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Un ponte per … unire i bambini siriani e giordani

Per i minori giordani e rifugiati siriani ecco i progetti 'Ibtisam' e 'Masdaraty ahla'

Pubblicato:13-02-2018 13:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:28
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ROMA – Ristrutturare le scuole, favorire l’inclusione di minori disabili, educare donne e ragazze all’autodifesa. Per i minori giordani e rifugiati siriani, i progetti ‘Ibtisam’ e ‘Madrasati ahla’ (in arabo, ‘Sorriso’ e ‘La mia scuola è più bella’) si pongono questi e altri obiettivi. Il primo si è concluso questo mese, mentre il secondo è ancora in corso, ed entrambi sono stati finanziati dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) e realizzati dall’ong italiana ‘Un ponte per…’. ‘Ibtisam’ ha ristrutturato e messo a norma due scuole, una nel distretto di Sahab (Amman) e l’altra nel governatorato di Irbid.

Nei due istituti ‘Khawla Bint al-Azuar’ e ‘Hawara’ le condizioni di studio sono migliorate per “oltre 2.130 bambini siriani e giordani”

“Parallelamente, 264 tra insegnanti e psicologi di otto scuole sono stati formati, insieme a 28 formatori del ministero dell’Educazione giordano, per sostenere a livello psico-sociale i minori” prosegue il comunicato: “Il personale scolastico è stato formato per individuare eventuali disordini da stress post-traumatico tra gli alunni e sostenerli”, attraverso il pacchetto ‘Salute mentale nelle scuole’ dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ora, spiega all’Agenzia DIRE la responsabile della comunicazione dell’ong in Giordania, Annamaria Bianco, il lavoro di ‘Ibtisam’ prosegue con ‘Madrasati ahla’ nei villaggi giordani di Kufr Assad, Qom e Der Essaneh. “Il nuovo progetto ha introdotto una novità” spiega Bianco: “Un corso di auto-difesa con SheFighter, la palestra fondata da Lina Khalife che punta al coinvolgimento finale di 118 studentesse di età compresa fra i sei e i 13 anni e 18 insegnanti donne negli incontri”.

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Dietro il concetto di difesa personale c’è infatti molto altro

Il training è stato pensato per la riduzione della violenza nelle scuole ristrutturate dal progetto, che include anche “attività di educazione non formale” e per l’inclusione dei ragazzi disabili e, “campagne radio di sensibilizzazione sui rischi connessi all’abbandono scolastico” spiega Bianco. Alle maestre “sarà poi lasciato il compito di continuare gli allenamenti con le allieve” conclude la responsabile: “Sembrano seriamente intenzionate a continuare. Dietro il concetto di difesa personale c’è infatti molto altro: ci sono storie di autodeterminazione, storie di ricerca di conoscenza dei propri limiti e delle proprie possibilità, di equilibrio con il proprio corpo, ma anche il semplice desiderio di mettersi in gioco o di provare qualcosa di diverso”. Il programma ‘Madrasati ahla’, in corso da agosto e previsto inizialmente fino al prossimo aprile, sarà esteso fino a giugno grazie a un finanziamento dell’ambasciata australiana ad Amman.


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