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VIDEO | Il mondo in fiamme: ecco i cinque incendi più devastanti del 2019

Copernicus atmosphere monitoring service (CAMS): sono circa 6.375 milioni le tonnellate di CO2 rilasciate nell'atmosfera da incendi avvenuti nel 2019

Pubblicato:12-12-2019 17:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:45

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ROMA – Circa 6.375 milioni di tonnellate di CO2 sono stati rilasciati nell’atmosfera da incendi avvenuti tra il Primo gennaio e il 30 novembre 2019. Così il Copernicus atmosphere monitoring service (CAMS) fornito dalla costellazione di satelliti europei Copernicus e da una vasta rete di punti di osservazione.

Molti di questi roghi hanno fatto notizia in tutto il mondo come gli incendi in Amazzonia, in Indonesia, nell’Artico e nella boscaglia australiana, segnala Cams Copernicus, “ma anche alcuni incendi meno noti hanno avuto un effetto significativo sull’ambiente e sulla qualità dell’aria, tra cui quelli in Colombia, Venezuela, Siria e Messico”.

Per il 2019, il Copernicus atmosphere monitoring service (CAMS) mette sotto la lente in particolare cinque casi di incendi a livello globale.


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INCENDI E INSICUREZZA ALIMENTARE IN SIRIA

Gli incendi in Siria durante la primavera e l’inizio dell’estate hanno bruciato vaste aree coltivate, causando preoccupazione per l’insicurezza alimentare che ne deriva. Mentre alcuni incendi si sono verificati vicino alla prima linea degli scontri armati, sono stati segnalati incendi in diverse altre regioni del Paese, tra cui quelli a campi di grano e orzo nella fertile provincia di Hassakeh.

Come riportato da CAMS, la potenza totale del Fire radiative power (FRP, misura l’energia radiante rilasciata per unità di tempo dalla vegetazione che brucia, misurando la biomassa anadata in fumo, ndr) rilevata in Siria dal 10 maggio al 5 giugno è stata di gran lunga superiore alla media 2003-2018.

Le condizioni di caldo e secco, a causa della temperatura superficiale sopra la media a fine maggio, hanno facilitato l’avvio e la diffusione rapida degli incendi, oltre a ostacolarne la soppressione.

NEL CIRCOLO POLARE ARTICO INCENDI SENZA PRECEDENTI

A partire da giugno 2019, gli incendi del Circolo polare artico sono stati senza precedenti in termini di posizione, scala e durata, con il conseguente rilascio di 182 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera.

Questi incendi si sono verificati in tutto il circolo polare artico nella Repubblica di Sakha in Siberia e in Alaska per un periodo prolungato tra giugno e agosto. Gli scienziati CAMS hanno monitorato oltre 100 incendi nella regione, principalmente causati da condizioni insolitamente calde e secche nella regione.

La tipica stagione degli incendi nelle foreste boreali e nel circolo polare artico è tra maggio e settembre, ma è stato insolito registrare così tanti incendi e di questa portata e durata nel circolo polare artico a giugno.

IN INDONESIA MIGLIAIA DI ACRI DI TERRA IN FIAMME

I violenti incendi in Indonesia sono stati uno degli eventi più intensi in quasi due decenni. Si stima che gli incendi indonesiani, iniziati ad agosto, abbiano rilasciato almeno 708 milioni di tonnellate di CO2 fino alla fine di novembre 2019.

Gli incendi sono stati principalmente causati dalla combustione di torbiere ricche di carbonio e più asciutte rispetto alle condizioni medie. Ciò che inoltre si distingue è che l’intensità di fuoco totale giornaliera è stata superiore alla media degli ultimi 16 anni.

Migliaia di acri di terra ecologicamente significativa sono stati bruciati, causando una foschia tossica, minacciando la salute della popolazione locale, nonché le foreste naturali e la fauna selvatica.

