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Il principe erede di Gengis Khan: “Roma polo della Via della Seta, completerò la missione dei miei antenati”

Ieri sera al castello di Vicovaro il conferimento del Gran collare dell'Associazione Cavalieri di San Silvestro

Pubblicato:10-09-2023 13:20
Ultimo aggiornamento:11-09-2023 09:33
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ROMA – “Roma è uno dei poli della Via della Seta”. Il Principe Steven Jorchen Harold Borjing, erede della 36esima dinastia di Gengis Khan, lancia quasi con un proclama una strada per il futuro, un destino della sua nuova missione, tra Italia e Cina, e lo fa parlando di popoli, di unione tra culture, di amicizia e gratitudine verso il popolo italiano, ricordando la gloriosa impresa che fecero i suoi antenati 700 anni fa costruendo la Via della Seta per la prima volta.

“Nelle sue vene – ha dichiarato Monsignore Casolini di Sersale, che ieri sera al Castello Cenci Bolognetti, a Vicovaro, gli ha conferito il Gran Collare, massima onoreficenza dell’Associazione Cavalieri di San Sivestro – scorre il sangue di un popolo forte che per secoli ha avuto la meglio sui suoi nemici e i cui successi sono nella storia”.

Oggi la dinastia Borijing è un’icona vivente di quella storia e Sua Maestà è un principe dei nostri tempi, come lo ha immortalato la famosissima copertina ‘The Global Millionaire’.


All’imbrunire, nello storico castello, viene esposta sull’altare la corona e l’abito tradizionale dell’imperatore guerriero suo antenato, tutti sono in abiti tradizionali, “la forza delle armi ha lasciato il passo a superiori qualità”, dice Sua Eccellenza Casolini di Sersale mentre gli conferisce la massima onorificenza dell’associazione. “Auguro vita e successi umani e spirituali- aggiunge ancora- che lo avvicinino al suo precedessore e l’impegno di un lavoro comune per la collettività”.

Poi, dismessi gli abiti del rito della cerimonia, il principe si concede una lunga conversazione sui rapporti Italia-Cina, con l’ambasciatore Paolo Sabbatini e l’agenzia Dire. Torna a parlare di cosa sia per lui “la via della Seta che esisteva ed esiste. Ora come non mai è essenziale avere il dialogo tra popoli e religioni” e parla del “suo dovere di riavvicinare la tradizione dell’Ovest e dell’Est”. “Mi sono avvicinato alla tradizione cristiana da poco – racconta – la religione cattolica ha una missione forte perché predica l’amore. Gengis Khan non era solo un condottiero, nel suo Impero aveva accomunato popoli di religione diversa. Il mio compito è tramandare questa eredità spirituale e completare la missione dei miei antenati”. Infine, parole di ammirazione per la Città Eterna e l’Italia, dopo la visita in forma privata in Vaticano: “L’animo dei romani è di grande spiritualità. Grande vita e prosperità al popolo italiano. Vi assicuro che tutti i bambini cinesi conoscono il Rinascimento”, dice il fratello del Principe, Xue Jian Borjing. Così ancora una volta lo sguardo torna al passato: ed è lì che guarderà il nuovo Gengis Khan.

MONS. CASOLINI DI SERSALE: “IL PRINCIPE BORIJNG VICINO AL CRISTIANESIMO

Quattro mesi fa, prima ancora che il Santo Padre andasse in Mongolia, avevamo pensato di poterci incontrare. Abbiamo scelto questo castello per conferire il più alto riconoscimento associativo al Principe, che vive in America da molti anni, e il suo seguito. Voglio ricordare che lui è di fede buddhista, ma ho notato una grande vicinanza al cristianesimo tanto che si è detto disponibile ad aiutare le nostre Istituzioni. Non è la religione che divide, ma sono i cuori quando non ascoltano la coscienza e desiderano solo il potere“. Così Monsignor Casolini di Sersale, presidente del Capitolo Cattedrale di Tivoli, all’agenzia Dire ha spiegato come e quando sia nata la decisione di organizzare questa visita del Principe Steven Jorchen Harold Borjing e la cerimonia con cui gli è stata conferita la massima onoreficenza dell’associazione Cavalieri di San Sivestro di cui Monsignore è Rettore. Una sorpresa è arrivata per lo stesso prelato quando ha ricevuto, come ha spiegato il diplomatico Sabbatini, “la più alta medaglia del Presidente degli Stati Uniti per l’onore al servizio volontario a favore dell’amore tra i popoli fratellanza e buone azioni”. “La pace- ha concluso Casolini di Sersale- trova fondamenti tra le persone e oggi abbiamo voluto creare proprio questo. Sia un inizio”. 

L’AMBASCIATORE SABBATINI: “LA VIA DELLA SETA È PRIMA DI TUTTO CULTURALE

Il principe Steven Jorchen Harold Borjing, “discendente di Genghis Khan, che è anche un capo spirituale del popolo mongolo, ha tenuto a sottolineare che la Via della Seta è un argomento culturale, è un collegamento tra i popoli. Anche io nella mia funzione di ambasciatore del Centro mondiale di sinologia per le comunicazioni tra l’Italia e la Cina non posso fare altro che corroborare questa idea. I popoli sulla Via della Seta da Gengis Khan in poi sono uniti da un sentimento comune”, ha dichiarato alla Dire l’ambasciatore Paolo Sabbatini, ambasciatore per i rapporti italo-cinesi all’Istituto mondiale di sinologia in occasione della cerimonia che si è svolta ieri sera al Castello di Vicovaro.

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