragazzi interpellati nel quartiere, che assomiglia molto a un piccolo paese di provincia, ammettono di essere storditi dall’inaspettato ‘clamore mediatico’ che si e’ sollevato intorno al loro piccolo mondo: “Kalashnikov, esplosivo nella cintura… sinceramente i giovani che abitano qui sono bravi ragazzi” dice Amir (nome di fantasia), 16 anni, a cui fa eco un compagno di 22 “Io credo sia tutto un complotto, non ci credo a quello che raccontano: Salah- ha spiegato- l’ho visto una settimana fa sotto al suo palazzo che fumava tranquillo”.


Un uomo di 36 anni, educatore e organizzatore di eventi culturali per animare il quartiere, invece, confessa di “non dormire piu’ da quando ho scoperto che i fratelli Abdeslam sono degli attentatori”. E aggiunge che, ormai, la stampa indica in Molenbeek “la culla dei terroristi”, e di non amare l’immagine che viene data di un posto per il quale lui investe tanto tempo e risorse per scuotere la gioventu’ che ci abita.

Purtroppo pero’, e’ vero che per le strade di questo quartiere sono passati tanti terroristi, anche “storici”, come spiega France tv info: gli assassini del comandante Massoud in Afghanistan nel 2001, quelli dell’attentato a Madrid del 2004, poi Mehdi Nemmouche, responsabile della strage al museo ebraico di Bruxelles. E persino il presunto regista degli attentati di venerdi’ 13 a Parigi sarebbe originario di qui: Abdelhamid Abaaoud.

“I primi esportatori di jihadisti siamo noi” scherza uno dei ragazzi intervistati. Qui, in effetti, viene compiuto un gran lavoro di reclutamento da parte dei gruppi estremisti: “Sono numerosi gli imam radicali che vengono qui a cercare nuove leve” spiega l’educatore. “E’ facile, perche’ i ragazzi non sanno niente di Islam”. Salah, ha spiegato uno dei suoi conoscenti, gestiva un bar in centro conosciuto per il traffico di marijuana. In quanto a Abaaoud, un altro racconta che faceva vita notturna “uscivamo spesso insieme, andavamo a bere o cercavamo le prostitute”. Un anziano del quartiere spiega il perche’ di questo degrado tra i giovani: “E’ il risultato di 20 anni di abbandono. Sono vent’anni che ci lasciano ripiegarci su noi stessi”: e la differenza tra il centro di Bruxelles, coi suoi begli edifici residenziali, e il cosiddetto quartiere ‘degli arabi’ e’ evidente: degrado, abbandono e atmosfera di ‘ghettizzazione’ nell’aria. I giovani confermano: “non c’e’ lavoro, ne’ soldi, ne’ donne. Non c’e’ avvenire”. E’ un quartiere piegato dalla frustrazione e la sfiducia nel futuro.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it