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Tra poche ore ci giochiamo l’ex Ilva, il Governo Conte ora è sotto attacco

L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'Agenzia di Stampa Dire, per DireOggi | Edizione dell'11 novembre 2019

Pubblicato:11-11-2019 16:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:35

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ROMA – Ancora poche ore per sapere se Arcelor Mittal farà marcia indietro e si ‘riprenderà’ l’ex Ilva. Domani il presidente del Consiglio incontrerà di nuovo i vertici della multinazionale per fare il punto e, nel caso, usare maniere forti per far rispettare il contratto. Indossati i panni di avvocato, Conte ha spiegato la sua mossa: «Hanno avviato una iniziativa giudiziaria con tempi lunghi e noi li anticipiamo con un procedimento cautelare ex articolo 700 del Codice di procedura civile per ottenere dal Tribunale di Milano una verifica giudiziaria sulle loro e le nostre ragioni entro 7-10 giorni: non possiamo attendere i tempi lunghi di un accertamento ordinario».

Per quanto riguarda la pressione sulla multinazionale, il premier ha ribadito che l’immunità penale è un’arma spuntata: «Per stanare il signor Mittal sulle sue reali intenzioni, gliel’ho offerta subito: mi ha risposto che se ne sarebbe andato comunque, perché il problema è industriale, non giudiziario… anche solo continuare a parlarne ci indebolisce nella battaglia legale, alimenta inutili polemiche e ributta la palla dal campo di Mittal a quella del governo».

Sulla vicenda ex Ilva il Governo si sta giocando il suo futuro ma Matteo Renzi, leader di Italia Viva, neanche ha preso in considerazione l’appello di Conte ed ha presentato due emendamenti per reintrodurre la contestata immunità penale. Così facendo ha messo in moto da subito chi, dentro il M5S, di immunità non vuol proprio sentir parlare e non è affatto disposto a votarla.


Anche il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sembra già andare oltre la posizione espressa dal presidente del Consiglio: il Governo, ha detto, «deve dare tutte le garanzie per affrontare un momento congiunturale difficile, ma non si può scendere ai quattro milioni di tonnellate. Non c’è bonifica ambientale senza piano industriale. È un’illusione pensare di risanare Ilva e il territorio spegnendo Ilva, le due cose sono legate». Così facendo, si è fatto notare, il ministro sembra spostare la trattatativa già sul versante della produzione da assicurare e, quindi, sul conseguente numero di esuberi.

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