Fortunatamente, l’intensità del fuoco e il volume delle emissioni hanno iniziato a diminuire a ottobre e sono scesi ai 48 milioni di tonnellate di CO2 stimati nelle prime due settimane di novembre. La ragione è stata la pioggia caduta nel sud del Kalimantan fino a ottobre, anche se alcuni incendi sono proseguiti nel sud di Sumatra.

IL FUMO DEGLI INCENDI IN AUSTRALIA ARRIVA FINO IN SUDAMERICA

I dati CAMS hanno mostrato che gli incendi boschivi australiani, iniziati a settembre e cresciuti in intensità all’inizio di novembre, sono in alcune regioni senza precedenti rispetto ai 16 anni precedenti, causando diffusi problemi di qualità dell’aria.

Il Nuovo Galles del Sud ha risentito in modo significativo e anche il Queensland, con il fuoco che ha trasformato il giorno in notte in alcune aree. Il fumo è stato successivamente trasportato oltre la Nuova Zelanda e l’Oceano Pacifico meridionale, arrivando fino al Sud America.

Il livello di particolato molto elevato ha indotto un certo numero di regioni australiane a dichiarare lo stato di emergenza. Non è stata la prima volta quest’anno che le regioni australiane hanno sofferto a causa di incendi.

AMAZZONIA, L’ANIDRIDE CARBONICA METTE IN PERICOLO LA SALUTE DI UOMINI E ANIMALI

Utilizzando il Global fire assimilation system (GFAS), CAMS ha calcolato che gli incendi nella regione dell’Amazzonia hanno rilasciato circa 25 milioni di tonnellate di anidride carbonica durante i primi 26 giorni di agosto. Pur essendo la più alta emissione stimata per agosto di tutti gli stati brasiliani che compongono l’Amazzonia, era ancora relativamente coerente con i totali di agosto precedenti per l’intero Brasile, almeno da quando la raccolta di dati GFAS ha avuto inizio, nel 2003.

Nelle immagini satellitari degli incendi nell’Amazzonia occidentale Sono stati rilevati enormi pennacchi di fumo che coprono milioni di chilometri quadrati. Gran parte del fumo degli incendi in Amazonas, Rondonia e Mato Grosso in Brasile, insieme al dipartimento di Santa Cruz in Bolivia, ha percorso lunghe distanze.

Come per qualsiasi incendio di vegetazione, le emissioni causano una vasta gamma di forme di inquinamento atmosferico e emisisone di particolato, influenzando notevolmente la qualità dell’aria. In particolare, la città di San Paolo è stata raggiunta dalle emissioni di fumo a causa di un cambiamento nella circolazione atmosferica quando i venti da nord-ovest lo hanno trasportato in città e fino alla costa atlantica.

Oltre ad avere un impatto sulla salute umana, gli incendi hanno avuto un impatto sui tre milioni di specie conosciute di piante e animali nella regione. Una delle maggiori preoccupazioni relative a incendi di questa portata nella regione sono gli impatti sul ciclo del carbonio, dovuti alla perdita della foresta pluviale e al cambiamento della vegetazione.

PARRINGTON (CAMS): “ANNO IMPEGNATIVO, INCENDI DI INTENSITA’ STRAORDINARIA”

“È stato un anno estremamente impegnativo per CAMS per quanto riguarda il monitoraggio degli incendi”, commenta Mark Parrington, senior scientist di CAMS.

“Durante tutto l’anno abbiamo osservato da vicino l’intensità degli incendi e il fumo che emettono in tutto il mondo e, a volte, abbiamo vissuto attività antincendio eccezionali- spiega- Anche nei luoghi nei quali in alcuni momenti dell’anno ci aspetteremmo di vedere degli incendi, alcune attività sono state sorprendenti”.

“Il nostro monitoraggio- continua- è importante per aumentare la consapevolezza degli impatti su vasta scala degli incendi e delle loro emissioni di fumo in modo che le organizzazioni, le imprese e gli individui possano essere informati e pianificare contro i potenziali effetti dell’inquinamento atmosferico”.

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