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Le ong libiche: “La corte penale de L’Aia da Haftar il torturatore, esigiamo delle scuse”

Il procuratore capo Khan lo ha incontrato a Bengasi durante una visita in Libia, nel contesto di indagini che vanno avanti da oltre dieci anni

Pubblicato:11-11-2022 17:03
Ultimo aggiornamento:11-11-2022 17:03
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Libia_Corte penale
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ROMA – Un duro colpo alla credibilità della Corte penale internazionale dell’Aia in Libia, oltre che uno spettacolo “frustrante e deludente”. Così cinque organizzazioni della società civile del Paese nordafricano hanno definito un incontro fra il procuratore capo della Corte penale Kharim Khan, e l’uomo forte della Cirenaica Khalifa Haftar, ritenuto possibile responsabile di una serie di crimini di guerra. L’incontro è avvenuto in settimana a Bengasi.

La riunione fra Khan e Haftar, uno dei protagonisti del conflitto civile che ha colpito la Libia a partire dal 2014 in qualità di leader del braccio armato del governo non riconosciuto della Cirenaica, è avvenuta nell’ambito di una visita di diversi giorni di una delegazione della Corte. Quanto avvenuto nel Paese arabo a partire dal 2011, anno della caduta del quarantennale governo del colonnello Muammar Ghedaffi e dell’inizio di una situazione di instabilità politica che prosegue ancora oggi, è oggetto di un’indagine dell’organismo che continua da quasi 12 anni.

“SPERAVAMO ARRESTI, NON STRETTE DI MANO”

Nella loro denuncia le ong libiche, fra le quali figura la Tamazigh Women’s Movement e Lawyers for Justice in Libya (Ljfl), affermano: “Come può Khan incontrare un torturatore nel suo ufficio? Ci aspettavamo mandati d’arresto per i responsabili di crimini di guerra in Libia, non che gli si stringesse la mano”.


Secondo gli attivisti a colpire ancora di più è il fatto che il procuratore abbia incontrato Haftar dopo essersi recato a Tarhouna, dove sono state rinvenute numerose fosse comuni, probabilmente risalenti anche al periodo in cui la località era sotto il controllo degli uomini di Haftar. La milizia guidata dal militare, le cosiddette Forze armate arabe libiche (Laaf), è sospettata di “gravi crimini internazionali” dagli inquirenti della stessa Corte dell’Aia.

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