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La voce dei ‘Ministri’ tra giuramenti e resistenza

'Scatolette' è il nuovo singolo della band milanese che torna a suonare dal vivo

Pubblicato:17-03-2022 18:06
Ultimo aggiornamento:18-03-2022 14:22

I Ministri
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ROMA – “È strano come in questi anni in così pochi abbiano parlato della crisi del settore musicale”: inizia così la lunga chiacchierata negli studi della Dire con i Ministri. La band milanese, da oltre 15 anni sulle scene, ancora nel 2022 resta fedele a sé stessa, denunciando ciò che non funziona e provocando chiunque sulla strada.

‘Scatolette’ è il nuovo singolo uscito lo scorso 4 marzo, un brano che racconta la crisi del mondo della musica, un’amara ballata su tutte le luci che si sono spente: “Biblioteche e discoteche per la prima volta unite in un lento declino di cui non riusciamo più a vedere l’inizio”.

“Succederà che a un certo punto avremo solo della musica ‘tampone’ per addormentarci? Scatolette ti obbliga a rapportarti con quello che diciamo nella canzone” Spiega Federico Dragogna. “In un mondo dove la musica ha cambiato completamente disegno, la credibilità per noi rappresenta davvero moltissimo. La musica oggi viene soprattutto venduta e noi come persone non vorremmo assolutamente farlo e dovremo farci i conti prima o poi, magari inventandoci qualcosa di veramente alternativo” ha aggiunto Divi. Nel discorso generale è emerso infatti quanto oggi manchi l’alternativa: essere tutti dalla stessa parte e fare la stessa cosa è una sconfitta dell’arte che coinvolge non solo l’industria discografica ma il musicista stesso e tutto questo, inevitabilmente, condanna club e locali a morte certa.


Ecco allora che Divi (Davide Autelitano), Federico (Fede) Dragogna e Michele Esposito oggi più che mai rinnovano il ‘giuramento’ che tanto tempo fa li ha portati a scrivere, suonare e calcare palcoscenici, svincolati da logiche di business, numeri e hype. Non è un caso che il nuovo album, il settimo, in uscita il prossimo 6 maggio per Woodworm/Universal, si intitoli ‘Giuramenti’: sono quelli che silenziosamente ha fatto la band molti anni fa, scegliendo di seguire la musica ad ogni costo, quelli che ognuno fa tra sé e sé quando decide di legarsi a un destino, a una sorte.

È proprio il giuramento che ti fa tenere duro nei momenti difficili– racconta ancora alla Dire Fede Dragogna- E ne abbiamo vissuti tanti facendo questo mestiere, ma è proprio il giuramento che ti fa tenere dritta la barra quando chi ti sta intorno ti dice che è finita la festa, che è finito il divertimento e ti invita a rinunciare al tuo sogno. Il nostro in realtà non è un rapporto con un sogno ma con un giuramento, con la nostra stessa dignità e visione”.

“Un giuramento dura un tot. di tempo- spiega Michele Esposito- tutto quello succede ultimamente invece è davvero velocissimo. Il giuramento oggi colpisce e fa un po’ specie”.

E il giuramento dei Ministri sembra essere ricambiato, da sempre, da un pubblico fedelissimo, una fanbase nata sotto palco, che suda, salta e canta: “Noi viviamo lo stare sul palco come un momento catartico- ha detto Divi- Anche per questo c’è bisogno di un’estetica forte che crei una rottura tra la realtà e quello che accade lassù”.

Le giacche napoleoniche sono la cifra stilistica che contraddistingue i live della band, gli abiti di scena quest’anno sono a cura di Nicolò Cerioni, detto Nick, direttore creativo e stylist che in tanti conoscono per i costumi indossati, tra gli altri, dai Maneskin o Achille Lauro. E alla provocazione di vederli un giorno sul palco di Sanremo, i Ministri sono stati possibilisti: “È un posto dove andare a dire la tua cosa quando la cosa che vuoi dire è molto chiara e ti rappresenta veramente”. Nel frattempo per incontrarli dal vivo c’è un tour che parte alla fine del mese, la prima tappa è il 31 marzo a Roncade, in provincia di Treviso.

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