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ROMA – Modelli previsionali, population health management come strumenti integrati per la governance di una sanita’ che potenzia servizi territoriali e di prossimita’ partendo direttamente dal fabbisogno clinico della popolazione. Questo e’ lo spunto che ha dato vita al libro ‘Popolazione a strati‘ della casa editrice Rubbettino. Quasi per caso, nasce dalla descrizione del modello sperimentale impiantato sulla stratificazione e sul targeting della popolazione del Molise realizzata da Gennaro Sosto, attualmente direttore generale della Asl Napoli 3 Sud, quando era direttore generale della Asrem del Molise. L’autore racconta all’agenzia Dire come nasce l’idea del libro e le applicazioni pratiche in sanita’ che tornano utilissimi soprattutto in tempi di pandemia.
– Come nasce l’idea del libro ‘Popolazione a strati’ che contiene il contributo di firme autorevoli? Ed inoltre che tipo di fotografia della sanita’ restituisce?
“L’idea nasce dall’esigenza di determinare il fabbisogno di salute di una popolazione, in particolare quella del Molise dove sono stato Direttore generale. Sulla base di questa esigenza, necessaria per la programmazione dell’offerta sanitaria sul territorio regionale, abbiamo pensato di elaborare tutti i dati a disposizione per ottenere uno spaccato, una stratificazione della popolazione che ne definisse il bisogno sanitario. La popolazione molisana e’ stata suddivisa per classi di rischio clinico in maniera tale da avere una fotografia abbastanza esaustiva di quelle che sono le necessita’ globali di una popolazione su scala regionale”.
– Modelli previsionali, flussi informativi che accompagnano il paziente e gestione delle cronicita’ sul territorio possono essere i cardini per rendere il Ssn piu’ efficiente sul tutto il territorio nazionale anche alla luce della pandemia che stiamo ancora vivendo questi concetti sono ancora attuali?
“Questo e’ molto vero. Il libro e’ stato pensato con l’idea di stratificare la popolazione e di applicare i concetti del population health management e del target delle popolazione al fine di programmare ed individuare soprattutto le classi maggiormente esposte ovvero i pazienti con cronicita’. Un vero e proprio mondo che normalmente assorbe il 75% di quella che e’ la parte economica che oggi si spende in sanita’. La pandemia da Covid-19 infatti ha rafforzato l’applicazione di queste metodiche per individuare le classi di popolazione maggiormente esposte e fragili. Pazienti affetti cioe’ da una elevata cronicita’ e maggiormente esposte alle problematiche da Coronavirus. Alla luce della pandemia, i soggetti che hanno subito la maggiore penalizzazione e strascichi sulla propria salute sono stati proprio i soggetti fragili e con comorbilita’”.
– Se la sanita’ dovesse ricevere investimenti lei quali servizi potenzierebbe di sicuro?
“L’interrelazione tra i vari attori del sistema e’ uno dei passaggi sui quali si sta gia’ lavorando da tempo. Bisogna creare una forte sinergia tra la realta’ ospedaliera e quella territoriale, mettendo i medici di medicina territoriale a fare da collante con un bagaglio di conoscenze dei propri assistiti fondamentale e’ uno degli investimenti che andra’ fatto. Quali sono i mezzi che ci devono aiutare in questo, sono le innovazioni tecnologiche quindi la telemedicina. Gli strumenti che abbiamo in mano sono gia’ sufficienti a rivoluzionare il modo di fare sanita’. Dobbiamo imparare a dare loro una visione unitaria che ci consenta di far parlare l’ospedale e il territorio. Una parte importante del libro e’ anche quella in cui si cerca di individuare dei criteri oggettivi per la ripartizione delle risorse su scala aziendale ma anche regionale e nel futuro potrebbe essere la modalita’ per il riparto delle risorse economiche anche su scala nazionale. E’ necessario agganciare il fabbisogno reale di salute, fotografato come una stratificazione della popolazione, con la ripartizione delle risorse economiche. In questo modo si andrebbero a dedicare le risorse necessarie per curare una certa parte della popolazione”.
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