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L’Aquila, aggredita in ospedale la psichiatra Pacitti: femore rotto, prognosi di 90 giorni

La Società Italiana di Psichiatria: "Gravi le dinamiche dell'episodio, non sono i medici a dover avere in custodia le persone violente"

Pubblicato:13-02-2024 14:03
Ultimo aggiornamento:13-02-2024 14:29
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ospedale san salvatore l'aquila
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ROMA – Un trentenne, condotto sabato pomeriggio all’ospedale de L’Aquila dalle forze dell’ordine dopo aver aggredito i familiari sotto l’effetto di un mix di cocaina e cannabinoidi, ha dapprima minacciato i sanitari di morte, poi, fingendo di salutare la fidanzata, si è scagliato inaspettatamente contro la psichiatra consulente in servizio, sferrandole un calcio che ne ha determinando una grave frattura di femore. La vittima è la professoressa Francesca Pacitti.

L’uomo, sotto l’effetto di cocaina a marijuana, come hanno confermato le analisi eseguite, presentava un comportamento aggressivo e violento, in assenza di altri sintomi psicopatologici, ma anziché essere tratto immediatamente in arresto è stato condotto presso il Pronto Soccorso e ricoverato in psichiatria. “Questo episodio appare particolarmente grave per le dinamiche in cui si è svolto, a nemmeno un anno di distanza dalla morte di Barbara Capovani- denuncia la Società Italiana di Psichiatria per voce della presidente Emi Bondi-. Siamo nuovamente di fronte a ciò che come SIP denunciamo da tempo: con la Legge 81, e con l’incremento di condotte deviate legate al massiccio uso di stupefacenti e al disagio sociale crescente, si sta assistendo a una progressiva delega alla Sanità in generale, e alla psichiatria in particolare, del ruolo di custodia e cura di persone violente. Che può essere pertinente per i pazienti psichiatrici che commettono reati in conseguenza delle alterazioni psichiche provocate dalla malattia, ma non lo è in tutte quelle situazioni di aggressività e violenza come espressione di devianza. Vogliamo farci portavoce presso le Istituzioni della richiesta di maggiore tutela sui luoghi di lavoro e di azioni concrete, anche mirate a una distinzione delle mansioni tra ordine pubblico e cura”. 

“Oltre il danno anche la beffa- spiega il presidente della SIP sezione Abruzzo-Molise (SIPSAM) Vittorio Di Michele- a conferma che troppo spesso ci si dimentica che i servizi psichiatrici sono luoghi di cura e non ambienti di custodia e di controllo sociale, dunque inadeguati a questo scopo. Insomma, ancora una volta si demanda alla psichiatria la gestione della violenza e della sicurezza, e un compito di custodia che non è in grado di svolgere in quanto disciplina medica. I Dipartimenti di Salute Mentale non possono essere la ‘discarica’ dei violenti, dei tossicodipendenti, di coloro che cercano benefici secondari derivanti da diagnosi fittizie. Gli psichiatri abruzzesi auspicano di collaborare con forze dell’ordine sempre nel rispetto delle reciproche competenze”.


“È ora di cambiamenti seri- continua la dr.ssa Patricia Giosuè, Segretaria SIPSAM- nell’ottica di garantire maggiore sicurezza e prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori della salute mentale, in questo momento difficile per la nostra Regione, che soccombe sotto il peso della derubricazione dei servizi pubblici e del sottodimensionamento del personale, notevolmente di sotto degli standard. Basta leggere il rapporto del Ministero della Salute e il grafico sotto riportato ove l’Abruzzo registra una dotazione di personale al di sotto dello standard italiano previsto che per è = 6,7 operatori/10.000 abitanti residenti”. La SIP Nazionale e la sua Sezione Abruzzo-Molise esprimono “piena vicinanza alla Past President della Sezione regionale della SIP, prof.ssa Francesca Pacitti, che cadendo a terra ha riportato una grave frattura del femore con prognosi di 90 giorni, e ai colleghi coinvolti negli avvenimenti di violenza a L’Aquila”.

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