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Gaza, a un mese dalla guerra crescono gli appelli al cessate fuoco. Oltre 10mila morti

Ieri al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stata bloccata una risoluzione proposta dai dieci membri non permanenti, che chiedevano un immediato cessate il fuoco, per via del veto apposto da Stati Uniti e Regno Unito

Pubblicato:07-11-2023 12:15
Ultimo aggiornamento:08-11-2023 10:38
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ROMA – In occasione del primo mese dall’offensiva di Hamas contro il sud di Israele, che ha innescato una controffensiva dell’esercito israeliano contro la Striscia di Gaza – dove la popolazione conta 2,3 milioni di persone – oltre duemilacinquecento accademici in Italia hanno sottoscritto una lettera per esortare il governo italiano ad agire per “un’immediata fine alla guerra in corso contro Gaza” e per far valere “il rispetto del diritto umanitario internazionale”. L’appello è indirizzato in particolare al ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, alla Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, e alla Conferenza dei Rettori delle Università italiane (Crui).

Nell’appello si legge: “Come docenti, ricercatori e ricercatrici della comunità accademica italiana, da molti anni assistiamo con dolore e denunciamo ciò che accade in Palestina e Israele, dove vige, secondo Amnesty International, un illegale regime di oppressione militare e Apartheid”. Convinti che sia le azioni di Hamas che quelle delle autorità israeliane costituiscano “una evidente violazione del Diritto Internazionale e della Convenzione di Ginevra”, i firmatari suggeriscono che “pace, diritti e benessere” si raggiungano attraverso il “riconoscimento” delle radici storiche del conflitto “da ricercarsi- si legge ancora- nella illegale occupazione che Israele impone alla popolazione palestinese da oltre 75 anni” e della corretta “conoscenza del diritto internazionale”.

Nell’attacco di Hamas del 7 ottobre hanno perso la vita oltre 1.400 persone (la maggior parte dei quali civili) e sono stati rapiti circa 200 ostaggi. Nella Striscia di Gaza i raid israeliani hanno provocato secondo il ministero della Salute locale oltre 10mila vittime, di cui oltre 6mila tra donne e bambini. Più di 25mila i feriti. Morti civili si sono registrati anche nel sud del Libano, a causa dello scambio di attacchi tra l’esercito di Tel Aviv e il gruppo armato libanese Hezbollah.


Ieri anche 18 tra agenzie delle Nazioni Unite – tra cui Unicef e Oms e Programma alimentare mondiale – hanno rinnovato l’appello al cessate il fuoco, sostenendo di provare “shock e orrore” per “la tragedia di proporzioni colossali” che sta avvenendo nella Striscia di Gaza. ben 88 membri delle agenzie Onu hanno perso la vita dal 7 ottobre, un “numero record” secondo l’Organizzazione impegnata dal dopoguerra in teatri di conflitto nel mondo.

Stanno proseguendo intanto i raid nell’enclave e l’avanzata di terra delle forze israeliane. La notte scorsa l’esercito, come conferma la stampa internazionale, ha bombardato anche Rafah e a Khan Younis, sebbene dal 13 ottobre siano località indicate come “zone sicure per i civili” dal governo di Tel Aviv, verso le quali incoraggia la popolazione palestinese a sfollare. La Croce Rossa riferisce di un attacco anche contro l’ospedale Al-Quds a Gaza City.
Israele, come si apprende dalla stampa israeliana, ha rivendicato questi attacchi come necessari, sostenendo di colpire i covi in cui si nasconderebbero i combattenti di Hamas. I media riportano anche di attacchi delle Brigate Al-Qassam, l’ala militare di Hamas, contro postazioni militari nel territorio israeliano, ma non risulterebbero vittime.

Il Premier Benjamin Netanyahu in una intervista all’emittente americana Abc ha ribadito che Israele assumerà “la completa responsabiità della sicurezza di Gaza per un tempo indefinito” una volta che la guerra “sarà terminata”. Stamani alla Knesset, il ministro della Difesa Yoav Gallant è tornato sul punto, ribadendo che le priorità per Tel Aviv sono “la vittoria della guerra e il ritorno a casa degli ostaggi” e che nel frattempo eserciterà “piena libertà di azione” a Gaza.
Ieri al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stata bloccata una risoluzione proposta dai dieci membri non permanenti, che chiedevano un immediato cessate il fuoco, per via del veto apposto da Stati Uniti e Regno Unito.

IL GIAPPONE ESORTA ISRAELE A “CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO”

 “Il governo giapponese chiede a Israele la cessazione immediata delle operazioni militari nella striscia di Gaza che stanno causando distruzione e morte presso la popolazione civile palestinese”, ha dichiarato in conferenza stampa a Tokyo la neo ministra degli Esteri giapponese Yoko Kamikawa, che appena la scorsa settimana, nel corso della sua visita in Israele e dei colloqui a Tel Aviv con il suolo omologo israeliano Eli Cohen, aveva presentato la medesima richiesta di cessate il fuoco per garantire una tregua umanitaria. “Pur esprimendo la piena solidarietà a Israele per il vile attacco subito, tuttavia sottolineiamo anche l’importanza di agire in conformità con il diritto internazionale e garantire la sicurezza della popolazione civile e straniera nella regione”, ha aggiunto nel suo intervento il ministro Kamikawa.

COMMISSIONE UE: SÌ A CORRIDOIO UMANITARIO DA CIPRO

La Commissione europea “accoglie con favore” la proposta di Cipro di creare un corridoio umanitario via mare per la consegna degli aiuti umanitari a Gaza. Lo ha detto un portavoce della Commissione europea durante il briefing giornaliero con la stampa. Finora, ha aggiunto il funzionario, sono stati effettuati otto voli umanitari partiti dall’Unione europea per fornire medicine, cibo e acqua alla popolazione di Gaza che colpita dalla guerra tra Hamas e Israele. L’accesso agli aiuti umanitari, importante quanto la consegna del materiale che trasportano “sta facendo registrare dei miglioramenti”, ha aggiunto il portavoce. “Qualsiasi restrizione nella quantità e nella tipologia nelle consegne non è compatibile con il diritto internazionale umanitario”, ha sottolineato.

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