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ROMA – Oggi è la notte di Santa Lucia. La santa non vedente che porta i doni ai bambini con un carretto e con il suo fidato aiutante asinello la notte tra il 12 e il 13 dicembre. E per buona parte del Nord Italia (il Veneto ad esempio, ma anche ampie parti di Lombardia ed Emilia-Romagna), la vera festa di Natale non è il 25 dicembre, la vera celebrazione imperdibile è il 13 dicembre, con la leggenda di Santa Lucia. Chi cresce con questa leggenda nel cuore, non la dimentica. E la tramanda ai proprio figli con altrettanta passione. Ed è per questo, probabilmente, che ancora oggi resta una tradizione fortemente radicata nel cuore di tanti bambini.
In alcune regioni italiane, Santa Lucia prende proprio il posto di Babbo Natale. A lei, infatti, i bambini scrivono la letterina per richiedere i doni e preparano un piattino, con biscotti e vin santo, paglia e carota invece vengono messe per il suo asinello. Prima di dormire poi, tradizione vuole che si stenda sul pavimento un telo bianco dove verranno lasciati i regali.
In tutte le Regioni dove si festeggia la santa c’è un vero e proprio rito da seguire, partire dalla letterina da scrivere alla santa per chiedere i doni. Si comincia a inizio dicembre, con i bambini (ma anche i genitori che da bambini hanno vissuto questa leggenda, che la rivivono più intensamente che mai con i propri figli) che non dimenticano di suonare i campanelli per le vie delle città per “avvisare” tutti che la Santa sta girando con il suo asinello ed è alle prese con il ‘controllo’ dei bimbi, se sono stati buoni oppure no. E a volte, oltre al suono della campanella, la santa lascia anche qualche caramella sul davanzale. Che succede ai bimbi cattivi? Ricevono solo il carbone (un po’ come fa la Befana), mentre ai buoni invece arrivano i regali. Non c’è genitore che non faccia di tutto per vedere avverate le richieste che i bambini hanno scritto nella lettera indirizzata alla santa. Oltre che per tenersi liberi la mattina del 13 – tra ferie e permessi al lavoro- per ritagliarsi un momento di magia e aprire i regali insieme ai bambini.
bambini che aspettano il passaggio di Santa Lucia devono lasciare sul terrazzo fieno e acqua per l’asinello e qualcosa da mangiare (per lo più biscotti o vin santo) anche per la santa. In alcune zone d’Italia i bimbi fanno in modo di lasciare anche un telo o lenzuolo bianco, dove la santa possa lasciare i regali. E poi, regola importantissima, bisogna andare a dormire, il sonno è d’obbligo: i bambini sanno bene che chi è sveglio e per caso riesce a vedere la Santa riceverà una manciata di cenere negli occhi che gli impedirà non solo di vedere ma anche di ricordare la mattina dopo. La mattina poi, i bimbi troveranno i doni, e spesso anche un ‘stradina’ di caramelle e cioccolatini che dalla camera li conduce al posto dove la santa ha lasciato i regali.
Nel Trentino e nelle province di Udine, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Verona. È una tradizione che viene presa molto sul serio e rivendicata come più genuina e ‘autentica’ di quella di Babbo Natale. Sul web si trovano anche testi ironici, dove ad esempio si fa notare che di santa Lucia non c’è stata nessuna brandizzazione (non ci sono costumi per travestirsi da santa o maglioni con stampata la sua immagine) e che la santa, pur non avendo una slitta potente e un villaggio di elfi a darle una mano, può comunque tutto. E anche non vedente, con l’aiuto di un solo asinello e di un carretto sgangherato, può portare qualunque dono ai bambini che credono in lei.
Lucia nasce a Siracusa verso la fine del III secolo in una ricca famiglia. Molto presto la ragazza avverte la chiamata del Signore al quale fa voto di castità. La madre, Eutichia, ignorando tutto ciò la promette però ad un giovane patrizio. Nel frattempo le condizioni di salute della donna, da tempo ammalata, iniziano a peggiorare e così Lucia decide di recarsi in pellegrinaggio a Catania per chiedere la grazia a Sant’Agata. Inginocchiatasi davanti il sepolcro della Santa, quest’ultima le appare di fronte chiedendole di mantenere il suo voto di castità. Subito dopo Eutichia guarisce e Lucia capisce che deve raccontare tutto a sua madre. La ragazza dona quindi tutti i suoi averi ai poveri e inizia a dedicarsi ai più bisognosi. Il promesso sposo però non si rassegnò a perderla e decise di denunciarla al tribunale dell’impero romano. Sono questi infatti gli anni delle persecuzioni cristiane ad opera dell’imperatore Diocleziano. Lucia viene quindi arrestata, ma non rinnega la sua fede neanche quando le dicono che sarebbe stata mandata a prostituirsi. Inizia quindi la tortura della ragazza che termina il 13 dicembre del 304 con la sua decapitazione, o come è si legge in alcuni testi latini, a causa di un coltello conficcato in gola.
Secondo la leggenda Lucia, consapevole del fatto che i suoi occhi avevano fatto innamorare il suo promesso sposo (e quindi erano fonte di peccato) decise di strapparli via e inviarli al suo fidanzato. Un paio di occhi ancora più belli le vennero presto restituiti dal Signore. Sarebbe questa la ragione per cui viene spesso ritratta con un piattino in mano contenente due occhi. Il motivo per il quale è proprio lei la protettrice della vista è però probabilmente legato al suo nome: Lucia, da latino Lux, ossia Luce.
Secondo i detti popolari inoltre “la notte di Santa Lucia è la più lunga che ci sia“. Ciò però è solo parzialmente corretto: prima dell’introduzione del Calendario Gregoriano effettivamente il 13 dicembre era il giorno con meno ore di sole di tutto l’anno. Con l’introduzione del nuovo calendario però c’è stato uno slittamento di circa una settimana, per cui ora la notte più lunga dell’anno è il 21 dicembre.
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