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“Lascio l’ospedale, torno a vivere”: giovane specialista si licenzia dal Sant’Orsola

Il racconto del dottor Tufoni, 37 anni: "Tanti miei colleghi hanno fatto o stanno facendo scelte analoghe alle mie"

Pubblicato:10-02-2024 17:30
Ultimo aggiornamento:12-02-2024 15:54

policlinico sant'orsola bologna
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BOLOGNA – “Mi stavo sbriciolando come individuo. Eravamo di meno in reparto, sempre di meno. Poche risorse, pochi lavoratori. Finora il sistema ha retto, in un qualche modo, solo perché ci siamo spremuti noi. Ma le persone non ce la fanno più. Tutte quelle che se ne stanno andando lasceranno un buco, di lavoro e patrimonio di formazione, per tante generazioni che verranno”. È lo sfogo di un (ex) medico internista del Policlinico Sant’Orsola di Bologna che ha cambiato lavoro, licenziandosi l’anno scorso, per la crisi della sanità pubblica. In sostanza, prima era un ultraspecialista di ospedale, in uno dei nosocomi migliori al mondo, ed ora ha fatto un passo indietro, scegliendo la medicina generale e i sui ambulatori, bruciando in un colpo solo anni di studio, lavoro e soldi. Perché? Per tornare a vivere, dice. Il diretto interessato, il 37enne Manuel Tufoni, romagnolo, ne parla pubblicamente oggi a Bologna al convegno “Quale futuro per il Servizio sanitario nazionale?”, promosso dall’Ordine provinciale dei medici. Anzi, il suo modulo (“Perché ho cambiato lavoro”) è uno dei più seguiti al convegno di via Zaccherini Alvisi, durante il quale il diretto interessato lo precisa più volte: “Tanti miei colleghi hanno fatto o stanno facendo scelte analoghe alle mie”.

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Comincia dall’inizio Tufoni: “Mi sono laureato all’Alma Mater nel 2012 e sono stato l’unico ‘dottore’ della mia famiglia. Durante gli studi ho fatto i lavori più umili, ma anche il pizzaiolo, e poi, una volta laureato, sono entrato in un corso di specializzazione in medicina interna, che ho finito nel 2019. Ho sempre ottenuto tra i migliori risultati, per quanto riguarda sia la laurea di specializzazione sia il test d’ingresso a medicina. Avevo entusiasmo, soprattutto: lavorare al Sant’Orsola era il coronamento di un sogno, dopo tanta fatica”. E poi? “Dopo 10 anni di definanziamento del sistema sanitario pubblico, evidentemente, una sua parte è stata portata al collasso. La mia vita era diventata insostenibile, stavo cedendo come individuo. È stato difficile lasciare l’ospedale, molto. Adesso mi sono iscritto a un corso di formazione in medicina generale, ci credo. Ho perso tanta specializzazione, ma ho dovuto salvarmi come persona”, rimarca Tufoni, che aggiunge: “Di fatto, i reparti ospedalieri si sono trasformati oggi in un luogo di sofferenza, più che di cura”. 


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