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ROMA – “Il libro del generale Vannacci non l’ho letto, ho altre priorità di lettura”. Così alla Dire, a margine della conferenza stampa che ha tenuto a Modena per il Festivalfilosofia, Massimo Recalcati, ha risposto sulle polemiche seguite a questo testo che per taluni inciterebbe a linguaggi d’odio. A proposito di un possibile allarme sui linguaggi di odio nella società, Recalcati ha sottolineato: “Rappresentano un problema del nostro Paese- ha concluso lo psicoanalista- che riguarda la cultura pubblica, la scuola, i giornalisti. C’è un esercizio quantomeno di bullismo mediatico ormai incamerato come un’abitudine. Ci sono giornali che vivono di questo”.
‘Il trauma della parola, le parole come proiettili’ è il titolo della lezione magistrale che Massimo Recalcati ha portato al Festivalfilosofia. E ai giornalisti in sala stampa lo psicoanalista ha spiegato senza mezzi termini che “le parole traumatiche sono soprattutto quelle dei genitori e degli educatori che come proiettili colpiscono e lasciano tracce“. Un trauma è anche quello “delle parole che ci attendevamo e non sono mai arrivate”, perché “le parole hanno un potere generativo, quello di far esistere le cose. Se un amore non lo dichiari, non esiste”.
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