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Siria, ‘Un ponte per…’: “E’ una polveriera, l’Italia fermi la Turchia”

Alla Camera dei Deputati la conferenza stampa dell'unica ong italiana presente nel Rojava, costretta a partire per l'offensiva turca

Pubblicato:16-10-2019 16:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:50

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ROMA – Non lasciare soli i curdi, nuovi “Davide contro Golia”, o l’instabilità si estenderà nel resto della Siria – già devastata da una guerra che prosegue dal 2011 – e rinfocolerà le tensioni in Medio Oriente: questo l’appello che Un ponte per… (Upp), ong rimasta nel nord-est della Siria, lancia al governo italiano e quindi alla comunità internazionale dalla Camera dei deputati.

L’offensiva ‘Fonte di pace’, sferrata una settimana fa dalla Turchia al di là del confine dove si concentrano i curdi, ha già causato oltre 60 morti e migliaia di sfollati che “continuano ad aumentare”: a sottolinearlo Angelica Romano, co-presidente di Upp, che invoca il dialogo con Ankara per fermare gli attacchi, lo stop alla vendita degli armamenti, la creazione di una “no fly zone” sul nord-est e il ritiro dell’esercito italiano in Turchia. La responsabile ha infatti ricordato che “non lontano dal confine con la Siria l’Italia è presente con una missione di 130 militari, con il mandato di proteggere i cieli turchi”.

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Secondo Romano l’Italia ha un peso politico importante, che deve sfruttare in sede Nato e Ue affinché “non si lasci Davide contro Golia”. “I curdi – ha aggiunto la co-presidente di Un ponte per… – sono lasciati soli a combattere contro uno degli eserciti più forti del mondo e non intervenire può far esplodere una polveriera che può coinvolgere tutto il Medio Oriente”.

Romano ha denunciato anche la crisi umanitaria in corso: dato lo stato di pericolo, due giorni fa l’ong ha dovuto trasferire lo staff italiano e internazionale al di là del confine con l’Iraq mantenendo però operativo sul terreno quello locale. Secondo Upp, la popolazione “mai come adesso ha bisogno di aiuto”. Stando ai dati raccolti dall’ong insieme con la Mezzaluna Rossa curda 65 civili hanno perso la vita negli attacchi dell’esercito turco sostenuto da milizie locali. Un milione e 650 mila persone, secondo stime Onu, nell’intero nord- est della Siria hanno bisogno di assistenza umanitaria.

L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha riferito di 200mila sfollati. Nel rapporto si denunciano poi i due attacchi di sabato e domenica scorsi. Nel primo attacco è stata uccisa la segretaria generale del Partito futuro siriano, Hevrin Khelelf, assieme ad altre nove persone. Nel raid di domenica sono morti invece 11 civili, tra cui due giornalisti internazionali. Altre 74 persone sono rimaste ferite.

A proposito di Khelelf, Romano ha detto: “Il modo in cui è stata uccisa (violentata e poi lapidata, ndr) dimostra ciò che aspetta le donne curde se i miliziani islamisti che sostengono Ankara riusciranno a raggiungerle. Aiutiamole”. Secondo la vice-presidente di Un ponte per…, resta aperto il confine con l’Iraq, verso cui sono scappate circa 300 persone. “Ci arrivano conferme che si stanno allestendo dei campi” ha aggiunto Romano: “Gli arrivi stanno aumentando”.

EHM (M5S): GOVERNO ITALIANO IMPEGNATO PER FERMARE MASSACRO

Il governo italiano sta facendo del suo meglio per fermare l’offensiva della Turchia nella Siria nord orientale: lo conferma alla ‘Dire’ la deputata del Movimento 5 Stelle in commissione Affari esteri Yana Ehm, intervistata a margine della presentazione a Roma del rapporto sulle condizioni umanitarie del nord-est della Siria da parte di Un ponte per…, ong impegnata con staff locale sul terreno.

Ehm ha illustrato la sua presa di posizione a partire dalle scelte del ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “Il nostro ministro al Consiglio europeo di lunedì scorso ha chiesto una risposta unanime per uno stop all’export delle armi verso la Turchia. Non è stato raggiunto, tuttavia è stato assunto un impegno comune degli Stati membri per l’embargo e l’invio di aiuti. L’Italia ha già bloccato i contratti in essere e avviato un’istruttoria per fermare eventuali contratti futuri”.

Secondo la deputata, “un altro passo molto importante è l’approvazione unanime ieri in commissione Affari esteri di una risoluzione per chiedere ad Ankara il cessate il fuoco e anche per ribadire tale appello in sede Ue, Nato e Onu per fermare il prima possibile questo massacro”.

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