ROMA – Il regime forfettario è una forma di reddito e tassazione specifica per chi ha partita IVA. La sua introduzione è piuttosto recente e risale per l’esattezza al 1° gennaio 2015, con l’entrata in vigore della Legge di Stabilità. È una formula riservata a quanti lavorano sì in autonomia, ma detengono un reddito piuttosto ridotto.
Si tratta di un regime fiscale che implica una semplificazione per quanto riguarda l’IVA a livello contabile, dal momento che permette quella nota come “determinazione forfettaria del reddito”. Cosa vuol dire? Parliamo del fatto che le imposte vengono unificate in una soltanto, la quale va a sostituire quelle previste a livello ordinario.
Per via di queste sue caratteristiche, il regime forfettario è la soluzione ottimale per quei lavoratori autonomi che hanno una professione in forma individuale o lavorano nell’arte, a patto che rispettino i requisiti stabiliti dalla legge e non si trovino a incorrere in fattori che comportino un’esclusione. Pertanto, l’applicazione di questo regime fiscale non risulta temporanea, in quanto il suo verificarsi è legato all’adempimento di determinati requisiti oggettivi e soggettivi e può accompagnare la persona per tutti gli anni che lo desidera.
Questa è solo una panoramica generale di cos’è e come funziona il regime forfettario ma sono tante le domande rimangono aperte. A cominciare da come funziona il pagamento delle imposte, a fronte della scadenza imminente del 30 giugno.
Cominciamo con il definire con maggiore precisione cosa si intende per regime forfettario. Con tale espressione si fa riferimento a una forma di regime semplificato per quanto riguarda la tassazione dei redditi percepiti da un lavoratore autonomo o ai redditi di un’impresa che prevede l’applicazione di un’imposta unica pari al 15%.
L’imposta viene applicata al reddito imponibile, che si calcola a partire dai ricavi e compensi effettivamente incassati moltiplicati per il coefficiente di redditività, un valore associato al codice ATECO scelto per la propria attività.
Dal 1° luglio dell’anno scorso, i contribuenti in regime forfettario che nell’anno precedente hanno percepito ricavi o compensi superiori a 25.000€ devono emettere fattura elettronica.
Questo obbligo si estenderà a tutti gli altri forfettari, indipendentemente dal reddito, il 1° gennaio del 2024.
Il requisito prioritario per accedere al regime forfettario è quello di aprire una partita IVA e di farlo come imprenditori individuali o professionisti. Il reddito non può superare gli 85.000 euro annui; fino allo scorso anno il limite era pari a 65.000 euro annui.
Ci sono dei fattori che portano a escludere l’accesso anche a queste categorie di persone.
Vediamo insieme quali sono i soggetti non hanno diritto al regime forfettario:
Questo tipo di persone, non potendo accedere al regime forfettario, devono optare per il regime ordinario, oppure semplificato.
Per quanto riguarda la scadenza delle imposte ci sono due date da ricordare, una delle quali, come abbiamo avuto modo di accennare all’inizio, è imminente: cade il 30 giugno.
L’altra, invece, incorre il 30 novembre. Questo tipo di scadenze non subiscono variazioni da un anno all’altro.
Perché si ha una scadenza semestrale? La suddivisione dei contributi è predisposta in questo modo:
I professionisti con regime forfettario sono inoltre tenuti al versamento dei contributi previdenziali.
La loro entità e relativa scadenza è diversa a seconda della categoria professionale di appartenenza, suddivisibile secondo tre raggruppamenti:
La terza categoria è quella di commercianti e artigiani. I contributi vanno versati alle gestioni relative dell’INPS. Le scadenze previste sono quattro: 16 febbraio, 16 maggio, 20 agosto e 16 novembre.
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