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I ribelli etiopi annunciano il ritiro del 65% delle truppe dal nord

Ma non è ancora possibile portare aiuti umanitari nel Tigray, come denunciano le agenzie delle Nazioni Unite

Pubblicato:05-12-2022 14:20
Ultimo aggiornamento:05-12-2022 14:21
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ROMA – Oltre la metà delle truppe del Tigray si sono ritirate dal fronte di battaglia nella regione, nel rispetto di quanto stabilito dagli accordi di cessazione permanente delle ostilità siglati con le autorità etiopi il mese scorso in Sudafrica e in Kenya . A riferirlo è il comandante delle truppe tigrine Tadesse Worede, mentre le autorità e la società civile di Macallè insieme a due organismi multilaterali delle Nazioni Unite continuano a denunciare il mancato rispetto di alcuni punti dell’intesa da parte del governo di Addis Abeba.


La tregua fra il governo etiope e le autorità tigrine, responsabili di oltre due anni di conflitto, è stata firmata a Pretoria il 2 novembre e poi ulteriormente suggellata da ulteriori accordi per la sua implementazione a Nairobi.

Worede, si legge sulla pagina Facebook del Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf), il partito che controlla la regione, ha affermato che “fra il 60 e il 65%” delle sue truppe ha lasciato il campo di battaglia. Questa operazione è uno dei passi previsti dall’accordo firmato in Sudafrica per mettere fine in modo definitivo alla guerra.


L’ONU: “ANCORA IMPOSSIBILE PORTARE AIUTI AI CIVILI”

Nei giorni scorsi il Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms/Who) hanno però denunciato di non avere ancora un accesso “illimitato” alla popolazione del Tigray, dove vige una condizione umanitaria estremamente critica stando a quanto riferiscono da mesi numerose organizzazioni umanitarie. Anche il direttore capo del maggiore ospedale pubblico del Tigray, Kibrom Gebreselassie, ha lamentato il mancato arrivo del sostegno sperato, rilanciando la denuncia dell’Oms.

Mike Ryan, il direttore per le emergenze dell’organismo sanitario dell’Onu, ha inoltre denunciato che
“l’accesso agli aiuti umanitari è precluso in aree occupate dalle forze armate eritree“, alleate di Addis Abeba durante il conflitto.

Il ritiro dal Tigray dell’esercito di amhara e di tutti gli attori che non siano le forze armate etiopi, come le milizie e le forze di autodifesa della vicina regione dell’Amhara, è un altro dei nodi chiave dell’intesa del 2 novembre. Media internazionali hanno rilanciato le denunce di saccheggi e omicidi da parte dei soldati eritrei giunte da civili e operatori umanitari ancora la settimana scorsa.

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