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I nefrologi: “Bene la proposta di screening sulla malattia renale cronica nelle farmacie”

Per il presidente della Società italiana di Nefrologia, Stefano Bianchi, "è fondamentale la diagnosi precoce della malattia renale cronica, che colpisce tre milioni di italiani"

Pubblicato:13-12-2023 18:16
Ultimo aggiornamento:13-12-2023 18:16
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ROMA – “La Malattia Renale Cronica (MRC) rappresenta una priorità per la salute pubblica: il 10-15% della popolazione mondiale vive oggi con questa patologia e il numero totale di pazienti nel mondo supera gli 850 milioni, 95% dei quali con malattia non in fase dialitica, ossia il doppio dei pazienti con diabete mellito e venti volte in più dei pazienti con neoplasia. In Italia è stata stimata una prevalenza di MRC di circa il 7%, simile nei due sessi, che aumenta progressivamente all’aumentare dell’età, raggiungendo il 17% nella popolazione anziana. Queste prevalenze corrispondono a circa 3 milioni di pazienti con MRC in Italia”. Così il presidente della Società Italiana di Nefrologia, Stefano Bianchi, intervistato dalla Dire, accoglie con favore l’emendamento al Ddl Bilancio che prevede un programma sperimentale di screening nazionale della Malattia Renale Cronica nelle farmacie (per il triennio 2024-2026), presentato dalla senatrice del Movimento 5 Stelle, Elisa Pirro. 

Stefano Bianchi

Il progetto, per cui è autorizzata la spesa di 200mila euro annui, è rivolto in particolare  alla popolazione di età superiore ai 18 anni che presenti almeno una patologia tra diabete mellito, ipertensione arteriosa, malattia cardiovascolare o cerebrovascolare, obesità, attraverso il coinvolgimento su base volontaria delle farmacie pubbliche e private aperte al pubblico. “È importante avviare uno screening nazionale sulla MRC perché questa malattia nel nostro Paese ha una prevalenza elevata e solo una piccola parte ne è consapevole- spiega Bianchi- le Malattie Renali Croniche, infatti, sono silenziose e asintomatiche fino agli stadi più avanzati, quando la possibilità di curarle è ancora presente ma decisamente minore rispetto alla possibilità che abbiamo di curarle in modo adeguato quando diagnosticate precocemente. Purtroppo le MRC danno sintomi che richiamano l’attenzione del paziente solo quando la malattia è in quelle condizioni nelle quali poi il ricorso alla terapia sostitutiva, alla dialisi o al trapianto, sono non l’unico ma il più importante provvedimento che si può prendere, con un impatto pesantissimo da un punto di vista del coinvolgimento di chi è ammalato ma anche della sua famiglia”. 

È da evidenziare che tra il 1990 e il 2017 la prevalenza globale della MRC è aumentata del 29%, soprattutto a causa dell’aumento dell’età media, ipertensione e diabete, e in parallelo è cresciuta la mortalità ad essa correlata (incremento del 41%). Oggi la MRC rappresenta la 16ima causa di morte a livello globale, con una proiezione al quinto posto nelle cause di morte nel 2040. Per i ‘sopravvissuti’, la storia naturale porta alla dialisi o al trapianto renale; gli ultimi dati del registro europeo di dialisi e trapianto mostrano come l’incidenza in dialisi nelle ultime tre decadi sia cresciuta del 43%. Quanto ai costi della malattia, inoltre, è da considerare che rallentare la progressione della MRC consente un significativo risparmio della spesa sanitaria; i costi economici della MRC in fase dialitica, infatti, sono e diventeranno sempre di più insostenibili per il Servizio sanitario nazionale, con 50mila euro/anno per paziente in dialisi, ossia 2.5 miliardi euro/anno (in Italia ci sono 50mila pazienti in dialisi). Pertanto, circa il 2% dell’intero budget del SSN è riservato allo 0,1% della popolazione. “Il nostro sistema sanitario nazionale- commenta il presidente della SIN- spende oltre il 3% delle sue risorse per assicurare in maniera adeguata una terapia, con dialisi o trapianto, alla quale dovremmo arrivare sempre meno investendo su una diagnosi precoce”. 


Purtroppo non tutti i pazienti con Malattia Renale Cronica in stadio finale, in dialisi o meno, possono però accedere al trapianto renale, perché per poterlo fare è “necessario che esistano tutta una serie di presupposti e vanno fatte delle indagini- spiega ancora Bianchi- si propone quindi al paziente l’inserimento in lista d’attesa, ma in Italia abbiamo 6mila pazienti che attendono un trapianto renale e ne facciamo soltanto 2mila all’anno, con un grande livello di qualità, però non riusciamo ancora a rispondere al legittimo desiderio di chi può fare il trapianto”. Una diagnosi precoce, oltre a portare ad un significativo risparmio per il SSN, è possibile grazie a semplici esami che si possono effettuare ovunque, anche in farmacia. “Con test di facile effettuazione oggi è possibile evidenziare la presenza di un problema renale– sottolinea il presidente Bianchi- per cui si può indirizzare il paziente verso un percorso che vede naturalmente il medico di medicina generale come attore fondamentale e successivamente, quando necessario, il nefrologo per mettere in atto tutti quei provvedimenti che oggi, anche grazie a nuove e straordinarie opportunità terapeutiche, permettono di rallentare la progressione del danno renale e ridurre le condizioni che ad essa si associano”. 

Le farmacie, intanto, rappresentano un presidio territoriale fondamentale, che “negli ultimi anni, dopo l’esperienza del Covid, hanno allargato tutta una serie di servizi che hanno messo a disposizione del cittadino per la diagnosi precoce o l’esecuzione di accertamenti sanitari, di forte supporto al Servizio sanitario nazionale. Le farmacie, quindi, sono un luogo dove è possibile effettuare anche un preliminare screening della Malattia Renale Cronica. E questa- sottolinea Bianchi- è un’opportunità della quale la Società Italiana di Nefrologia crede molto ed è determinata a portare avanti. In questo senso noi abbiamo accolto con grande favore l’emendamento alla legge di Bilancio proposto dalla senatrice Pirro, perché potrebbe portare, a fronte di un impegno economico veramente modesto, direi quasi irrisorio (600mila euro in tre anni), dei risultati benefici in primis alla salute dei pazienti ma anche agli aspetti economici del nostro sistema sanitario nazionale”, conclude. 

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