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Arriva il Governo del Centrodestra: Meloni non si fida di Berlusconi e Salvini, e loro di Meloni

La premier indicata dagli elettori italiani fa politica da quando aveva 16 anni, ne ha viste di cotte e di crude, figuriamoci se può cedere ai due leader in fase calante

Pubblicato:10-10-2022 18:34
Ultimo aggiornamento:10-10-2022 18:38

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ROMA – Il Governo Meloni? “Durerà poco”. L’anatema lanciato ieri sera in tv da Fazio dal segretario uscente del Pd, Enrico Letta, magari serviva solo a spostare l’attenzione dai Dem in forte crisi d’identità, in cerca del nuovo leader tra i tanti che ogni giorno si candidano a prendergli il posto. Però, almeno a sentire quanto emerge dal confronto tra gli alleati del Centrodestra, Meloni, Salvini e Berlusconi, beh questi non sembrano proprio in sintonia. Al contrario, anche le immagini tv mandate alla fine del confronto ad Arcore, dopo i sorrisi di circostanza, hanno mostrato un Berlusconi infastidito, che si rivolge a Salvini quasi snobbando la futura premier. Ed è proprio con la ‘tosta’ Meloni che i due stanno incrociando le spade, perché Salvini e Berlusconi hanno urgente bisogno di dimostrare che contano ancora, che il futuro Governo dipende da loro e che lo possono mettere in crisi. Tradotto: la capa dei Fratelli d’Italia abbassi le penne e accetti le richieste. Ma la premier indicata dagli elettori italiani fa politica da quando aveva 16 anni, ne ha viste di cotte e di crude, figuriamoci se può cedere ai due leader in fase calante.

Berlusconi, e chi per lui, fa sapere al mondo intero che non accetterà veti sui nomi e sui ministeri che lui indicherà, a partire da uno di peso, magari la Sanità, da assegnare alla sua protetta Licia Ronzulli, che wikipedia definisce ex infermiera. Lo stesso fa Salvini, che voleva, fortissimamente pretendeva il ministero dell’Interno e che invece, se andrà bene, alla fine approderà allo Sviluppo Economico dove stava l’altro leghista, Giancarlo Giorgetti, ubbidiente sì ma non proprio in linea col suo leader. Mancano poche ore alla prima seduta del nuovo Parlamento prevista per giovedì 13 ottobre. Il Senato lo stesso giorno dovrà eleggere il suo nuovo Presidente, il giorno dopo la Camera. Caselle importanti che si inseriscono nella ripartizione dei posti al Governo. La Lega di Salvini voleva la presidenza del Senato per Calderoli ma i Fratelli d’Italiano hanno sbarrato il passo: toccherà a loro, e toccherà a Ignazio La Russa. Se la Lega vorrà, e se Forza Italia sarà d’accordo, potrà avere la presidenza della Camera dei deputati. E magari mettendoci proprio Giorgetti, lo si parcheggia nel ruolo istituzionale e non lo si lascia libero di accordarsi con quanti stanno lavorando per togliere il partito dalle mani di Salvini. Anche in questa mossa traspare la scarsa fiducia dei Fratelli d’Italia nei confronti degli alleati, che in questi anni si sono resi protagonisti di vari ribaltoni e ammucchiate di governo. Metti che, questo il ragionamento tra i Fratelli, alla fine vorranno fare un altro ribaltone, almeno il Senato, strategico e seconda carica dello Stato, resterà ai Fratelli di Meloni. Gli alleati sono avvisati, toccherà a loro fare i bravi.

Il Governo del Centrodestra alla fine nascerà, il giorno del varo dovrebbe essere il 24 ottobre con fiducia delle Camere il 25 e 26, anche  senza i nomi di peso sui quali si puntava per caselle importanti e che dopo pressioni su pressioni alla fine hanno ribadito il ‘no grazie’. Non sarà una navigazione facile, bisognerà non solo metter mano subito alla Legge di Bilancio ma pure gestire l’emergenza del caro bollette che rischia di trasformarsi in boomerang mortale per il nuovo esecutivo. Infatti non basterà dire che si è appena arrivati, che toccava agli altri: in tempi di voto liquido e opinioni fluide ci vuole poco a passare dal viva all’abbasso Meloni.


E il Pd? Che fa il Pd? Mentre si allunga la lista dei candidati alla segreteria, si registrano molti interventi, assai autorevoli, sul rischio che il prossimo congresso rigenerante si trasformi in un triste addio e scioglimento del Pd. Romano Prodi, fondatore de l’Ulivo, ha detto che sarebbe un suicidio “sciogliere il mio Pd” invitando tutti a tornare a parlare con la gente. Ecco, il problema è che proprio la gente, visti gli ultimi risultati elettorali, sembra colpita da orticaria quando sente parlare di Dem. Decenni a pensare a come salvare i posti di governo, come tutelare la propria corrente, come aderire al meglio per salvare il paese anche se questo ha comportato far precipitare ancora più in basso una larga fetta di popolazione. E si capisce la rabbia Dem nei confronti di Giuseppe Conte, che travestendosi da avvocato del reddito alla fine è riuscito a dare al M5S un’identità di sinistra, comunque popolare anche dopo il salasso elettorale. Mentre il Pd non si sa cos’è, addirittura si spacca e litiga sul partecipare o no alla manifestazione contro la guerra e per la pace in Ucraina. Ma Letta va avanti adagio e tranquillo, sarà lui a portare la nave del Pd a congresso, sicuro che alla fine una soluzione, a lui piacendo, si troverà. Bisognerà vedere se nel frattempo non ci sarà fuga di massa verso altri lidi.

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