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In Perù stato di emergenza per 30 giorni, Castillo rischia 18 mesi di carcere

Strade bloccate e scontri in tutto il Paese. I manifestanti chiedono la rinuncia della presidente Boluarte e nuove elezioni

Pubblicato:15-12-2022 11:11
Ultimo aggiornamento:15-12-2022 11:11
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ROMA – Trenta giorni di stato di emergenza nazionale sono stati dichiarati in Perù nel tentativo di arginare le proteste scoppiate una settimana fa dopo la messa in stato di accusa da parte del Congresso e il successivo arresto dell’ormai ex presidente Pedro Castillo, sostituito dalla sua vice presidente Dina Boluarte. Il provvedimento che implica, fra le altre cose, l’intervento delle forze armate a sostengo della polizia nazionale nelle operazioni di ripristino dell’ordine pubblico e la sospensione del diritto a riunirsi, è stata annunciata dal ministro della Difesa Alberto Otárola.

In meno di una settimana di proteste sei o sette manifestanti, a seconda delle fonti, sono morti in scontri con le forze di sicurezza. La stampa locale riferisce di blocchi delle strade e di alcune infrastrutture chiave in tutto il Paese, e ad oggi rimangono chiusi gli aeroporti delle città di Arequipa, la seconda del Paese, Ica, Apurimac e Cuzco, tra i principali centri turistici di tutto il Sudamerica. A causa di tale situazione quattro cittadine italiane risultano bloccate da lunedì scorso nella località di Checaupe, a bordo di un pullman su cui stavano viaggiando. Della vicenda si sta occupando l’Ambasciata d’Italia a Lima in collegamento con la Farnesina e l’Unità di crisi.

Molte delle proteste sono organizzate da movimenti di contadini e minatori, fra i maggiori sostenitori di Castillo, ex maestro elementare e sindacalista nativo della regione rurale della Cajamarca. Nonostante questo alcuni movimenti di lavoratori delle aree rurali non hanno espresso esplicito appoggio all’ex presidente. Le istanze che invece uniscono tutti i dimostranti sono l’opposizione all’operato del Congresso, la richiesta di rinuncia di Boluarte e l’organizzazione di elezioni anticipate.


Castillo intanto rimane in carcere fino al giorno della prima udienza, che dovrebbe tenersi oggi. La richiesta dell’accusa che verrà esaminata dalla Corte suprema del Perù sono 18 mesi di carcere sia per l’ex presidente che per l’ex primo ministro Aníbal Torres, al momento latitante. I due ex capi di Stato e di governo sono accusati di “ribellione” e “cospirazione”, fra le altre cose.

Tre giorni fa sul profilo Twitter dell’ex presidente sono stati pubblicati una serie di suoi messaggi, con i quali Castillo ribadiva la sua “incondizionata fedeltà” al mandato popolare e la sua intenzione di “non rinunciare né abbandonare” le sue “alte e sacre funzioni“. Il Congresso ha votato a favore dell’impeachment contro Castillo in una votazione, la terza sul tema da quando l’ex presidente aveva assunto l’incarico, nel luglio 2021, che si è svolta poche ore dopo l’annuncio dello scioglimento dell’assemblea e di un “governo di emergenza” da parte dello stesso presidente.

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