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Regime forfettario: cos’è e come funziona

È una formula riservata a quanti lavorano sì in autonomia, ma detengono un reddito piuttosto ridotto

Pubblicato:13-06-2023 18:32
Ultimo aggiornamento:14-06-2023 16:26
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regime forfettario_lavoratore autonomo
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ROMA – Il regime forfettario è una forma di reddito e tassazione specifica per chi ha partita IVA. La sua introduzione è piuttosto recente e risale per l’esattezza al 1° gennaio 2015, con l’entrata in vigore della Legge di Stabilità. È una formula riservata a quanti lavorano sì in autonomia, ma detengono un reddito piuttosto ridotto.

Si tratta di un regime fiscale che implica una semplificazione per quanto riguarda l’IVA a livello contabile, dal momento che permette quella nota come “determinazione forfettaria del reddito”. Cosa vuol dire? Parliamo del fatto che le imposte vengono unificate in una soltanto, la quale va a sostituire quelle previste a livello ordinario.
Per via di queste sue caratteristiche, il regime forfettario è la soluzione ottimale per quei lavoratori autonomi che hanno una professione in forma individuale o lavorano nell’arte, a patto che rispettino i requisiti stabiliti dalla legge e non si trovino a incorrere in fattori che comportino un’esclusione. Pertanto, l’applicazione di questo regime fiscale non risulta temporanea, in quanto il suo verificarsi è legato all’adempimento di determinati requisiti oggettivi e soggettivi e può accompagnare la persona per tutti gli anni che lo desidera.

Questa è solo una panoramica generale di cos’è e come funziona il regime forfettario ma sono tante le domande rimangono aperte. A cominciare da come funziona il pagamento delle imposte, a fronte della scadenza imminente del 30 giugno.


Regime forfettario: cos’è esattamente

Cominciamo con il definire con maggiore precisione cosa si intende per regime forfettario. Con tale espressione si fa riferimento a una forma di regime semplificato per quanto riguarda la tassazione dei redditi percepiti da un lavoratore autonomo o ai redditi di un’impresa che prevede l’applicazione di un’imposta unica pari al 15%.
L’imposta viene applicata al reddito imponibile, che si calcola a partire dai ricavi e compensi effettivamente incassati moltiplicati per il coefficiente di redditività, un valore associato al codice ATECO scelto per la propria attività.

Dal 1° luglio dell’anno scorso, i contribuenti in regime forfettario che nell’anno precedente hanno percepito ricavi o compensi superiori a 25.000€ devono emettere fattura elettronica.
Questo obbligo si estenderà a tutti gli altri forfettari, indipendentemente dal reddito, il 1° gennaio del 2024.

Quali sono i requisiti del regime forfettario

Il requisito prioritario per accedere al regime forfettario è quello di aprire una partita IVA e di farlo come imprenditori individuali o professionisti. Il reddito non può superare gli 85.000 euro annui; fino allo scorso anno il limite era pari a 65.000 euro annui.

Ci sono dei fattori che portano a escludere l’accesso anche a queste categorie di persone.
Vediamo insieme quali sono i soggetti non hanno diritto al regime forfettario:

  • Coloro che hanno una partecipazione in società di persone, associazioni, imprese di tipo familiare.
  • Coloro che hanno un controllo diretto di società srl o in attività economiche che rimandano alle prestazioni conseguite con il regime forfettario.
  • Professionisti che operano con attività riconducibile a un datore di lavoro, anche nel caso vi fossero stati rapporti nei due periodi che hanno preceduto l’imposta.
  • Persone che hanno conseguito l’accesso a regimi speciali rispetto all’IVA nonché ai regimi forfetari di determinazione rispetto al reddito.
  • Soggetti che non risultano residenti in Italia, con l’eccezione dei residenti nell’UE o in uno stato che aderisce all’Accordo sullo Spazio economico dello Stato italiano, redditi i quali vanno a costituire minimo il 75% del reddito complessivo.
  • Soggetti il cui reddito deriva soprattutto da cessioni di fabbricati, porzioni degli stessi, da mezzi di trasporto nuovi o da terreni edificabili.

Questo tipo di persone, non potendo accedere al regime forfettario, devono optare per il regime ordinario, oppure semplificato.

Le scadenze delle imposte nel regime forfettario

Per quanto riguarda la scadenza delle imposte ci sono due date da ricordare, una delle quali, come abbiamo avuto modo di accennare all’inizio, è imminente: cade il 30 giugno.
L’altra, invece, incorre il 30 novembre. Questo tipo di scadenze non subiscono variazioni da un anno all’altro.
Perché si ha una scadenza semestrale? La suddivisione dei contributi è predisposta in questo modo:

  • Il 30 giugno avviene il saldo dell’imposta sostitutiva relativa al 2022 e il primo acconto per l’anno corrente 2023.
  • Il 30 novembre avviene il secondo acconto dell’imposta sostitutiva per l’anno in corso 2023.

I professionisti con regime forfettario sono inoltre tenuti al versamento dei contributi previdenziali.

La loro entità e relativa scadenza è diversa a seconda della categoria professionale di appartenenza, suddivisibile secondo tre raggruppamenti:

  • Lavoratori con una cassa previdenziale inerente all’ordine professionale di riferimento (ingegneri, architetti, medici, ecc. ecc.). Per le informazioni occorre informarsi presso l’ordine.
  • Professionisti che non hanno una particolare cassa previdenziale. Viene attuata la “gestione separata” direttamente presso INPS.

La terza categoria è quella di commercianti e artigiani. I contributi vanno versati alle gestioni relative dell’INPS. Le scadenze previste sono quattro: 16 febbraio, 16 maggio, 20 agosto e 16 novembre.

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