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Totti e la Roma, una storia d’amore finita male

2 anni dopo l'addio al calcio, 18 anni dopo lo scudetto

Pubblicato:17-06-2019 13:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:25

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ROMA – È un po’ come togliere Romolo o Remo alla Lupa, il cannone al Gianicolo o coprire la fessura della Bocca della verità. O come se al Colosseo mettessero le finestre o ai mercati traianei facessero un centro commerciale. Un paradosso, un cambiamento pesante o che comunque non passa mai inosservato. Eppure nulla che arrivi a mettere la parola fine su niente, perché nonostante tutto, il mondo andrà avanti lo stesso. Con la sensazione, però, di aver perso qualcosa per strada. Quella sensazione di malinconia e profonda tristezza che il tempo cancellerà, lasciando però quel ricordo triste che racconterai alle generazioni future: “Ho avuto la fortuna di aver visto giocare un grande calciatore…”. Francesco Totti è ormai un uomo maturo, tanto da aver già lasciato il calcio da un paio d’anni, dopo aver vissuto adolescenza e la meglio gioventù nella sua amata Roma, quella calcistica. Da allora sono passati 30 anni, da quando per la prima volta, accompagnato da mamma Fiorella, ha varcato i cancelli di Trigoria, il centro sportivo della Roma. Una vita in giallorosso, una scelta dal sapore biancoceleste. Già, perché oltre 30 anni fa, quando Francesco Totti era alla Lodigiani, storico club romano che aveva sede a San Basilio, diverse furono le squadre che avevano puntato gli occhi su di lui: tra tutte, oltre alla stessa Roma, anche Milan e Lazio. I rossoneri per provare a convincere la sua famiglia avevano mosso l’artiglieria pesante, il direttore generale Ariedo Braida aveva voluto incontrare tutti i Totti a casa loro, spiegando che “numerosi osservatori ci hanno segnalato le grandi qualità di vostro figlio Francesco. Saremmo felici se su unisse a noi, trasferendosi a Milano”. 

TOTTI IN BIANCOCELESTE?

Una proposta che avrebbe fatto tentennare chiunque, ma non i Totti che, tempo un paio di giorni, rifiutarono gentilmente: “Siamo una famiglia molto unita, dividerci non è nei nostri programmi”. Paradossalmente il rischio di allontanarsi dalla ‘sua’ Roma (“tifo Roma dal primo giorno che mi ricordi”) è arrivato con la Lazio. Già, i nemici (sportivi) storici della bandiera giallorossa, avrebbero potuto invece averlo in squadra, cambiando la storia del calcio romano e romanista. Due i motivi: la Lodigiani avrebbe preferito l’offerta della squadra biancoceleste, e poi mamma Fiorella che sì, da giovane era della Lazio. Francesco, tifosissimo della Roma, con la maglia biancoceleste? Un rischio alla fine solo sfiorato, grazie anche alla ‘pressione’ di Riccardo, fratello di Francesco. “Francesco vuole andare alla Roma e noi siamo qui per assecondare il suo desiderio”.


30 ANNI D’AMORE

Da allora sono passati 30 anni, 786 partite, 307 gol e 25 stagioni, tutte in maglia giallorossa. Grandi numeri rispetto ad un palmares non certo tra i migliori, con 1 scudetto, 2 coppe Italia e 2 supercoppe italiane. Avrebbe potuto essere tra i migliori se avesse accettato la corte del Real Madrid o quella dell’Inter, tra assegni in bianco e maglie stampate già con il suo nome. Troppo poco, o forse troppo forte è stato, al contrario, l’amore per la sua Roma: “Il fatto di esserne diventato la bandiera è l’orgoglio più grande che provo”. Il 28 maggio del 2017 ha giocato la sua ultima partita con la maglia della Roma, contro il Genoa. Un addio al calcio da forti emozioni, uno stadio stracolmo e poi impietrito: nessuno avrebbe mai voluto lasciare il proprio posto, sarebbe stato come allontanarsi ancora di più dal ‘Capitano’.

Ora ci troviamo di fronte ad un altro addio, Totti ha deciso di chiudere quì l’esperienza dirigenziale con la Roma. Lui che per la Roma ha sempre voluto fare più del vivacchiare. Avrebbe potuto continuare ad essere il nome da spendere per gli sponsor o per le magliette (la sua, dopo due anni dal ritiro, continua ad essere la più venduta), gestendo liberamente la passione per il gioco del padel o le partite ‘esibizione’ in giro per il mondo. No, invece. Perché avrebbe voluto essere un vero direttore tecnico, un ‘numero 10’ anche da dietro la scrivania per aiutare la sua Roma a tornare grande. E invece no. Si è sentito messo neanche in panchina, ma fuori squadra, per una volta la sua Roma ritiene di non aver bisogno dei suoi ‘assist’. E allora ha pensato fosse meglio chiudere quì. Il caso, o forse no, ha voluto che l’annuncio sia arrivato, in conferenza stampa, proprio nel giorno dell’anniversario dell’ultimo scudetto della Roma, quello vinto nel 2001. Difficile pensare che sia un addio ‘definitivo’, qualcuno pensa che potrebbe un giorno tornare, insieme all’altro capitano Daniele De Rossi, magari con un progetto serio, forte, per tornare ad essere quella bandiera, oggi ammainata suo malgrado.

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