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Quartapelle: “Al fianco dell’Iraq, per ricostruire”

ROMA - "Dall'esperienza del 2003 abbiamo imparato che

Pubblicato:14-02-2017 18:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:54

crosetto difesa
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ROMA – “Dall’esperienza del 2003 abbiamo imparato che non bisogna sostituirsi ma affiancarsi, dando seguito alle richieste della società e delle istituzioni locali”: Lia Quartapelle, capogruppo del Partito democratico alla commissione Affari esteri della Camera dei deputati, è rientrata oggi dall’Iraq.

Con la DIRE parla di una missione affrontata insieme con Giuseppe Romanini, Pia Locatelli e altri parlamentari dell’Intergruppo di amicizia Italia-Kurdistan. Da Erbil a Lalish, la capitale religiosa delle comunità yazida, nell’Iraq dilaniato dalla guerra che però già s’interroga sul futuro da costruire dopo la sconfitta dello Stato islamico. “Daesh ha creato una ferita nella vita politica del Kurdistan“, sottolinea Quartapelle: “In questo modo ha però messo i presupposti per una relazione più positiva con il governo di Baghdad e tra i partiti locali, rafforzando la consapevolezza che ci sia una questione del ‘dopo’ tutta da affrontare”.


Della ferita dicono i numeri. “Gli yazidi erano 600 mila e ora la metà sono sfollati, i cristiani erano 60 mila e adesso sono rimasti appena 10 mila”, sottolinea Quartapelle. Con i rappresentanti del governo regionale del Kurdistan e poi a Lalish, nell’incontro con il principe e il Consiglio delle comunità yazide, la delegazione italiana ha discusso di terrorismo, alleanze regionali, rapporti tra etnie e culture. “Al centro c’è sempre stato il tema della ricostruzione e della riconciliazione“, aggiunge la deputata, convinta che l’Italia un suo contributo lo stia dando: “La nostra presenza e la nostra azione per il contrasto a Daesh sono riconosciuti, si tratti della missione Prima Parthica per l’addestramento dei combattenti peshmerga o della protezione dei lavori di restauro della diga di Mosul”.

Impegni per il futuro, che non cancellano la richiesta di giustizia. Centrale negli incontri con i rappresentanti yazidi, ai quali è stato consegnato il testo della mozione del parlamento italiano che riconosce le stragi del 2014 come genocidio. “Mi aspettavo un incontro drammatico ma c’era un’atmosfera differente”, spiega Quartapelle: “Hanno raccontato di aver subito ben 74 ondate di violenze e tentativi di genocidio, e che questa è la prima volta che c’è un riconoscimento internazionale“.

A muoversi in effetti non è solo il parlamento italiano, impegnato affinché il caso yazida giunga sul tavolo della Corte penale internazionale e i responsabili possano essere puniti. E alle mozioni approvate in altri Paesi europei, a partire dalla Germania, si aggiunge la spinta del governo del Kurdistan. “Anche se l’Iraq non riconosce la giurisdizione della Cpi e quindi non può chiedere un deferimento del caso yazida” sottolinea Quartapelle, “a Erbil stanno contribuendo con la raccolta di prove e documenti”. Una pressione esercitata da più parti, dunque. Essenziale, dice la deputata, per “ricostruire un tessuto nazionale ed evitare nuovi contrasti etnici”.

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