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Fragile ma reattiva: così l’Emilia-Romagna risponde al cambiamento climatico

La prima puntata di 'Adaptation', progetto giornalistico sul tema della convivenza con il climate change, comincia in Emilia-Romagna, e con l'aiuto di Hera si focalizza sul tema dell'acqua

Pubblicato:14-12-2020 15:19
Ultimo aggiornamento:14-12-2020 16:52

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BOLOGNA – “Fragile”, ma proprio per questo più reattiva rispetto ad altri territori italiani nel mettere in campo azioni di contrasto e adattamento al cambiamento climatico. Non è un caso, dunque, che inizi dall’Emilia-Romagna il viaggio in Italia di ‘Adaptation’, un progetto giornalistico focalizzato sul tema della convivenza con il climate change articolato in una serie di webdoc che racconteranno cosa accade in Italia, regione per regione. “L’Emilia-Romagna è fragile dal punto di vista idrogeologico, come dimostra l’esondazione del Panaro della scorsa settimana. Tuttavia, si è mossa subito firmando un piano di adattamento già nel 2018”, osserva Luca Salice, di The Trip, l’agenzia che affianca il team di Adaptation nella realizzazione del progetto, che nella prima puntata si è focalizzato, grazie all’aiuto di HERA, sul tema dell’acqua (le prossime puntate saranno su Trentino e Calabria).

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Foto credit @Marco Merola

Una questione centrale in prospettiva di fenomeni climatici sempre più estremi, con piogge meno frequenti, ma più intense che aumenteranno i periodi di siccità. “Dovremo essere in grado di avere un sistema che riesce a mantenere le sue abitudini a fronte di una diminuzione della disponibilità di acqua del 20-30%. Dovremo saperci adattare, senza catastrofismi, ma mettendo in campo azioni quotidiane che stimolino un utilizzo consapevole di questa risorsa”, spiega Stefano Venier, l’amministratore delegato della multiutility che sta concentrando molti dei suoi sforzi (100 milioni di investimenti all’anno nel settore idrico) nel recupero e riutilizzo delle acque reflue principalmente in agricoltura.

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“In aree del mondo dove da sempre si fanno i conti con la scarsità d’acqua, si arriva ad utilizzare la stessa goccia d’acqua fino a 10 volte. Per noi sarebbe un grande risultato riuscire a utilizzarla almeno due volte. Prendendo l’acqua in uscita dai depuratori per usarla in agricoltura per ora siamo riusciti a recuparne il 4%”, spiega Venier. Fra le esperienze emiliano-romagnole raccontate da Adaptation, c’è l’impianto di depurazione delle acque reflue di Bologna (Idar), il più grande tra quelli gestiti da HERA. Al servizio di un bacino complessivo di quasi un milione di persone, l’Idar è in grado di recuperare 7,5 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno, corrispondenti ai consumi di una cittadina di circa 180.000 abitanti. L’impianto è al centro di un progetto di riuso delle acque depurate, che vengono continuamente immesse nel Navile e nel Savena Abbandonato, garantendone la portata anche nei periodi di siccità. Tra i progetti approfonditi da Adaptation anche il Piano di salvaguardia della balneazione di Rimini, il più grande intervento di risanamento fognario realizzato in Italia negli ultimi vent’anni, con l’obiettivo di eliminare gli sversamenti a mare e proteggere al tempo stesso, l’ambiente e la spiccata vocazione turistica dell’economia locale. Del resto, i cambiamenti climatici avranno un impatto non solo ambientale, ma anche economico, con un calo del Pil mondiale che aumentare con il crescere delle temperature globali.

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Foto credit @Marco Merola

“In Italia si stima che solo per il turismo la perdita della ricchezza sarà del 15% con una variazione della temperatura entro il limite dei 2 gradi”, evidenzia Stefano Pareglio, docente di Economia all’Università Cattolica di Milano. Se in Emilia-Romagna si sta facendo tanto, in altre parti del Paese la situazione appare meno rosea, nota il team di Adaptation. L’Italia versa in uno stato di crisi idrica strutturale, causata da numerosi e concomitanti fattori: eccessivo water footprint, perdite nelle reti, condizioni climatiche sempre più estreme, spreco della risorsa e mancato o insufficiente riuso. Secondo recenti studi mancherebbero all’appello 23,4 miliardi di metri cubi d’acqua. Vale a dire una quantità pari a quella contenuta nel lago di Como. E nel 2020 stiamo sperimentando la peggiore crisi di siccità mai verificatasi negli ultimi 60 anni. “In Emilia-Romagna stiamo realizzando un progetto per la piantumazione di 4,5 milioni di alberi, molto importante per il contrasto al cambiamento climatico. Ogni azione che metteremo in campo dovrà essere interdisciplinare e connessa alle altre, dal piano dell’energia al piano dell’acqua, al piano dei rifiuti al piano dell’aria, tutto questo significa lavorare con le nostre imprese e con i nostri gestori. La sfida si vince lavorando tutti insieme”, conclude l’assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo.

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