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Gaza, Italia denunciata due volte per ‘complicità in genocidio’

Gli attivisti: "Il governo è accusato della vendita di armi a Israele e di aver fermato gli aiuti". La prima udienza sarà il 13 giugno

Pubblicato:09-05-2024 15:09
Ultimo aggiornamento:09-05-2024 16:58

italia denuncia complicità in genocidio
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ROMA – Sono anche italiane le bombe e le munizioni che Israele usa da sette mesi nella Striscia di Gaza, come pure la scelta di tagliare i fondi agli aiuti che le Nazioni Unite portano alla popolazione, e per questo ora il nostro Paese dovrà fare i conti con due denunce – una penale, l’altra civile – per complicità con Israele in “genocidio” a Gaza. La prima è un esposto alla Procura di Roma presentato da una rete di avvocati sostenuti dal Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (Cred). Una mossa che, spiega l’avvocato del Cred Fabio Marcelli, cerca di costringere Israele – e a seguire, Paesi come l’Italia – a dare esecuzione alle misure cautelari emanate dalla Corte internazionale di giustizia (Icj), che ha ritenuto “plausibile il carattere genocidario delle azioni dell’esercito e ordinato a Tel Aviv di porvi fine con ogni mezzo. Il crimine di genocidio però non riguarda solo uccisioni commesse con mezzi militari, ma anche “azioni che mettono alla fame la popolazione o la espongono ad altri rischi, come l’interruzione alle forniture di acqua, energia elettrica, comunicazioni”, dice Marcelli. Da qui “abbiamo fondato l’esposto su alcune evidenze, tra cui l’invio di armi. Siamo il terzo esportatore dopo Stati Uniti e Germania. Il ministro Tajani afferma che tale traffico è cessato dopo il 7 ottobre ma questo- avverte il legale- viene smentito dai dati diffusi da alcuni organismi come l’Istat”. La seconda denuncia riguarda la “sospensione delle donazioni da parte dell’Italia all’agenzia Onu per i profughi palestinesi (Unrwa)”. Una scelta fatta dopo che Israele ha accusato alcuni membri di Unrwa di collaborazione negli assalti condotti da Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre.

Un recente report indipendente però smentisce le accuse e così Paesi come la Germania hanno riattivato le donazioni a quella che viene considerata la “spina dorsale” dell’aiuto umanitario ai 2,3 milioni di abitanti della Striscia. “Non ci risulta che l’Italia lo abbia ancora fatto” dice Marcelli. Se la Procura confermerà la complicità in genocidio, potrebbero essere chiamati a rispondere esponenti di governo, come i ministri di Esteri e Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto. “Nel caso- chiarisce Marcelli all’agenzia Dire- si attiva il Tribunale dei ministri“. Azioni svolte in aule di tribunale lontane migliaia di chilometri da Gaza, e che non hanno effetti diretti sulle scelte del gabinetto di guerra israeliano, ma “intanto proviamo a togliere ossigeno a quelle operazioni”, dice Gianluca Vitale, illustrando la causa civile intentata contro l’Italia su iniziativa di un avvocato palestinese, che nella guerra ha perso sette membri della sua famiglia e subito sei sfollamenti. Dice Vitali: “Israele sta commettendo un danno e il concorso a quel danno deve essere interrotto dal giudice civile”.

Cosi, al Tribunale “chiediamo che interrompa la vendita di armi italiane a Israele, e non solo: penso alla Leonardo che, ad esempio, fornisce i carrelli per i caterpillar che oggi servono a distruggere, o all’uso di Israele delle basi militari italiane”. E poi si chiede di togliere il blocco ai finanziamenti all’Unrwa.
La prima udienza sarà il 13 giugno. E si potrebbe poi aprire la strada a futuri ricorsi di cittadini palestinesi per chiedere che l’Italia li risarcisca dei danni materiali e immateriali subiti. A chiarire il nesso tra la situazione a Gaza e la causa all’Italia è Salahaldin Abdalaty, da cui è partita la causa civile. “Dal 7 ottobre Israele ha commesso 3.150 massacri, tra cui quello che ha causato la morte dei miei familiari” denuncia. “Ha ucciso oltre 35mila persone, distrutto il 70% delle abitazioni, e questo grazie a Paesi come l’Italia che gli forniscono armi”. Abdalaty invoca “giustizia. Israele viola sistematicamente il diritto internazionale e umanitario, nonché ogni risoluzione Onu. Ma io ho fiducia nel diritto: la popolazione palestinese deve essere difesa” anche attraverso “sanzioni su Israele, come fatto per altri Paesi”. La conferenza in cui sono state illustrate le cause legali è stata promossa stamani da Amnesty international e ospitata presso la sede romana della Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi).


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